National Museum of Scotland
La tiepida luce diffusa cala giù dalle vetrate della galleria vittoriana, lungo pilastri e ballatoi di un bell’acciaio bianco. Nell’immenso atrio due mamme, sedute sul piedistallo di un gigantesco Buddha, dondolano i passeggini.
Lo scheletro di un tirannosauro ti accoglie all’entrata della sezione Scienze Naturali mentre al suo fianco penzola uno squalo bianco appeso al soffitto, con la bocca aperta. Ancora più in alto un calamaro gigante sembra fuggire un attacco. Entro e mi blocco col naso all’insù. In un istante mi ricordo di tutto quello che avevo lasciato in sospeso ascoltando i Pink Floyd prima maniera e me lo ritrovo lì, appeso al soffitto vittoriano di un museo scozzese.
Un ippopotamo nuota all’altezza del secondo piano in compagnia di un dugongo, di un coccodrillo, di due narvali, di tonni e delfini, in una scena che non mi sarei mai sognato nelle migliori immersioni in Mar Rosso. Può anche venire in mente che si siano dimenticati di rimuovere il pesce d’aprile.
Tempo fa proprio in questo museo avevano allestito la teca di un uccello mostruoso quanto inesistente per poi inventarne anche la fuga, tra falsi (ed allarmanti) residui di cruenti pasti e frammenti di teche. Più di un giornale ci cascò in pieno.Invece quello che vedo non è uno scherzo e dopo un po’ mi rendo conto, non senza una certa meraviglia, di sentirmi a mio agio in mezzo a centinaia di animali impagliati perché quel che colpisce è la scena, il diorama nel quale ogni esemplare è stato montato ad arte.
Dei britannici, in fondo, possiamo fidarci: quelle povere bestie non le hanno uccise apposta ma sono lì a seguito di decessi accidentali negli zoo e nei parchi, oppure scovate nei frigoriferi degli istituti di ricerca di mezzo mondo.
Freezer Safaris, così Dr. Andrew Kitchener, direttore del dipartimento vertebrati, ha definito la sua caccia alle pelli per il museo parlando con il Financial Times.
Nel criterio di allestimento tassonomie e catalogazioni cedono il passo alle rappresentazioni tematiche: l’evoluzione, il procurarsi il cibo, la sopravvivenza, i sensi, la locomozione. Ogni contesto è qui ricreato dinamicamente, scena dopo scena, di caccia, di fuga, di vita come in un documentario della BBC.
No, non è Disneyland: niente fate, niente maghe magò, niente topolini che cantano, qui lo show è il mondo reale.
E nella realtà cosa c’è di più affascinante, misterioso, coinvolgente e psichedelico dello spettacolo della Natura? Raffigurarlo, proprio come una volta si faceva con le statue degli dei nei templi, è omaggio sublime.Un’arte antica, quella dell’omaggio, che trovava i suoi equilibri nel trasmettere all’osservatore tanto la vertigine del sacro quanto creando un luogo di svago, relax e comunione sociale. E qui, come al tempio, si entra gratis.
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