Lista Rossa IUCN: il barometro della vita

È stata da poco pubblicata la nuova Lista Rossa della IUCN (l’Unione internazionale per la difesa della natura). Abbiamo spesso parlato dell’importanza di questo documento che include un sempre maggior numero di specie animali e vegetali ma anche il loro stato di salute sulla terra; se sono minacciate, a rischio estinzione o se, purtroppo, si possono considerare estinte.

L’analisi di così tante specie viventi ci propone un’immagine della condizione generale del nostro pianeta non rosea; aumenta il numero dei mammiferi a rischio estinzione e il 25% di loro risulta seriamente minacciato. Possiamo considerare scomparso il rinoceronte nero e la piccola hirola, un’antilope con areale al confine tra Somalia e Kenia. Non è difficile immaginare la causa di queste perdite; la caccia di frodo ha dato un contributo decisivo alla decimazione delle già provate piccole popolazioni esistenti.

Non solo gli animali rischiano di sparire dalla faccia della terra; anche molte specie vegetali stanno subendo lo stesso destino. In questo caso però ricercarne le cause è un po’ più complicato; di solito è l’uso dell’agricoltura intensiva a causarne la sofferenza (come per il pino d’acqua, Glyptostrobus pensilis) ma capita anche che alcune specie siano a rischio proprio perché possiedono delle speciali proprietà mediche utili per il genere umano; è questo il caso del Taxus contorta, una specie di tasso himalaiano che è utilizzata per la produzione del Taxol, un farmaco chemioterapico.

Nella nota di accompagnamento della nuova lista rossa, la IUCN rileva che nonostante i programmi di salvaguardia, molte specie animali rischiano di scomparire nei prossimi anni; tra i mammiferi a maggior rischio il rinoceronte di Giava, Rhinoceros sondaicus, e il rinoceronte vietnamita, Rhinoceros sondaicus annamiticus. Gli scienziati hanno assistito inermi al costante declino delle loro popolazioni poiché questi animali abitano zone in cui non c’è alcun sostegno politico alla loro protezione. Se la situazione non dovesse cambiare in fretta, queste e altre specie scompariranno dal nostro pianeta. Jane Smart, direttrice del programma Global Science afferma “Abbiamo la prova che i programmi di salvaguardia sono destinati a fallire se non ci sono obiettivi precisi e sostegno politico per la loro messa in opera”. Alcuni di questi programmi hanno raggiunto un grande successo; è il caso ad esempio della campagna per il rinoceronte bianco africano; alla fine del XIX secolo erano in vita poco più di 100 esemplari e oggi ce ne sono liberi più di 20.000!

Gli sforzi intrapresi dalla IUCN per inserire un sempre maggior numero di specie nella lista hanno lo scopo di trasformare il documento in un vero è proprio barometro della vita sulla Terra. Negli ultimi anni, sono state valutate molte specie di rettili, compresa la maggior parte di quelli presenti in Madagascar. La Lista Rossa aggiornata mostra che il 40% dei rettili terrestri dell’isola è fortemente minacciato e 22 specie tra gechi, scinchi e serpenti sono in serio pericolo di estinzione. Questi dati sono fondamentali per pianificare e gestire in maniera corretta nuove riserve naturali e dal canto loro “Le aree protette sono essenziali per la conservazione di molti rettili del Madagascar e di altre specie endemiche minacciate”, afferma Russell Mittermeier, presidente di Conservation International e vice presidente della IUCN.

Le piante sono una componente fondamentale degli habitat della fauna selvatica ma nonostante ciò sono ancora poco rappresentate nella Lista Rossa. I primi studi effettuati rivelano delle pericolose tendenze di molte specie; la causa principale del declino è la perdita dell’habitat naturale: ” Esistono circa 380.000 specie di piante vascolari a e se ne aggiungono alla lista 2000 ogni anno. Stimiamo che circa un quinto di queste sia minacciato di estinzione” conferma Tim Entwisle, direttore del Royal Botanic Gardens (UK). Sin ora si è riusciti a delineare la situazione di una divisione importante di piante, quella delle conifere; per le altre sono già in atto molti studi. La maggior parte delle angiosperme (piante con fiori e frutti) endemiche delle Seychelles è stata analizzata e i dati mostrano che il 77% delle 79 specie endemiche è a rischio.  La Lodoicea maldivica è una bella palma presente solo in queste isole; il suo areale è così ristretto perché i suoi frutti sono troppo pesanti per galleggiare nell’acqua e quindi non possono essere trasportati dalle correnti oceaniche come accade per le altre palme. La specie è passata dallo stato di “vulnerabile” a quello di “a rischio estinzione” a causa della raccolta illegale dei suoi semi. La leggenda attribuisce loro straordinari poteri afrodisiaci e, benché la raccolta e la vendita di questi frutti sia severamente regolata dal governo locale, il mercato nero pare ne stia decidendo il destino evolutivo.

La Lista Rossa raggiunge le profondità oceaniche e anche lì le specie vulnerabili sono molte; c’è la manta gigante, le cui branchie sono utilizzate nella medicina tradizionale cinese ma anche i tonni e i pesce spada; la situazione di cinque specie di tonno è particolarmente grave. Le informazioni dettagliate contenute nella Lista Rossa dovrebbero allarmare i governi e spingerli a prendere decisioni drastiche nell’arco di poco tempo ma, come abbiamo spesso ricordato, il loro alto valore economico è paradossalmente un ostacolo per la loro salvaguardia.

Una classe da noi poco considerata è certamente quella degli anfibi ma bisogna sapere che sono i migliori indicatori della salute ambientale e a volte delle vere e proprie farmacie ambulanti, utilizzati per la ricerca di nuovi farmaci. Sono uno dei gruppi più minacciati e per questo motivo monitorati costantemente dalla IUCN; 26 anfibi recentemente scoperti sono già stati inseriti nella Lista Rossa.

Molti concordano nell’affermare che la società sarebbe in grado di intervenire sul declino delle specie ma è necessario che i nostri valori cambino, e in fretta. Una speranza viene dall’organizzazione per la tutela dei diritti dei popoli, Survival International; secondo l’organizzazione i popoli indigeni sono fondamentali per preservare alcuni tra gli ecosistemi più rischio nel mondo (come le foreste) e la IUCN ha fatto proprio questo principio per cui la protezione dei locali rappresenta un nuovo approccio per tutelare la biodiversità.

Il mondo è pieno di specie meravigliose che, se non agiamo in fretta, diventeranno parte della favola che descrive un luogo lontano sempre più distante dal pianeta che conosciamo. Noi non siamo solo abitanti di questa Terra ma dobbiamo sentircene i custodi; siamo tutti responsabili della protezione delle specie che condividono il nostro ambiente.

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