Facciamo il punto sulla biodiversità

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Lo scorso 22 Maggio si sono svolte in tutto il pianeta, manifestazioni di ogni genere per celebrare la biodiversità mondiale.

Le Nazioni Unite hanno voluto che alla nostra risorsa più fragile fosse dedicata almeno una giornata; un momento per migliorare la comprensione del funzionamento della fitta rete che collega ogni essere vivente e sensibilizzare un maggior numero di persone ai problemi legati alla perdita di biodiversità.

Negli ultimi rapporti dell’Intergovernamental panel on climate change è stato dichiarato che, entro la fine del secolo, il livello degli oceani potrebbe alzarsi di più di mezzo metro e a farne le spese, saranno i fragili ecosistemi insulari, gli ecosistemi più ricchi in biodiversità in assoluto.

E’ proprio alla salvaguardia di questi habitat che è stata dedicata la giornata per la biodiversità ecologica del 2014. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) che, come abbiamo imparato tempo fa, ha il compito di tenere aggiornato lo stato delle biodiversità mondiale tramite le Liste rosse, ci ricorda che il 90% degli uccelli e, in genere, il 75% degli animali estinti negli ultimi tre secoli, abitavano sulle isole. Si tratta di una perdita di dimensioni gigantesche, di cui l’uomo è l’unico responsabile.

“Maggiore è il grado di biodiversità, più grande sarà la capacità degli ecosistemi di sopportare perturbazioni esterne, indotte ad esempio dai cambiamenti climatici”, affermano gli scienziati dell’Ipcc, per porre l’accento sull’importanza della diversità biologica. Non è ancora chiaro a tutti, però, che per avere dei risultati positivi bisogna, innanzi tutto, cambiare il nostro modo di vivere il rapporto con la natura. La perdita continua e costante di ecosistemi naturali a favore di urbanizzazioni e coltivazioni, l’introduzione di specie aliene e l’inquinamento rappresentano, per l’ambiente, elementi di disturbo impossibili da contrastare se a questi si aggiunge il riscaldamento globale.

In Italia, ad esempio, asfaltiamo 8 metri quadri di terreno al secondo e negli ultimi anni il ritmo non è certo diminuito. La cementificazione ha comportato tra il 2009 e il 2012 l’immissione in atmosfera di ventuno milioni di tonnellate di CO2, valore pari a quattro milioni di auto in più rispetto a quelle attualmente circolanti sulle strade nazionali.

Il nostro paese, grazie alla sua posizione geografica e alla sua orografia, è il secondo paese più ricco in diversità biologica in Europa. In occasione dell’Anno internazionale della biodiversità, il ministero dell’Ambiente ha definito la “Strategia nazionale per la biodiversità”, un documento guida per progetti riguardanti tre temi fondamentali: biodiversità ed ecosistemi, biodiversità e cambiamento climatico, biodiversità e politiche economiche, che devono trovare attuazione tra il 2011 e il 2020.

Il bilancio del primo biennio non è certo positivo a causa della scarsa collaborazione delle amministrazioni locali e la difficoltà di far capire all’opinione pubblica che i temi ambientali devono essere prioritari anche in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo.

Se diamo uno sguardo al resto del mondo, purtroppo, non troveremo molti successi da celebrare ma, proprio perché la giornata della biodiversità ha lo scopo di incoraggiare tutti noi a modificare alcuni comportamenti dannosi per l’ambiente, voglio parlarvi di un grande traguardo che il WWF ha raggiunto e che contribuirà alla salvaguardia della foresta amazzonica, luogo sulla terra con la maggiore diversità biologica.

L’associazione firmerà con il governo del Brasile un accordo per sostenere l’ARPA (la più grande rete di aree protette per le foreste tropicali) con l’obiettivo di incrementare il numero di aree protette in Brasile del 5% (un’area equivalente alla superficie della Spagna) allo scopo di salvare definitivamente quei territori dalla deforestazione. La grande foresta Amazzonica ospita il 10% delle specie conosciute ma negli ultimi 50 anni ha perso quasi un quinto della sua superficie, compresi animali e risorse naturali preziose per le popolazioni locali e il Pianeta.

Grazie al programma, iniziato nel 2002, si è istituito il più grande parco nazionale di foresta tropicale al mondo (il parco di Tumucumaque Mountains) e un Corridoio Naturale nel cuore della foresta amazzonica tra Colombia, Ecuador e Perù.

C’è qualche buona notizia anche per le nostre foreste. Pochi giorni fa, il Ministro Martina ha annunciato il decreto che attuerà la disciplina europea sul divieto di commercializzazione del legno tagliato illegalmente; decreto che colmerebbe il grave ritardo del nostro paese nella ricezione delle direttive dettate dall’UE per contrastare il mercato nero di legname.

La biodiversità è la risorsa più importante della terra e la sua perdita significherebbe il collasso e la morte di gran parte delle forme di vita ora esistenti. Come affermano alcuni ecologi, il nostro pianeta ha dimostrato di essere in grado di superare i momenti di stress, stabilendo nuovi equilibri ecologici ma, questa ripresa, è sempre avvenuta dopo la scomparsa di ciò che ha provocato il collasso.

Non c’è dubbio che, se il genere umano vorrà sopravvivere alla crisi ecologica attuale, potrà farlo solo smettendo di essere causa del problema e, modificando stili di vita e contribuendo alla salvaguardia e al recupero della biodiversità mondiale, diventare parte della soluzione.

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