Quando le dimensioni contano

Un articolo appena pubblicato su PLoS One afferma che, la rana Paedophryne amanuensi, è entrata nel guinness dei primati come il vertebrato più piccolo al mondo.

Per chi non lo ricordasse, i vertebrati sono tutti quegli animali che possiedono uno scheletro interno costituito da pezzi ossei e/o cartilaginei chiamati, appunto, vertebre. All’interno di questo subphylum le dimensioni variano molto; pensate che il maggior vertebrato esistente, la balenottera azzurra, è tremila volte più grande di quello considerato sino alla settimana scorsa il vertebrato più piccolo, un pesce (Paedocypris progenetica), le cui dimensioni oscillano fra i 7,9 e i 10,3 millimetri.

Se è facile immaginare che non esista vertebrato vivente più grande della balenottera (escludendo il mitico mostro di Loch Ness) non si può dire lo stesso per il record opposto, al momento conquistato da una ranocchia che non supera i 7,7 mm di lunghezza.

Austin, autore tra gli altri dell’articolo, ha classificato questa e altre specie di rane miniaturizzate durante una spedizione in Papua Nuova Guinea, il luogo al mondo con il più alto tasso di diversità mai registrato. La cosa importante, spiegano gli scienziati, non è aver battuto il record di “piccolezza” ma di essere stati in grado di scoprire e confrontare un processo evolutivo avvenuto contemporaneamente in tante specie diverse. Conoscere l’ecologia di queste rane può aiutare gli scienziati a capire i vantaggi e gli svantaggi del possedere dimensioni estremamente piccole.

Sappiamo bene che le dimensioni dei vertebrati sono una risposta evolutiva a stress ben specifici; l’aumento della taglia può, ad esempio, rappresentare una difesa nei confronti dei predatori, al contrario, una riduzione, può consentire di sopravvivere in un regime di scarsità di risorse. Fin qui è tutto comprensibile ma quando la riduzione del corpo diventa estrema, si modifica anche la fisiologia dell’organismo, oltre al suo comportamento e alla sua ecologia. Ad esempio, Austin, ha potuto osservare che, quando le uova di queste rane si schiudono, i piccoli somigliano a insetti saltanti, piuttosto che a girini, e la loro vita si svolge da subito sulla terra e non nell’acqua; ciò contraddice anche l’ipotesi sostenuta sin ora che l’evoluzione degli animali più grandi e di quelli più piccoli sia necessariamente legata agli ambienti acquatici.

Le specie di rane con taglia extra small classificate in Papua nuova Guinea sono quasi trenta per cui la miniaturizzazione del corpo rappresenta sicuramente un grosso vantaggio evolutivo. In effetti, queste rane vivono tutte nella lettiera, quello strato di foglie perennemente umido che ricopre il suolo delle foreste equatoriali. Nella loro nicchia, poi, si cibano di piccolissimi insetti che sono snobbati dalle rane più corpulente. Le piccole dimensioni, però, aumentano il rischio di predazione da parte degli altri vertebrati, motivo per cui si spiegherebbe pure l’assenza di queste specie dagli habitat acquatici e la loro predilezione per le zone di montagna, dove la diversità degli invertebrati è inferiore.

Maurice Kottelat, la ricercatrice che ha scoperto il pesciolino Paedocypris solleva dubbi sul titolo assegnato alla povera ranocchietta perché, scrive, i metodi per misurare pesci e ranocchie sono necessariamente diversi. Ammette lei stessa che non è davvero importante sapere quale tra i mini-invertebrati scoperti è il più piccolo ma fondamentale è capire se i loro habitat esisteranno ancora in un prossimo futuro. Com’era facile immaginare, da quando Paedocypris è stato scoperto, la maggior parte delle fragili pianure di torba che la specie abita sono andate perdute.

Link:

  • http://www.lescienze.it/news/2012/01/12/news/rana_pi_piccola_al_mondo_vertebrati_dimensioni_animali_evoluzione_nicchie_ecologiche_forsta_tropicale-786791/
  • http://www.msnbc.msn.com/id/45963505/ns/technology_and_science-science/#.TxMA_fKwVM0
  • http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0029797

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