La lince di Forlì
Troppo bello per essere vero. La lince euroasiatica risulta estinta nella penisola (ad eccezione del Trentino) da ben tre secoli; tutti i precedenti avvistamenti sull’Appennino non sono mai stati presi in considerazione ma, stavolta, qualcuno ha scattato una fotografia in cui appare, in tutta la sua bellezza, la cosiddetta lince di Forlì.
La foto in questione pare sia stata scattata al margine di una boscaglia, in un’area del medio Appennino forlivese (altitudine 400 m s.l.m.), ricca di caprioli, daini, cervi e cinghiali, lepri, fagiani e pernici rosse, animali cacciati da questo predatore.
La notizia è stata da subito riportata dai maggiori quotidiani on-line ma è stata anche ripresa da fonti autorevoli come il sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Purtroppo, però, il bellissimo esemplare fotografato non è una lince euroasiatica (la specie un tempo presente) ma una sua parente prossima, una lince pardina (Lynx pardinus) di sesso maschile.
Sino a metà del XIX secolo questa lince era diffusa in tutta la penisola iberica ma ora, il suo areale, è ristretto ad alcune zone molto piccole e si riproduce solo in Andalusia (Spagna meridionale).
La rarità di questo animale avvalora la tesi, supportata dall’ISPRA stessa, che non si tratti di una presenza naturale ma che, seppur sorprendente, è con ogni probabilità dovuta a un rilascio illegale operato dall’uomo.
Ci stavamo rassegnando al fatto che si trattasse dell’ennesimo sconsiderato abbandono in ambie
nte naturale di un’altra specie alloctona quando, un funzionario della Junta de Andalusia, la dott.ssa Gema Ruiz Jiménez, analizzando con attenzione la foto ha potuto riconoscere nell’animale immortalato “Dardo”.
Questo è il nome di un maschio di lince pardina che vive libero nel parco di Doñana in Spagna. Gema non ha dubbi, la disposizione delle macchie sul corpo dell’animale hanno lo stesso valore delle impronte digitali negli uomini! Lo studio delle macchie per l’identificazione di un particolare animale si è molto evoluto e i biologi contemporanei utilizzano anche degli appositi software che permettono un abbinamento più preciso.
Osservando la foto, in effetti, si può notare che l’animale si muove su un terreno sabbioso molto più simile a quello del parco della Doñana che a quello presente nell’Appennino intorno a Forlì. Dardo non ha più il radio collare, certo, ma sarebbe stato avvistato meno di un mese fa dagli addetti del parco, il che escluderebbe uno spostamento naturale dell’animale.
Se non dovesse trattarsi dello scherzo di un bontempone, rappresenterebbe un dato allarmante, perché significherebbe che Dardo non si trova più nel suo ambiente naturale. “In ogni caso”, assicura il Dr. Toso dell’ISPRA “verificheremo la notizia e faremo accertamenti. In funzione dei risultati rettificheremo la notizia sul sito o concerteremo il da farsi col Ministero dell’Ambiente”.
Oggi gli unici grandi carnivori superstiti in Italia sono lupi e orsi ma entrambi hanno popolazioni molto piccole e frammentate. Una popolazione sana di linci aiuterebbe a tenere sotto controllo le prede di media taglia con grande beneficio per tutto l’ecosistema ma, fin ora, non è mai stato possibile reintrodurre la specie originariamente presente.
L’introduzione di specie alloctone, per lo più a rischio di estinzione rimane, però, un’operazione illegale che creerebbe seri danni al nuovo ecosistema. Probabilmente, però, il tutto si dissolverà in una bolla di sapone, con buona pace di Dardo che, verosimilmente, non ha mai abbandonato la sicurezza del suo parco.
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