Take the wave, crocodile!


Molti sanno che i costanti spostamenti d’acqua nei nostri oceani sono sempre stati sfruttati dagli organismi marini: le meduse si lasciano trascinare dal lento susseguirsi delle maree mentre i grandi banchi di pesci utilizzano le correnti come corsie preferenziali per spostarsi rapidamente da un estremo all’altro dell’oceano. Non si era mai pensato, però, che potessero essere sfruttati anche da animali non propriamente marini. Sto parlando del  Crocodylus porosus, un rettile che raggiunge le considerevoli dimensioni di cinque metri di lunghezza.

L’areale di distribuzione del maestoso animale corrisponde a 10000 kmq compresi tra l’India orientale  e le isole Fiji; a nord raggiunge le coste cinesi mentre a sud si espande fino al continente australiano. È l’unico coccodrillo abituato a vivere in un ambiente marino e le popolazioni presenti agli estremi dell’areale non mostrano alcuna forma di divergenza, sintomo di un continuo scambio genetico tra i diversi gruppi.
Perché ci sia questo scambio di geni gli animali devono essere in grado di viaggiare agevolmente per centinaia di km ma la cosa sembra impossibile per un rettile di enormi dimensioni e scarse capacità natatorie! Come può, quindi questo maestoso animale percorrere lunghe distanze in pochissimo tempo ed essere avvistato anche in mare aperto? La risposta arriva da una ricerca condotta nell’Università del  Queensland e pubblicata sul British Ecological Society’s Journal of Animal Ecology.

I ricercatori hanno dotato di sonar 27 esemplari dell’area dell’estuario del fiume Kennedy (nel nord del Queensland) e li hanno monitorati per ben 12 mesi. Durante questo periodo è stato dimostrato che sia le femmine che i maschi affrontano viaggi di diversi km allontanandosi dalla foce del fiume verso il mare aperto e viceversa; è stato verificato che gli spostamenti giornalieri iniziavano per tutti un’ora prima del cambiamento della marea (sfruttando il deflusso delle acque) e si concludevano ugualmente dopo sei ore, quando la marea si invertiva.

La cosa più sorprendente, però riguarda I viaggi più lunghi. Il team di biologi ha sovrapposto I dati relativi agli spostamenti degli esemplari con le mappe delle correnti superficiali e ha rilevato che i rettili utilizzavano le correnti a seconda delle proprie necessità; gli animali monitorati si prefiggevano una meta e quando la corrente cavalcata si faceva sfavorevole si immergevano ancora più in profondità alla ricerca di un flusso d’acqua migliore. Questa tecnica permetteva loro di coprire lunghe distanze in pochissimo tempo; in alcuni casi anche 600 km in 20 giorni!

Tutto ciò è stato possibile perché gli esemplari di questa specie, pur non essendo  nuotatori olimpionici, sono in grado di sopravvivere per molti giorni senza mangiare o bere. Tale dote di resistenza ha permesso loro in un passato recente di popolare le isole del Pacifico ma molto più probabilmente di riuscire a superare barriere ambientali ancora più grandi nella storia della loro evoluzione.

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