Un sonno lungo un inverno

Quest’anno l’autunno si è fatto attendere a lungo; le temperature miti e le giornate di sole ci hanno fatto dimenticare che stavamo andando incontro alla stagione fredda. D’improvviso, come accade sempre più frequentemente, qualcosa è cambiato; il cielo si è riempito di nubi e il forte vento ha convinto anche i più accaniti, che il tempo delle lunghe escursioni all’aria aperta è ormai finito.

Per la prima volta, oggi, tornando a casa, ho percorso un viale ricoperto di foglie provenienti dai platani che lo fiancheggiano. Allora ho capito; la transizione è avvenuta: finalmente è arrivato l’autunno…

Strano a dirsi quando i negozi espongono già sfavillanti decorazioni natalizie ma facile da credere se il mese appena concluso è stato il novembre più caldo e assolato degli ultimi cento anni per l’Europa intera! Io non parlo della stagione che ci impone il calendario ma di quella reale, quella in cui la natura si prepara a superare il momento più duro per tutti gli esseri viventi, l’inverno.

Gli animali e le piante avevano già percepito il cambiamento e appena le giornate hanno iniziato ad accorciarsi hanno dato il via ai loro adattamenti. La maggior parte delle specie vegetali è già entrata in una fase vegetativa in cui la crescita si ferma; alcune piante, le caducifoglie, iniziano a liberarsi della loro chioma (come i platani del mio viale) allo scopo di far diminuire la traspirazione che porterebbe molta più acqua sui rami e aumenterebbe il rischio di morte per congelamento.

Gli uccellimigratori sono già in viaggio verso l’Africa; nelle campagne intorno alla mia città si possono ancora incontrare esemplari di aironi ma sono singoli che hanno scelto di affrontare l’inverno italiano purché usufruiscano dei vantaggi di vivere nelle vicinanze dei nostri campi coltivati. Chissà se, con l’arrivo del freddo decideranno, finalmente, di muoversi!

Ma cosa fanno tutti gli altri animali? Molti hanno trovato una soluzione: il letargo, un sonno lungo un inverno!

A essere precisi non si tratta di un semplice sonno; la respirazione dell’animale in letargo diventa lenta e il battito cardiaco quasi impercettibile. La temperatura corporea si abbassa moltissimo (stabilizzandosi intorno ai 10°C) e la sensibilità è molto ridotta. Alla fine dell’estate l’animale accumula tantissime energie, sotto forma di grasso corporeo, cui attingerà durante il letargo (che può durare anche mesi!). Alcuni, però, ogni tanto si svegliano giusto il tempo di sgranocchiare un po’ del cibo raccolto e accumulato nella loro tana.

Quali sono gli animali che vanno in letargo in inverno?

Tutti voi state pensando al maestoso Orso bruno, anche se, per l’esattezza, questa specie rimane sufficientemente vigile per rispondere agli stimoli esterni, come il rumore causato dagli escursionisti nei boschi o dai cani da caccia. In errore è anche chi pensa allo scoiattolo; il piccolo animale diventa certamente più pigro in inverno ma non cade in un vero letargo. Esce dalla sua tana ogni qualvolta ne senta la necessità per andarsi a cibare delle riserve che lui stesso ha nascosto qua e là nel bosco.

Molti di voi ricorderanno anche storie legate a marmotte, ghiri, tassi o moscardini (piccoli roditori in passato diffusissimi nelle nostre campagne) ma pochi hanno avuto l’opportunità di vederne qualcuno dal vivo. Non preoccupatevi, vi assicuro che tutti avete incontrato, almeno una volta, un animale che va in letargo. Chi ha la fortuna di avere un giardino, abitare in campagna o nelle vicinanze di un parco avrà familiarità con ricci e ranocchie e tutti, ma proprio tutti noi, abbiamo avuto a che fare con pipistrelli e chiocciole. Ebbene, anche loro vanno in letargo!

Le abitudini invernali del riccio sono ben conosciute da chi ha una casa circondata dal verde; all’inizio dell’autunno arreda la sua tana tra le radici degli alberi con foglie secche e paglia. Il suo sonno è talmente profondo che, a occhi inesperti, un esemplare in letargo potrebbe sembrare esanime. I contadini della mia zona, però, conoscono bene il riccio e quando i loro cani ne scovano uno in letargo, fanno ben attenzione a lasciarlo all’interno della tana, nella speranza di rivederlo finalmente attivo in primavera.

E che dire del pipistrello? Per il suo letargo predilige sempre le umide grotte o le cavità degli alberi ma, come sappiamo bene, non disdegna i luoghi frequentati degli uomini e può scegliere di passare i mesi invernali in miniere o edifici abbandonati. Grazie al suo alto metabolismo riesce a entrare il letargo molto velocemente ma altrettanto velocemente può svegliarsi e cercare una nuova sistemazione se le condizioni ambientali non sono più ottimali.

Il letargo, però, non è prerogativa dei mammiferi; anche i rettili, gli anfibi e persino i molluschi utilizzano questa strategia per risparmiare energia e sopravvivere durante l’inverno.

La chiocciola, che durante l’estate se n’è stata all’ombra, chiusa nel suo guscio, alle prime piogge scava una piccola buca nel terreno nella quale si chiuderà tramite una robusta parete calcarea e vi uscirà solo in primavera.

Anche la rana prepara la sua tana tra foglie e fango ai bordi di uno stagno; il piccolo anfibio ha bisogno solo di una folta vegetazione vicino l’acqua e di un profondo strato di limo, dove poter nascondersi per trascorrere al sicuro i mesi invernali.

Se oggi abbiamo parlato dei dormiglioni, dobbiamo ammettere che molti sono gli animali che del letargo proprio non sentono il bisogno e si sono adattati diversamente alle avversità dell’inverno.

Le acrobazie aeree degli uccelli stanziali sono ridotte all’indispensabile per evitare di sprecare risorse mentre gli ungulati (come i cinghiali, i cervi e i caprioli) cambiano il mantello indossandone uno molto più caldo e mimetico, dormono durante il giorno e si procacciano il cibo la notte.

La stagione degli amori è ancora lontana per tutti; ci sarà tempo, in primavera, per mostrare la propria forza e bellezza. Durante il freddo inverno, la parola d’ordine è discrezione!

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