La baia rossa di Taiji
I primi di settembre, come ogni anno, sarebbe dovuta iniziare la mattanza dei delfini e di pilot whales a Taiji, un’isolata cittadina di circa 3,500 anime sulla costa di Wakayama, oceano pacifico,in Giappone. Nell’arco di 6 mesi circa 2300 delfini di una quota giapponese annuale di 20.000 sono catturati e uccisi per essere consumata come carne e per essere venduti agli acquari in giro per il mondo. La carne di un delfino viene pagata circa 300 euro e fino a 90.000 euro per un delfino da acquario.
Solo per una settimana questo atroce rito e’ stato rimandato. Il motivo? L’uscita del documentario The Cove di Louie Psihoyos (nei cinema americani dallo scorso 30 Luglio).
Il film parte da una crisi di coscienza di uno dei più famosi addestratori di delfini, Richard O’ Barry (trainer dei 6 delfini che hanno interpretato Flipper) che, insieme ad un gruppo di tecnici della Oceanic Preservation Society (OPS), si è imbarcato nella sua più importante missione: documentare, contro le volontà del governo Giapponese, le barbarità commesse dai pescatori locali.
Il film ha avuto un enorme successo ed è stato insignito da numerosi premi, incluso quello del pubblico al Canadian international Documentary festival. Le proiezioni hanno avuto però una conseguenza molto più importante: la cancellazione, o quantomeno la posticipazione dell’inizio della mattanza.
Oggi, quando Richard O’ Barry ha raggiunto i luoghi della caccia, insieme ad un gruppo di giornalisti, non ha trovato i soliti poliziotti a sbarrargli l’accesso. Non ha visto delfini in trappola e scie di sangue. Oggi, come gli ha riferito gentilmente la polizia, nessuna caccia avrebbe avuto luogo. “Per la prima volta i giornalisti giapponesi erano presenti in massa e la baia era vuota; oggi è un buon giorno per i delfini”.
Richard, però, ci tiene a sottolineare che la grande conquista è il risveglio dell’opinione pubblica giapponese. Per anni, le tv locali si erano rifiutate di mostrare gli eventi, mentre oggi erano lì, con le loro telecamere, pronte a documentare questo crimine. E’ convinto che, finché non si spegneranno i riflettori, nessun altro delfino sarà ucciso a Taiji.
Questo momentaneo epilogo ci porta a pensare a quanto importante sia il lavoro di molti giornalisti; la capacità di smuovere le coscienze di tutti, portavoce di crimini attuati negli angoli più remoti della terra, lontano dai nostri occhi e dalle nostre orecchie.
Di ciò sono consapevoli anche coloro che di questi atti scellerati ne fanno il loro mestiere e sono capaci, per soldi, di macchiarsi dei più atroci delitti. É per questo che, in ogni luogo ove si consumano questi riti i giornalisti che coraggiosamente si avvicinano, vengono (nel migliore dei casi) allontanati, se non aggrediti o addirittura arrestati.
Per anni la caccia ai cuccioli di foca in Canada (nella baia di San Lorenzo) è stata avvolta dal mistero perché nessun reporter era autorizzato ad avvicinarsi. Quando le pressioni aumentarono, il governo canadese non poté fare a meno di autorizzare alcune troupe. Molte di queste si sono trovate, però, in serie difficoltà.
Nonostante l’autorizzazione, hanno subito aggressioni verbali e fisiche da parte dei cacciatori, infastiditi dal veder contestata l’atrocità che loro chiamano lavoro.
Una troupe italiana del TG2, in zona per un reportage con dei rappresentanti della LAV e dell’IFAW (fondo internazionale per il benessere degli animali), è stata aggredita a colpi di uncino e le telecamere distrutte, per impedire di filmare.
Non hanno avuto migliore fortuna due reporter, Bart Smithers e Jim Wickens (rispettivamente sud africano e inglese), che volevano riprendere la controversa caccia alle foche nelle acque della Riserva naturale di Cape Cross in Namibia. Sono stati arrestati per aver solcato senza autorizzazione le acque della Riserva e condannati ad un anno di reclusione. Fortunatamente, in questo caso, la pressione internazionale ha fatto in modo che i due venissero rilasciati sotto cauzione. E tutto solo perché volevano mostrare al mondo cosa stava succedendo.
Ad oggi c’è ancora un altro macabro rito che si svolge ogni anno sulle coste delle isole Feroe in Danimarca. Da anni se ne parla ma solo negli scorsi mesi sono giunte ai nostri occhi le immagini dei giovani danesi che, arpionando interi branchi di balene pilota al largo le trascinano vicino alla costa e le scuoiano mentre sono ancora vive.
I pochi testimoni, come il comandante Watson, dicono che il mare rosso del sangue dei mammiferi e le loro grida di dolore delineano una scena straziante tanto quanto la mattanza di Taiji. Eppure, nello stesso sito delle isole Feroe si legge che le balene pilota sono un dono di Dio e “se è possibile, è nostro compito guidarle fino alla spiaggia, in modo tale che tutti, ricchi e poveri, giovani e vecchi, possano averne beneficio”.
Ci viene da chiederci: ma una società evoluta e ricca come quella delle isole Feroe, ha realmente bisogno del grasso di questi delfini per sopravvivere? Non crederemmo forse che le loro case sono ancora illuminate da lampade alimentate con grasso di balena?
L’Unione Europea vieta la caccia di tutte le specie di cetacei (balene, delfini e focene). Questa legislazione però non si applica nelle acque delle isole Faroe in quanto non fanno parte dell’Unione Europea. Pertanto l’UE non può intervenire legalmente nei confronti di questo paese. Stesso discorso per la IWC (International Whaling Commission). Le balene pilota, infatti, facendo parte della categoria “piccoli cetacei” non sono di loro pertinenza.
Per coloro che questo massacro lo attuano annualmente, quindi, le immagini dello strazio e gli appelli dal resto del mondo non bastano. Il mondo intero è nelle nostre mani. Bisogna tentare di seguire un po’ meno gli interessi economici e proteggerlo un po’ di più. Una specie che si estingue rende la Terra più povera e debole e il genere umano sempre più in pericolo.
LINKS:
www.opsociety.org/
ecoworldly.com/2009/09/01/dolphin-slaughter-in-taijis-cove-suspended/
www.takepart.com/blog/2009/09/01/urgent-update-from-taiji-september-1-2009-a-good-day-for-dolphins/
www.seashepherd.org/seals//a>
www.seashepherd.org/news-and-media/news-090716-1.html
www.seashepherd.org/news-and-media/editorial-080610-1.html
www.infolav.org
Google Docs – La caccia ai delfini per i circhi d’acqua
www.faroeislands.com/Default.aspx?pageid=9807
www.ifaw.org/splash.php
www.lav.it
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