Allarme meduse?
Il dipartimento degli affari esteri inglese ha lanciato un avvertimento ai cittadini britannici in partenza per le località del Mediterraneo: quando fate il bagno prestate molta attenzione, le coste di Francia, Italia e Grecia sono infestate da meduse.
Esiste davvero un’emergenza meduse?
La maggior parte di noi non sa distinguere una medusa urticante da una innocua e a volte scambia per meduse animali che non lo sono affatto. E’ ciò che è successo, ad esempio, lo scorso Maggio in Puglia, le cui coste sono state invase da milioni di salpe (Salpa maxima), grandi tunicati dal corpo cilindrico e trasparente che, anche se totalmente inoffensivi, hanno gettato nel panico turisti e residenti.
Tra le meduse vere e proprie, invece, quelle da cui ci si deve tenere alla larga si possono contare con le dita di una mano.
La più cattiva è la Pelagia noctiluca, che è responsabile della quasi totalità delle punture subite nei nostri mari. Ha un ombrello violaceo di circa 10 cm con tentacoli lunghi diversi metri e, spesso, si rinviene in grandi gruppi. Un’altra che le assomiglia per forma e pericolosità è la medusa compasso (Chrysaora hysoscella); si riconosce perché sul suo ombrello ci sono 8 V simili a compassi ma è marroncina e di solito gli individui sono solitari.
Un’altra medusa dalla quale faremmo bene a tenerci alla larga è la Carybdea marsupialis, molto comune nell’Adriatico. Anche se è una stretta parente delle meduse mortali australiane, gli effetti dolorosi delle sue punture durano poco ed è uno spettacolo vederla pulsare nell’acqua più velocemente di qualsiasi altra medusa.
Il riscaldamento globale ha, purtroppo, permesso alla caravella portoghese (medusa molto velenosa originaria dei mari tropicali) di sopravvivere nelle nostre acque e causare la morte di un bagnante in Sardegna. Non si tratta di una vera medusa, però, ma di una colonia di polipi e meduse con tentacoli lunghi fino a dieci metri, tanto bella quanto pericolosa.
Passando alla larga da queste poche specie c’è un mare intero di meduse bellissime e la cui osservazione ravvicinata non comporta grandi rischi!
La più grande di loro è il polmone di mare (Rhizostoma pulmo); supera anche il mezzo metro di diametro ed è bianca con 8 lunghe braccia. Spesso alcuni pesci la usano come riparo e ha un granchio come commensale. E’ difficile che punga a causa dei suoi tentacoli molto corti. Anche la medusa uovo fritto (Cotylorhiza tuberculata) è imperdibile. Si chiama così per la forma del suo ombrello ma, la parte sottostante, somiglia a un mazzolino di fiori tutto colorato; anche lei ospita una serie di piccoli pesci ed è forse la più bella medusa del Mediterraneo.
La medusa quadrifoglio (Aurelia aurita) è facilmente riconoscibile proprio per le gonadi che formano sulla cima dell’ombrello il profilo di un quadrifoglio. I suoi tentacoli sono solo leggermente urticanti e per questo motivo nuotare tra queste meduse è possibile anche indossando solo una maglietta!
Nel mare, poi, si può avere la fortuna di incontrare creature eleganti e colorate, totalmente innocue che sembrano meduse ma che meduse non sono. E’ il caso degli ctenofori la cui forma sferica potrebbe trarre in inganno; sono facilmente riconoscibili perché, per muoversi, usano la propulsione delle ciglia e non pulsano come le meduse. Infine ci sono le salpe, di cui abbiamo parlato all’inizio, animali che possono raggiungere 1 metro di lunghezza, riuniti in colonie lunghe anche 1 chilometro; uno spettacolo davvero unico nel suo genere.
Le meduse stanno davvero infestando i nostri mari?
“Come in ogni oceano e mare del mondo potrebbero esserci dei problemi” spiega il Prof. Stefano Piraino, coordinatore del programma JellyRisk Mediterraneo. Secondo i dati elaborati dai biologi di molti paesi del bacino del Mediterraneo che collaborano al progetto, l’incremento segue l’andamento dello scorso anno e riguarda, per lo più, le specie non urticanti.
Il programma Jelly Risk è stato ideato proprio per far prendere parte scienziati, marinai e turisti e avere sempre dati aggiornati sulla presenza di meduse in aree specifiche. E’ stata pure creata un’applicazione per smarthphone che permette non solo di inviare le proprie osservazioni, ma anche di ricevere dati precisi sulla quantità di meduse nella propria area. L’app fornisce pure informazioni utili su come curare le punture secondo la specie “incontrata”.
Qual è la causa del progressivo incremento del numero di meduse?
Come al solito non ce n’è una sola ma un insieme di cause molto diverse tra loro. Sicuramente l’incremento della temperatura delle acque, ma anche la costruzione, lungo le coste, di barriere per la difesa dalle inondazioni. Le strutture artificiali creano un fondale duro sul quale è più facile che si ancorino le loro larve.
Anche la pesca ha contribuito al loro incremento; il Mediterraneo è un mare in cui le popolazioni di grandi pesci si sono ridotte drasticamente. Le meduse, quindi, hanno visto scomparire i loro principali concorrenti per le risorse alimentari. Inoltre, le meduse adulte si cibano delle uova e delle larve proprio di quelle specie di pesci già decimate dall’uomo.
Lo scorso giugno si è tenuto in Giappone il Quarto Simposio Internazionale sull’Esplosione delle Meduse per riuscire a formulare un’ipotesi globale su questo problema; durante l’incontro sono stati presentati i dati di un rapporto della FAO. Secondo alcuni esperti, specifica il rapporto, se le condizioni attuali si prolungassero, in poco tempo le meduse potrebbero soppiantare i pesci in tutti gli oceani.
Bisognerà forse affezionarsi alle meduse e, magari, imparare anche a nutrirci con esse; in fondo, le meduse non urticanti del Mediterraneo sono commestibili e piene di antiossidanti.
Intanto iniziamo ad apprezzarle; in tutti gli acquari del mondo, il plancton gelatinoso è sempre tra le prime attrazioni, non vedo come, l’osservazione di queste creature meravigliose nel loro ambiente naturale, non possa trasformarsi in un’esperienza davvero elettrizzante.
Per approfondire:
- http://www.lastampa.it/2013/07/11/societa/lazampa/il-fascino-urticante-di-una-meraviglia-chiamata-medusa-oYnIYq8xWTy8EuY852DdVI/pagina.html
- http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-23243759
- http://jellyrisk.eu/
- http://home.hiroshima-u.ac.jp/~ijfs/index.html
- http://www.fao.org/docrep/017/i3169e/i3169e.pdf
- http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2013/05/06/news/salpe_mediterraneo-1643556/
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