Come nasce una medusa
posted by Barbara Dalla Bona | Gennaio 21, 2014 | In Home, Vita sul Pianeta | Articolo letto 47.600 volte
Le meduse che, sempre più frequentemente, invadono i nostri mari, non sono sempre state meduse. La maggior parte degli cnidari (phylum cui appartengono), durante la loro vita, mutano attraverso stadi molto diversi tra loro, che ne costituiscono il ciclo vitale.
L’esistenza di strutture corporee così diverse, in animali con lo stesso identico genoma, ha sempre incuriosito gli zoologi che le studiavano. In particolare, Konstantin Khalturin dell’Istituto Okinawa di Scienza e Tecnologia, si è voluto concentrare su una specie, la medusa quadrifoglio (Aurelia aurita) la quale, sempre più frequentemente, si è rivelata la protagonista di esplosioni demografiche che hanno danneggiato le regolari attività umane (come la pesca) e rischiato di avere pesanti ripercussioni anche sulla nostra salute. Basti pensare che, lo scorso Ottobre, una straordinaria fioritura di meduse quadrifoglio ha provocato lo spegnimento di un reattore nucleare in Svezia.
Il ciclo vitale della medusa quadrifoglio ha inizio con un uovo che l’individuo adulto rilascia nel mare, dove viene fecondato. L’uovo fecondato si trasforma in planula, che si ancora al terreno e si sviluppa in uno stadio polipoide (scifistoma). Il polipo può rimanere ancorato ai fondali per anni finché non inizia a produrre, per gemmazione, le giovani meduse (efire). Al momento del distacco, l’efira, è piccola e sottile e ha solo vagamente l’aspetto della medusa adulta che diventerà.
Quali sono i meccanismi molecolari che spingono il polipo a iniziare a produrre le gemme che si staccheranno e chiuderanno, finalmente, il ciclo diventando meduse?
Il team di Khalturin ha scoperto che, alla base di tutto c’è una proteina, sensibile alla temperatura, che è il precursore dell’ormone che dà il via alla metamorfosi. Aumentando la concentrazione della proteina, i ricercatori in laboratorio sono stati in grado di trasformare polipi in meduse in sole 48 ore, processo che, naturalmente, richiederebbe settimane.
Durante i loro studi hanno anche scoperto che questo ormone sembra differire molto non solo tra specie diverse ma anche tra ceppi lontani della diversa specie.
Le conoscenze e i risultati acquisiti potrebbero teoricamente essere utilizzati per controllare una particolare popolazione di polipi ed evitare che avvengano eventi riproduttivi esplosivi in un’area circoscritta. “Basterebbe indurre la metamorfosi nel periodo sbagliato: all’inizio dell’inverno, anziché in primavera”, spiega Khalturin. La maggior parte delle piccole efire, senza niente da mangiare, morirebbe e non ci sarebbe nessuna fioritura l’estate successiva.
In fondo, spiega Khalturin, strategie simili sono state utilizzate per decenni per combattere le zanzare della malaria e altri parassiti. Se la sostanza sintetizzata in laboratorio che riproduce esattamente l’ormone naturale sarà considerata sicura e innocua per le altre creature del mare, forse, avremmo trovato la prima soluzione efficace per contrastare l’inarrestabile invasione delle meduse.
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Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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