Il clima si legge sul guscio

Abbiamo spesso parlato di come i cambiamenti climatici stiano condizionando la vita sul nostro pianeta. I primi segnali arrivano dagli ambienti più estremi: i ghiacciai scompaiono e i deserti si stanno espandendo. Sono gli esseri viventi, però, a fornire alcuni tra i più sensibili indicatori dei cambiamenti climatici; le risposte evolutive al riscaldamento globale iniziano ad essere evidenti soprattutto per quelle specie con un breve ciclo di vita.

Per dare valore scientifico a queste osservazioni, però, c’è bisogno di una grande quantità di dati storici che nella maggior parte dei casi non sono mai stai raccolti; non è questo il caso della chiocciola striata (Cepaea nemoralis), un comune gasteropode diffuso in tutta l’Europa continentale.

È stato dimostrato che questi animali sono sensibili all’ambiente termico in cui vivono e, in una popolazione il numero di chiocciole chiare o scure, con bande o senza, è direttamente legato al clima del suo habitat. Grazie alle collezioni presenti nei musei di Scienze Naturali di mezza Europa è stato possibile mettere insieme dati provenienti da ben 6515 popolazioni di  C. nemoralis vissute negli ultimi 50 anni.

Arrivati a questo punto, però, era importante raccogliere un altrettanto consistente quantitativo di dati attuali per poterli confrontare con quelli archiviati. È per questa ragione che nasce il brillante progetto  Evolution MegaLab.

Si tratta del primo progetto cittadino su scala continentale; nell’arco di un paio d’anni, a partire dal 2009 ha tenuto impegnati migliaia di volontari in 15 nazioni europee e ha raccolto dati su 3000 popolazioni attualmente presenti in Europa. I volontari, soprattutto ragazzi,  hanno classificato le chiocciole in base al colore e al numero delle strisce, e hanno caricato i dati sul sito del progetto. “Persino bambini di quattro anni hanno dimostrato la capacità di classificare i gusci”, spiega Jenny Worthinghton, responsabile del progetto presso la Open University.

Come ci si aspettava le chiocciole sono sensibili al cambiamento di temperatura e il guscio si schiarisce man mano che ci si avvicina ai climi caldi; in questo caso il morfotipo chiaro potrebbe essere avvantaggiato dalla maggiore capacità di respingere i raggi solari. Ciò è evidente soprattutto in ambienti aperti come le dune litoranee dove gli animali non hanno sempre la possibilità di proteggersi sotto la vegetazione.

Inspiegabilmente però, nel complesso, il numero di gusci lisci e chiari non è aumentato negli anni mentre è aumentato il numero delle chiocciole striate. “Un’interpretazione possibile è che i principali predatori delle chiocciole, i tordi, sono diminuiti, e quindi non c’è più necessità di mimetizzarsi assumendo colori uniformi”, spiega Bertorelle, coordinatore del progetto per l’Italia.

Lo studio ha dimostrato che nessuno dei cambiamenti evolutivi registrati è direttamente legato al cambiamento climatico piuttosto ad alcuni fattori contingenti come la perdita degli habitat e la diminuzione del numero di predatori.

Le conclusioni sono state pubblicate la settimana scorsa su Plos ONE e sono state accolte con entusiasmo da tutti perché questo studio è stato possibile solo grazie all’intervento di migliaia di ragazzi di tutta Europa. “Uscire dalla scuola per andare a cercare le chiocciole è stato interessante e divertente allo stesso tempo”, dice Yuri, che ha partecipato all’esperimento insieme ad altri compagni di classe del liceo tecnologico Maserati di Voghera. “I ragazzi hanno osservato la biodiversità e la selezione naturale direttamente nel parco della città – spiega il suo professore di scienze  – e persino alcuni genitori si sono aggregati alle escursioni, per curiosità”.

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