Una nuova pagina per Sharm
Quelli rimasti lì, a Sharm el Sheikh dopo la rivoluzione, sembrano dei sopravvissuti ad una guerra che non c’è mai stata: ‘Avevamo paura che durante i disordini al Cairo alcuni prodotti non arrivassero più dalla capitale, questo sì, allora abbiamo comprato decine e decine di pacchi d’acqua potabile, scatolame, abbiamo fatto benzina… ma in compenso hanno ridotto gli affitti, è una legge egiziana, in caso di crisi i proprietari delle mura sono obbligati a ridurre gli affitti della metà. Ecco perché ho continuato a stare qui pur lavorando pochissimo.’ Mi dice Barbara, video operatrice subacquea, sopravvissuta alla rivoluzione facendo traduzioni on line. ‘Non capisco: qui non ci sono mai state le tensioni sociali che ci sono al Cairo. Qui la gente viene per lavorare o per starsene in vacanza.’ I disoccupati sono già tornati alle città di provenienza.
Pochi sanno che Sharm ha uno statuto particolare, dove gli stessi egiziani hanno bisogno di un permesso speciale per risiedervi e lavorare. Intanto le compagnie aeree cancellavano i voli, lasciando Sharm quasi isolata dal turismo. Giorgio dell’Holiday Service è uno di quelli che sono rimasti, all’Hilton Mountain a Naama Bay ‘Avevamo avviato una iniziativa: il College, la gestione di alcune camere per il nostro centro subacqueo, un investimento ed un impegno consistenti, non potevamo mollare. E’ stata dura ma per fortuna viviamo di clientela affezionata, subacquei che tornano. In barca si sta bene, si sta larghi, si ride.’ E già, i tempi dei grupponi di subacquei con una guida sola sono finiti da parecchio tempo. Dieci anni fa ne portavi in acqua anche venti. ‘Con gli italiani non puoi’, dicevano in giro di noi: ‘ troppo indisciplinati per avere una sola guida, rischi l’incidente.’ Ma la realtà è sempre stata diversa da come l’hanno raccontata; molti diving italiani, soprattutto quelli piccoli e senza pretese ‘industriali’, hanno sempre offerto un servizio personale e probabilmente questo è stato ciò che li ha salvati nel momento di crisi.
Claudia e Jessica, del Seasoul, nell’hotel Badawia, sono due che con i clienti stringono subito amicizia, figuriamoci con quelli di vecchia data. Walter, di Sharm Scuba Service, invece, un anno fa era preoccupato di quando tutto sarebbe tornato alla normalità: ‘Finora tutti noi siamo al limite della sopravvivenza, in piedi grazie ai vecchi clienti, persone affezionate che tornano nonostante gli spauracchi. Ma quando a Sharm ricominceranno i numeri di una volta gli affitti delle barche e degli immobili torneranno quelli di sempre, e come sai oggi gli alberghi non ti danno nulla, sono sempre meno i subacquei che dall’albergo decidono di fare immersioni o uscire in barca. Oggi se in un albergo ci sono dei subacquei è quasi sempre merito del diving ma questo non ce lo riconosce nessuno. Il rischio è tornare a pagare cifre altissime per avere gli alberghi pieni di una clientela cui non importa nulla della subacquea, di uscire in barca.’
Il Camel Dive Club & Hotel, storico diving di Naama Bay della crisi ha risentito, ma in misura minore: è un diving grande, con molte camere a disposizione per i clienti ed un bar famosissimo, clientela internazionale. ‘Gli inglesi, per esempio, hanno sempre continuato a venire, come i russi, per fortuna – dice Simone, Operation Manager del Camel – noi qui non abbiamo mai percepito una situazione che non permettesse ai turisti di venire a Sharm. Oggi c’è addirittura più sicurezza, ma francamente non so capacitarmene perché non m’è mai sembrato che ci fosse bisogno di incrementarla. Non so darmi una spiegazione anche perché non credo che Russia e Gran Bretagna non ci tengano alla sicurezza dei loro cittadini… mentre le altre destinazioni in Egitto restavano aperte. Mi sembra ci stato una specie di effetto domino, ha iniziato a chiudere un Paese e gli altri sono andati dietro.’ Anche Diving & Discovery, uno dei centri a gestione italiana meglio organizzati, si è tenuto in piedi grazie alla clientela internazionale ed alla professionalità del suo staff. Il Camel ha recentemente introdotto le uscite in gommone, con partenza dal Roatana, per raggiungere i reef nello Stretto di Tiran in circa dieci minuti. E’ un servizio per gli intenditori che prediligono immersioni mirate, fuori dai programmi consueti (e dai limiti) delle barche grandi da full-day. Con il gommone puoi immergerti quasi in ogni condizione di mare, andare e tornare in orari comodi o scegliere i momenti propizi di luna e di marea, per cercare il banco degli squali martello a Jackson Nord, per esempio.
Ma non è solo il Camel a offrire questo servizio. Fred e Cristina, del Cali Diving Centre offrono lo stesso servizio per piccoli gruppi (è uno di quei diving dove è meglio prenotarsi con un certo anticipo, come con certi ristoranti) in più Fred, fotografo e video- operatore si è organizzato per le esigenze dei fotografi sopra e sotto la superficie; ha attrezzato una villa a tre per ospitare stage e work-shop di foto e video-sub, con piscina, sala proiezioni, laboratorio, biblioteca e vasche di risciacquo per custodie e attrezzature. Molte sono le realtà italiane che sono riuscite a sopravvivere alla scarsità di clientela per via della rivoluzione, degli sconsigli e della cancellazione dei voli. Più o meno tutte si son mantenute in piedi grazie ad una forte propensione al servizio personalizzato, alla qualità delle guide a bordo, come Viaggio nel Blu ma anche il diving Only-Six, che deve il suo nome proprio ad uno standard: non più di sei subacquei per ogni guida.
L’era dei grupponi di subacquei è ormai passata da tempo. In aereo, di ritorno da Sharm el Sheikh, io sono l’unico italiano. Quando tornerò mi sentirò dire: ‘Come? ci sono belle immersioni a Sharm? Pensavo fosse un posto tipo Rimini, o al massimo Ibiza!’ oppure: ‘Cosa vuoi che sia rimasto nel mare di Sharm con tutti quegli alberghi che hanno costruito!’ Penso ai miei amici che son rimasti giù e che continuano a combattere, per amore di un mare perfetto, contro carri armati invisibili.
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