Di cosa parlano le piante?
posted by Barbara Dalla Bona | Aprile 23, 2013 | In Vita sul Pianeta | Articolo letto 3.735 volteWhat plants Talk about è un documentario bellissimo andato in onda un paio di settimane fa sulle stazioni affiliate al Public Broadcasting Service americano. In 50 minuti mostra in maniera molto chiara le varie modalità di comunicazione chimica dei vegetali.
Ricerce recenti hanno dimostrato che esiste un intenso scambio di segnali nel mondo vegetale. Le specie parassite, ad esempio, non sono in grado di procurarsi il cibo da sole; alcune di esse hanno a disposizione riserve sufficienti per sopravvivere solo 24 h prima di legarsi al proprio ospite. E’ stato dimostrato che le piantine di queste specie perlustrano l’ambiente circostante seguendo un segnale odoroso, sapendo anche riconoscere tra le piante vicine quella a loro più congeniale.
I segnali delle piante sono più forti, quanto più intenso lo stress che esse subiscono. Tutti noi riconosciamo l’odore tipico dell’erba appena tagliata, vero? In realtà quello non è altro che un segnale di SOS che la pianta rilascia nell’aria.
Ma a chi è rivolto questo segnale? Nella maggior parte dei casi è proprio quel segnale che scatena una reazione di autodifesa!
C’è una specie particolarmente brava in questo che ha elaborato un numero sorprendente di strategie: la Nicotiana attenuata, un tipo di tabacco selvatico. Questo piccolo arbusto vive nei deserti, ambienti molto ostili, nei quali ha avuto bisogno di sviluppare complessi sistemi di ricezione e successiva risposta agli stimoli.
Manco a dirlo questa specie ha tanti nemici ma, contro di loro, possiede una potente arma segreta chimica (una tossina) in grado di mettere fuori gioco gran parte di loro. Per quei pochi che ne risultano immuni, invece, la Nicotiana ha elaborato un altro straordinario sistema di difesa: rilascia nell’aria un SOS per attirare i loro predatori.
Se neanche questo dovesse bastare la pianta è in grado, in poco più di 8 giorni, di mutare la forma dei fiori, non essere più visibile dagli impollinatori notturni (gli stessi che potrebbero infestarla con le loro uova) e iniziare una nuova e chiara forma di comunicazione con gli impollinatori diurni, i colibrì.
Sulla base di queste nuove informazioni viene da chiedersi: le piante potrebbero avere una vita sociale? La risposta non può che essere affermativa: hanno la percezione di trovarsi in una comunità (un ecosistema) e, addirittura, riescono a capire se, l’individuo vicino non solo appartiene alla stessa specie ma anche se è un parente stesso.
Quando due piante “che non si conoscono” sono lasciate crescere nelle vicinanze, entrambe svilupperanno molto il loro apparato radicale perché saranno in competizione per i nutrienti. Se le piante vicine, invece, sono sorelle, è stato dimostrato che, educatamente, condividono gli spazi e hanno un apparato radicale ridotto.
Ma se esiste questa forma di rispetto tra piante sorelle, come si comportano le piante madri con le piantine nate dai loro semi? La risposta è stata trovata nel perfetto e complesso ecosistema della foresta pluviale. Le radici della pianta madre e delle piantine sono in continua comunicazione chimica grazie alle ramificazioni dei loro funghi simbionti. Grazie a questo stretto legame, è stato dimostrato che le piantine che crescono in prossimità delle loro madri, ne hanno dei continui benefici a livello nutritivo.
Una domanda, però, resta senza risposta: come riescono le piante a integrare tutte queste informazioni se non possiedono un cervello?
Se sino ad oggi noi umani non abbiamo saputo rispondere a questa domanda forse non siamo così intelligenti come pensiamo e le piante sono in realtà molto più intelligenti di ciò che abbiamo sempre creduto.
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About The Author

Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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