Shour
Una corrente insistente, salendo dalle profondità scure spazza il plateau da nord a sud, o viceversa secondo la marea. Un’aquila di mare lascia il drop-off per avventurarsi tra i rari pinnacoli sotto di noi. Vaghiamo sospesi a mezz’acqua, tra il pianoro e la superficie attendendo di imbatterci nella scena. La stagione è quella giusta, ma chissà se lo è anche la luna. Accade nei giorni di luna piena soltanto, lo sanno bene i pescatori. Potrebbe essere questa luna piena o quella successiva, ma noi ci proviamo lo stesso. Ad un certo punto, li vedo.
Da lontano sembrano un’immensa nuvola, l’incudine di un cumulo nembo che si spande sulle alte quote, appena sotto la superficie. Poi ti avvicini e la nuvola inizia a scintillare d’indaco e d’argento. La luce filtra attraverso milioni di pesci aggregati in forma di nuvola. Sono gli Imperatori iridescenti, o Lethrinus nebulosus. Da queste parti i pescatori li chiamano shour e si riuniscono qui a Ras Mohammed, sulla punta meridionale del Sinai, come in altri luoghi all’interno del loro immenso areale che va dal Mar Rosso all’Australia Occidentale, per riprodursi.
Quando le femmine rilasciano le uova, l’intero banco si alza dal plateau e si avvicina alla superficie per consentire alle uova di essere fecondate dal seme rilasciato dai maschi durante la lentissima caduta. Ed è proprio per questo, per favorire la mescolanza e l’unione dei gameti che il banco assume quella forma strana a imbuto. La corrente aumenta ed il banco si stringe a sé. Ora siamo nella nuvola e gli shour, sembrano tollerarci all’interno del gruppo. Per loro siamo una specie di garanzia. Coi subacquei in acqua, i pescatori tribali o autorizzati o meno, non oseranno gettare le reti né calare le lenze. Non è una novità che i Lethrinus nebulosus si radunino sempre più frequentemente in luoghi frequentati da subacquei.
Noi e i pescatori non siamo gli unici a conoscere il luogo ed i tempi di quest’evento. Enormi ricciole iniziano ad attraversare la nuvola. Poi arrivano loro, gli squali oceanici. Una coppia di squali orlati inizia ad imporre pretese esclusive e se la prende subito con le ricciole, scacciandole. Il banco degli imperatori si apre e si chiude, allenta le maglie, ma non fugge. Togliendo di mezzo i più deboli, i malati e i distratti, gli squali alleggeriscono il banco e selezionano la specie. Gli shour lo sanno, e li lasciano fare.
Quel momento è troppo importante per cedere alla paura di essere divorati e darsi ad una fuga disordinata, dal loro comportamento dipende la continuazione della loro specie. E’ una intelligenza collettiva, quella che domina il banco, nessuno agisce di sua iniziativa ma solo secondo ordini che sembrano dettati da una entità sovrannaturale, al di sopra dell’individuo. La coppia di squali orlati, ormai gli unici beneficiari del banchetto offerto dalla natura si muovono lentamente sfiorandoci curiosi. Anche loro sembrano aver capito che non siamo dei rivali e che qual banco di shour è tutto per loro.
Computer e riserve d’aria ci impongono di risalire. Durante la sosta la corrente ci spazzerà via dalla scena. I dorsi azzurri degli imperatori lasceranno il posto ad un plateau brullo, un reef che probabilmente in passato ha subito l’incurabile ingiuria della dinamite o delle reti a strascico. Poi il blu, profondo, abissale. Emergiamo. Chissà se l’anno prossimo…
L’imperatore iridescente è una specie oggetto, come tantissime altre, di una pesca insostenibile: le sue ottime carni lo rendono vittima di prelievi che superano le capacità riproduttive dello stock. E almeno nel caso di Ras Mohammed, in pieno Parco Nazionale, non è una faccenda facilmente risolvibile con due leggi. C’è il diritto tribale alla pesca tradizionale delle tribù beduine locali, pesca che viene considerata sostenibile in quanto condotta da secoli con metodi tradizionali. Ma c’è anche l’enorme domanda di pesce fresco da parte di un turismo a volte insensibile, più spesso inconsapevole del suo impatto sulla natura circostante.
Molte comunità locali vedono nel turismo una possibilità per uscire dalla fame, purtroppo la maggior parte degli introiti resterà nelle mani dei mediatori che non hanno questa esigenza. Come resteranno nelle tasche di altri gran parte degli introiti provenienti dal turismo sostenibile, che monetizza la bellezza del mare semplicemente guardandolo, come quello di noi subacquei.
E’ un po’ che non sento citare le generazioni future. Davanti a certe scene della natura, quelle che si ripetono da milioni di anni regolarmente sento sempre più spesso domandarsi:
“L’anno prossimo, vedremo ancora la stessa scena?”
L’anno prossimo. Non tra vent’anni. Questo è il polso del mare.