Shark day
Al Maritime Museum di Greenwich, Londra, è stata organizzata una giornata in onore degli squali. Ad organizzare lo SHARK DAY per i suoi fans inglesi è stato Ocean Optics www.oceanoptics.co.uk un famoso negozio di apparecchiature fotografiche subacque che organizza ogni anno anche VISION OF THE SEA, un concorso fotografico molto seguito. Ormai, ironia della sorte, il convegno su una specie diventa un forum sulle abitudini alimentari ed anche economiche dell’uomo mentre sulle abitudini di alcuni squali che potrebbero essere protetti inserendoli nella lista CITES, ancora si brancola nel buio. Si riesce a calcolare bene quante zuppe di pinna di squalo sono state consumate lo scorso anno: 100 milioni.
La maggior parte nei ristoranti in Cina, in Hong Kong e Singapore. Purtroppo nella CITES quest’anno non è stato possibile includere il poorbeagle shark perchè mancano informazioni scientifiche che ne attestino la vulnerabilità.
Nonostante una pioggia fittissima, due ore di viaggio per arrivare a Greenwich, il convegno è cominciato puntualissimo davanti a una sala piena di gente. Il grande richiamo era anche la partecipazione di Michael Aw e Amos Nachoum alcuni tra più carismatici e stra-pubblicati fotografi subacquei.
A Michael Aw dobbiamo innanzi tutto la pubblicazione di una rivista estremamente sofisticata ed accurata, OCEAN GEOGRAPHIC, che si avvale per il contenuto dei suoi migliori amici fotografi e giornalisti subacquei.
Michael e anche Amos, come del resto molti dei grandi fotografi subacquei, conoscono la biologia delle specie che fotografano, come e più degli scienziati fino a diventarne al loro pari testimoni internazionali delle campagne per la loro protezione. Michael ha aperto il suo intervento criticando la scelta che fanno alcune importanti riviste e giornali di pubblicare in copertina foto di squali in atteggiamenti aggressivi. Tutti quelli che hanno incontrato uno squalo in acqua sanno benissimo che non nuotano a bocca aperta pronti ad attaccare, al contrario, se possono evitano l’incontro con l’uomo.
Eppure, alla radice del consumo e della pesca dello squalo, sta l’indifferenza popolare alimentata dalle leggende che lo vogliono pericoloso come un sicuro attacco mortale anche se gli attacchi registrati negli ultimi anni in Inghilterra si sono verificati a cuochi mentre cercavano di catturare uno squalo nella vasca. Michael insieme a Save our Seas Foundation (di cui parlerò ancora nel prox articolo) si è fatto promotore di una campagna in Cina per convincere gli sposi a non servire zuppa di pinna di squalo durante il banchetto, considerata invece una tradizione.
Un banchetto di 300 persone che rinunciano alla zuppa fa risparmiare 30 squali. Anche i giovani fotografi che hanno proiettato le loro fotografie dopo Michael, lavorano con associazione per la tutela dello squalo, James Lea ad esempio segue la campagna di tagging del SILKY SHARK davanti alle coste di Jeddah, Arabia Saudita. Quando Amos Nachoum prende posto dietro al computer che proietta le foto comincia un’ora di grande spettacolo con foto di orsi polari fotografati a pochi metri di distanza, orche, balene blu, anaconda e un sailfish a pelo d’acqua “fermato” a 1/400 mentre insegue un branco di sardine.
Amos per finanziare la sua passione fotografica organizza viaggi per piccoli gruppi di fotografi con la stessa passione per gli animali www.biganimals.com La giornata finisce senza morale perchè non serve. Chi ha a cuore una specie si alzi e vada a trovarsi un posto di lavoro, non ci sono inviti o richieste. Neanche la sicurezza che quella specie verrà salvata.
Museo Marrittimo, Greenwich. Sabato, 8 novembre.
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