Come il panda è diventato vegetariano
Il panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) è forse il mammifero più famoso tra tutti i bambini. Quale ambasciatore delle specie in via di estinzione è una rockstar della natura e i suoi fan sanno tutto di lui; dove abita, come vive e perfino cosa mangia. D’altronde la sua alimentazione non è mai stata un mistero poiché in quasi ogni scatto rubatogli, se ne sta serafico a mangiucchiare una cannuccia di bambù.
Come ogni vip che si rispetti è molto puntiglioso nelle sue scelte alimentari; il 99% della sua alimentazione si basa su germogli freschi della suddetta pianta; il restante 1% è un irrilevante contorno … rigorosamente vegetariano!
Può sembrare la cosa più naturale del mondo ma per i biologi non lo è per niente; è vero che esistono animali capaci di ingurgitare giornalmente quantità enormi di vegetali ma si tratta di erbivori e, come tali, hanno sviluppato un complesso sistema digerente composto di stomaci multipli zeppi di microorganismi necessari a scindere la cellulosa in zuccheri. I panda, invece, appartengono alla famiglia degli ursidi e, si sa, gli orsi preferiscono grosse quantità di carne alle insalate…
Per risolvere l’arcano Fuwen Wei, ecologo dell’Istituto di Zoologia presso l’Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, ha voluto conoscere più da vicino i microbi che proliferano nell’intestino dei panda e per far ciò ha analizzato gli escrementi appartenenti a 7 esemplari in libertà e 8 in cattività. Benché l’alimentazione dei panda in cattività sia leggermente più varia (includendo anche frutta e latte) le specie microbiche presenti nelle loro feci e il rapporto tra le stesse sono risultati uguali in tutti gli animali. In particolare lo studio ha evidenziato ben sette ceppi di batteri (strettamente imparentati al batterio Clostridium e sconosciuti sin ora) responsabili della digestione della cellulosa.
I batteri scoperti, secondo Fuwen Wei, sarebbero quindi parte di una serie di adattamenti evolutivi (tra cui la presenza di forti mascelle e grossi molari) che permetterebbero al panda di vivere solo di bambù, nonostante abbia l’apparato digerente di un carnivoro.
Ruth Ley, microbiologo dell’Università di Ithaca, NY, non appoggia la tesi dei ricercatori cinesi. Secondo i suoi studi, nell’apparato digerente dei panda, non ci sarebbero più batteri utili a digerire la cellulosa di quanti non ce ne siano in altri animali onnivori e forse anche in numero minore rispetto agli uomini. Altro che adattamento! Secondo il ricercatore americano ci si troverebbe di fronte a un animale veramente poco adattato a sfruttare una dieta così povera. Invece di incrementare la carica microbica intestinale e ottimizzare le risorse ingerite, il panda ha pensato bene di sopperire a questa mancanza aumentando spropositatamente le quantità di cibo ingurgitate.
In tutta onestà, ve la sentite di affermare il contrario per un animale che, al solo scopo di sopravvivere, deve mangiare 15 ore al giorno? Io ho i miei dubbi.
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