Una società alternativa: le formiche

Le formiche fanno parte della famiglia delle Formicidae, dell’ordine degli Imenotteri. Come tutti gli insetti, hanno sei zampe e il loro corpo è diviso in tre parti: capo, torace e addome; sul capo è presente un paio di antenne. Hanno delle mandibole molto resistenti per la difesa e il trasporto di oggetti.

Le formiche sono apparse sulla terra tra 140 e 168 milioni di anni fa, contemporaneamente alle piante angiosperme e oggi ne esistono almeno 10.000 specie diverse. Sono così diffuse che la loro biomassa complessiva supera notevolmente quella degli esseri umani. Non c’è angolo del mondo non colonizzato da questi piccoli insetti.

Il loro nido rispecchia la complessità di una società in cui ogni individuo lavora in funzione del benessere della comunità. Il formicaio può avere diverse strutture secondo le abitudini alimentari delle specie e delle condizioni pedologiche o climatiche. Dispositivi di alta ingegneria fanno si che il formicaio non si allaghi durante le piogge e che mantenga sempre la giusta temperatura all’interno. Il formicaio può essere sotterraneo o superficiale, scavato nel legno o composto di frammenti di foglie cuciti assieme. Ha varie entrate e all’interno troviamo tantissimi cunicoli che possono terminare in una camera o sboccare in altri cunicoli; le stanze non sono tutte uguali e sono usate per vari scopi.

La società delle formiche è divisa in caste. La formica regina è l’unica a deporre le uova; è più grande delle operaie e ha un ventre molto grande mentre i maschi sono grandi quanto la regina, ma hanno un paio di ali permanenti. Le operaie, invece, sono tutte femmine ma non depongono le uova. Hanno compiti ben definiti all’interno e all’esterno del formicaio (raccolgono il cibo, difendono il nido, allevano la prole e accudiscono la regina). Le operaie possono essere tutte uguali oppure di due tipi: i soldati, con testa grande, quadrata e mandibole potenti e le operaie vere e proprie con testa piccola e rotonda.

Le formiche dello stesso formicaio (sorelle) si riconoscono per mezzo dell’olfatto, senso che ha sede nelle antenne, e grazie a secrezioni identiche tra gli individui imparentati. Il riconoscimento serve a limitare lo sfruttamento delle risorse da parte di individui della stessa specie, ma non imparentati, che potrebbero anche mettere in pericolo i piccoli non ancora cresciuti. Alcune volte, però, gli intrusi sono ben graditi. É questo il caso degli afidi delle radici. Le formiche li allevano come fossero bestiame, li accarezzano e curano la loro prole per ricevere in cambio una sostanza zuccherina da loro prodotta. All’interno di un’altra camera coltivano i funghi di cui si nutrono. I funghi nascono da una massa spugnosa fatta da foglie triturate che le operaie hanno diligentemente trasportato e posizionato sul fondo della camera.

Ogni comunità, in qualunque parte del mondo, è un buon esempio di come densità e produttività non si traduce in danno all’ambiente o alle altre specie. Le loro città sono di materiali di rifiuto (provenienti anche da altre specie) totalmente riciclati; coltivano da sole e raccolgono il loro stesso cibo non provocando danni all’ambiente dove vivono e in più, attraverso i loro movimenti tra i diversi strati del suolo, riescono a portare in superficie quelle sostanze nutritive fondamentali per la vita di alcune piante che le piogge spingono negli strati più profondi.

Come dice il biologo E.O.Wilson, la formica è quella piccola cosa che percorre il mondo, ma non lo invade; contribuisce di certo a creare un mondo migliore.

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Bibliografia:

  • Argano M., Mei M., 1988. Una società alternativa : le formiche. Barbera, Firenze, pag.50

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