La società rumorosa dei pesci pagliaccio
posted by Barbara Dalla Bona | Dicembre 4, 2012 | In Vita sul Pianeta | Articolo letto 5.323 volteGli abitanti più estrosi della barriera corallina sono sicuramente i pesci pagliaccio. Prima ancora che il piccolo Nemo fosse disegnato, la famiglia dei Pomacentridi era già famosa per la perfetta simbiosi mutualistica che gli individui creavano con l’anemone loro ospite.
Molti biologi hanno concentrato i loro studi su queste specie anche per un altro motivo: la complessa struttura gerarchica che i loro gruppi sono in grado di costituire. Secondo i ricercatori che l’hanno studiata questa società è tanto rigida da condizionare ogni azione della vita dei pesci: dalla possibilità di procurarsi il cibo, al diritto di avere un compagno. Tutto dipende dal posto occupato nel gruppo e, guai a insorgere! Un compagno più alto in grado ci metterà ben poco a far sentire il suo disappunto, lamentandosi rumorosamente!
Infatti, uno studio appena pubblicato su Plosone, condotto dal team di Orphal Colleye dell’università di Liegi, dimostra che i pesci pagliaccio emettono un gran numero di suoni; più il pesce è grande e dominante, più forte e insistente sarà il rimprovero… a costo di richiamare l’attenzione dei predatori.
I suoni registrati dai ricercatori sono almeno di due tipologie: aggressivi, per indicare la propria dominanza e di sottomissione, associati anche a particolari movimenti che indicano uno status inferiore. I pesci più piccoli, poi, emettono suoni con frequenze alte che diminuiscono con l’aumentare della taglia del pesce.
Tutte queste variabili hanno portato i ricercatori a concludere che i suoni siano indispensabili all’interno del gruppo anche per riconoscere il singolo individuo. Il richiamo, poi, avrebbe solo una funzione sociale e non influirebbe nella riproduzione. I dati raccolti, infatti, non evidenziano nessun cambiamento nella tipologia e intensità dei suoni emessi durante il periodo riproduttivo.
Immaginate il baccano nei pressi di una barriera corallina! Altro che muti come pesci!
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Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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