Record meno 100 per Federico Mana

Ci sono persone che, si intuisce subito, raggiungeranno il loro scopo. Quindi, quando Federico qualche anno fa mi mise al corrente che avrebbe voluto migliorare le sue “quote” e forse tentare un record non mi sono stupita più di tanto. Anzi, mi sono lestamente buttata nell’avventura dietro di lui. Federico è stato, e continua ad essere, nel tempo non impegnato alla preparazione dei suoi record, uno dei migliori istruttori di apnea che abbia mai conosciuto. Calmo, metodico, paziente, preparato, spiritoso e super-atletico.
Federico nasce istruttore Apnea Academy a Sharm, non campione. Da quella Apnea Academy fondata da Umberto Pellizzari che con molta goliardia e disciplina fa di ogni soggetto anche il piu’ inurbato, un apneista.
Da due anni a questa parte Federico ha trovato il tempo anche per diventare campione italiano migliorando sempre di più le sue quote fino a raggiungere un meno 100 lo scorso 15 agosto.

Con questo incredibile record è entrato di fatto nell’olimpo dei pochi detentori di un meno 100 al mondo, sette per l’esattezza. Tra i quali, Martin Stepanek -122, Herbert Nitsch -112, David Mullins -108, Carlos Coste -105, Ryuzo Shinomyia -104.
Non solo ma il 22 agosto ha stabilito anche il nuovo record italiano -92 in free immersion. Entrambi i record sono stati omologati da AIDA, i giudici di gara sono stati Ricky Mura e Marco Nones.

La sua scintillante muta azzurra è percorsa nei punti strategici dai logo dei suoi ormai affezionatissimi sponsor: Camel Dive, Sharm, Benti Sub che gli ha confezionato la muta, TS Lenti a contatto, FreeStyleCompany, e noi ImperialBulldog 4 Kids che per l’evento abbiamo ideato il logo con uno squalo come reminder di un massacro che si sta compiendo in silenzio.
Federico dedica il suo -100 agli squali e si allinea cosi con un gruppo sempre più grande di giornalisti, fotografi e scienziati che dedicano tempo ed iniziative per portare all’attenzione della massa dati scientifici sullo squalo che vanno diffusi.
Michael Aw (fotografo) durante la giornata per lo squalo, organizzata a Londra nel novembre scorso da Ocean Optics, ha sottolineato che la raffigurazione sui magazines internazionali dello squalo come nemico dell’uomo, abbia contribuito a rendere apatica la reazione della gente di fronte ai 100 milioni di squali uccisi ogni anno per servire zuppa di pinna nei ristoranti asiatici.

Paul Watson (SeaSheperds) presentò nel 2007 al festival di Antibes il suo Sharkwaters, film/documento sulla pesca degli squali nell’oceano pacifico con gli ami di profondità. Scioccanti le riprese dei pescatori sudamericani che recidono la pinna e ributtano lo squalo in acqua morente. Ancora più scioccante il numero di pinne messe ad essiccare sui tetti dei capannoni delle shark fisheries.
Chi va per mare e s’immerge sa, invece, com’é sorprendente l’incontro con uno squalo in acqua e come la sua mancanza renderebbe aride e solitarie le immersioni se di fatto il mare rimanesse privo di quella lenta e reverenziale ombra scura che sbuca dal blu.

Ogni animale è fonte di importanti informazioni scientifiche. Soprattutto per uno sportivo che si misura con il limite delle proprie capacità fisiche, è segno di gratitudine adoperarsi a proteggere specie di profondità abilitate a raggiungere quote per noi ancora inaccessibili.

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