Killer da assolvere: lo squalo

Le ultime settimane di agosto sono state mortificate dalle notizie di incidenti provocati dagli squali proprio quando si stava assistendo a una necessaria e tardiva riabilitazione di questo predatore in pericolo di estinzione.

“Le condizioni erano perfette per un attacco di squalo – il cielo era grigio, l’acqua era scura e una pioggerellina leggera riempiva l’aria, nella baia c’era movimento di balene e di foche” – Questa è la descrizione delle condizioni meteorologiche della giornata, raccontate da un poliziotto ad un giornale locale, in cui Kyle James Burden 21 anni ha perso la vita dilaniato da un morso nel basso ventre probabilmente dato da uno squalo bianco, un toro o un bronzo baleniera mentre stava facendo body surf con 5 amici davanti a una spiaggia di Bunker Bay, Western Australia.

Come da prassi è stata lanciata una caccia allo squalo via mare e dall’aria ma senza intenzione di uccidere lo squalo, in caso di avvistamento verrebbe respinto fuori dalla baia poiché la polizia uccide solo in caso di minaccia diretta.

L’attacco è accaduto a pochi chilometri di distanza da Gracetown dove l’anno scorso il 17 agosto Nicholas Edward di 31 anni è rimasto anche lui vittima di uno squalo.

L’altro attacco mortale è avvenuto alle Seychelles nell’isola di Praslin, la vittima è Ian Redmond, 30 anni che come tutti hanno letto, era in viaggio di nozze con la moglie quando si è consumata la tragedia a largo di Anse Lazio Beach, una baia dall’acqua turchese, trasparente ideale per lo snorkelling.

La morte di Ian Redmond segue, dopo appena due settimane, quella di un turista francese Nicolas Virolle ucciso nella stessa area  anche lui da uno squalo.

Le autorità delle Seychelles nel tentativo di salvare la stagione turistica hanno imposto il silenzio stampa sulla vicenda negando così ai nuovi turisti di apprendere una verità pericolosa che avrebbe potuto salvare la vita a Ian Redmont.

Jeremy Cliff, capo del dipartimento ricerca al KwaZulu-Natal Sharks Board del Sud Africa, invitato alle Seychelles dal governo, ha ammesso che al momento gli squali che si sono avvicinati alla spiaggia a causa di modificate abitudini di pesca, pongono un problema serio.

Questi incidenti accadono proprio quando la rivista Ocean Geographic  che più di ogni altro lotta per la riabilitazione dello squalo, dedica una pagina intera a spiegare che nel 2008 secondo le stime calcolate dalla ong  svizzera ‘Save our Seas’, 256 persone sono morte a causa di un tostapane difettoso mentre solo 4 persone sono rimaste vittime degli squali.

Per i milioni di persone che entrano in acqua ogni anno non fa differenza. La paura che sotto il pelo scuro e misterioso dell’acqua si possa celare un mostro pronto a dilaniare una gamba o un braccio è un deterrente potente che può rovinare la vacanza. Forse questa paura è alla base della mancanza di simpatia che lo squalo ispira e che ha portato all’impunità chi lo cattura per tagliare solo la pinna e ributtarlo in acqua ancora vivo.

In un articolo del 1995 ‘Misunderstood monsters’ firmato dall’autore di Jaws, Peter Benchley, ammette che la rappresentazione dello squalo come un villano della magnitudine e malignità dell’originale con le nuove conoscenze comportamentali sugli squali oggi non sarebbe più credibile. Eppure molti degli scienziati, fotografi e giornalisti che cercano di salvare lo squalo dalla minaccia di estinzione puntano il dito proprio sulla falsa rappresentazione della ferocia dello squalo operata dai media americani che hanno bisogno di un delinquente per condire le loro storie altrimenti prive di un colpevole, e Jaws rimane ancora la rappresentazione più accreditata dello squalo nell’inconscio popolare.

Chi li conosce dal vero sa che le cose non stanno in questi termini, lo squalo teme l’uomo come tutti gli animali e non diminuisce mai la sua distanza di sicurezza se non sollecitato da un’esca.

E’ importante conoscere e imparare ad amare gli squali per quello che veramente sono. I primi esemplari di squali hanno abitato il mare per più di 400 milioni di anni, 150 milioni prima dell’apparizione dei dinosauri il che significa che quando tutto il resto della vita sul pianeta era stato spazzato via dalle varie estinzioni di massa, lo squalo aveva trovato una configurazione genetica in grado di farlo sopravvivere. Come principale predatore la sua posizione in cima alla catena alimentare é utile a tenere il controllo sulle altre specie e serve la selezione. Forse è un caso ma da quando mancano nei nostri oceani il 98% del numero totale degli squali che sono stati ‘prelevati’ a una velocità di circa un milione di esemplari l’anno, il mare sembra tornato alla zuppa primordiale, punteggiato da primitive quanto inospitali meduse.

Prelevarli e ucciderli per le loro pinne non equivale comunque a disinfestare il mare dagli squali quando sappiamo benissimo che la maggior parte degli incidenti avviene perché le vittime sono scambiate per animali di cui si cibano o perché sono stati attirati in zone non di loro attinenza, per la fame.

Il giorno dopo l’attacco di Bunker Bay voci contrastanti si sono levate con richiesta di una soluzione. Chi chiedeva di collocare reti intorno alla baia munite di ami ed esche per catturare gli squali assassini, chi invece, ricordava che lo squalo bianco è una specie protetta e che bisogna evitare l’uccisione indiscriminata di squali o altre specie marine. Del resto, come dice saggiamente Gene Hardy presidente della Margaret River, un ramo della Surfrider Foundation, Australia, “nonostante l’attacco abbia colpito duramente la comunità non c’è bisogno di uccidere l’animale che si trovava nel suo territorio – l’oceano è una dimensione selvaggia, non addomesticata, se perdesse questa qualità sarebbe una tragedia.”

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