Un polpo, la migliore mamma al mondo
posted by Barbara Dalla Bona | Agosto 5, 2014 | In Home, Vita sul Pianeta | Articolo letto 10.782 volteQuesto polpo non lo sa ma, tra gli animali che depongono uova, ha battuto di gran lunga ogni record di durata delle cure parentali.
In passato, altri polpi sono stati osservati proteggere le uova ma, il periodo massimo fin ora osservato è stato di 14 mesi; durata considerevole, certo, ma di molto inferiore ai 54 mesi del protagonista di questa impresa!
Nell’aprile del 2007, Bruce Robison, biologo presso l’istituto di ricerca del Monteray Bay Aquarium, stava conducendo i rilevamenti di routine al largo della costa centrale della California, a ridosso di pareti rocciose a 1.400 metri di profondità tramite un veicolo comandato a distanza (il ROV). Durante questa prima ricognizione ha notato una femmina di polpo che stava covando una nidiata. Prima di allontanarsi il team di ricercatori ha voluto individuare alcuni tratti distintivi dell’esemplare che avrebbero permesso, eventualmente, di riconoscerlo in futuro.
Grazie ad alcune evidenti cicatrici, il mese successivo, i ricercatori hanno potuto accertarsi che quella femmina era ancora lì, con le sue uova, come se, in tutto quel tempo, non si fosse mai spostata.
Nei mesi e negli anni successivi il ROV ha perlustrato quella parete rocciosa ben 18 volte e, ogni volta, lei era lì, paziente, con l’unico obiettivo di proteggere i suoi piccoli.
Poiché quasi tutte le specie di polpo depongono le uova una sola volta nell’arco della loro vita e grazie alle misurazioni laser che hanno permesso agli scienziati di monitorare la crescita delle uova, Bruce oggi è in grado di affermare con certezza che, in tutti questi anni, sono stati testimoni della maturazione lentissima di un’unica nidiata e dell’infinita pazienza di una sola mamma.
Negli anni, però, gli studiosi del team sono stati testimoni anche del lento e inesorabile invecchiamento dell’animale, dall’impallidimento alla perdita del tono muscolare finché i suoi occhi hanno perso il loro scintillio, chiaro segno della morte imminente. Nonostante l’evidente fatica, però, la mamma non è mai stata vista abbandonare le uova e molto probabilmente, durante tutto questo periodo, non si è mai nutrita.
Cosa le ha permesso di sopravvivere anni senza mangiare? Probabilmente la stessa condizione che l’ha obbligata a una gestazione tanto lunga: le fredde temperature delle acque profonde oceaniche che ne hanno abbassato il metabolismo.
L’ultima volta che i ricercatori hanno visto la mamma polpo è stato nel settembre del 2011. Il mese successivo, al suo posto erano visibili solo i resti degli involucri delle uova, segno che la lunghissima gestazione era andata a buon fine.
I polpi che colonizzano acque poco profonde sono soliti deporre un gran numero di uova che in poco tempo si schiudono, rilasciando nella corrente una miriade di minuscoli polpi che entrano a far parte del plancton. Questo esemplare di G. boreopacifica, invece, ha deposto solo 160 uova che, alla schiusa, hanno liberato dei polpi già perfettamente formati e lunghi più di 3 cm.
Una cova così lunga fa pensare che ci si trovi di fronte ad una specie particolarmente longeva, una scoperta non da poco se si considera che, in media, un polpo non vive che un paio d’anni!
Qual è la durata massima di gestazione di questa specie ancora non si sa e, come afferma Eric Hochberg, curatore del Museo di Storia Naturale di Santa Barbara, potrebbe anche superare i 54 mesi.
Nell’attesa di nuove scoperte sui polpi di acque profonde possiamo definitivamente proclamare G. boreopacifica, la mamma più paziente sulla terra!
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Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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