Rigenerazione dell’ambiente dopo l’Incendio

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Quest’articolo era nato con un intento leggermente diverso. Quando Vittoria ed io ci siamo confrontate sulla necessità di un approfondimento sulle conseguenze di incendi di vasta scala su suoli naturali o semi-naturali, entrambe volevamo focalizzare la vostra attenzione su cosa significhi quantificare il danno ambientale legato a un incendio.

L’Unione Europea, con il ben noto motto chi inquina paga vuole affermare che i responsabili di un danno ambientale hanno l’obbligo di ripristinare (di tasca propria) le condizioni precedenti all’evento. Già solo considerando un danno circoscritto (come ad esempio una discarica abusiva o uno scarico non regolare in un corso d’acqua) è difficile riuscire a definire quanto denaro sia necessario per bonificare quel determinato ecosistema, figuriamoci di fronte a ettari di foreste distrutte da un violento incendio!

Come abbiamo già avuto modo di imparare, il valore di un bosco non è legato solo al valore materiale delle piante che lo compongono o della terra su cui radicano, ma è caratterizzato da una serie di benefici che il bosco stesso dona anche a coloro che non lo possiedono. Il bosco ha una comprovata funzione di protezione dai cambiamenti climatici, di stabilizzazione dei versanti e una più preziosa funzione naturalistica (con la conservazione di essenze rare o in via di estinzione). Inoltre, non bisogna dimenticare che, per le comunità locali, è fondamentale la sua funzione di attrazione turistica e infine il suo indiscutibile valore paesaggistico.

Durante le mie ricerche per capire quali fattori siano realmente presi in considerazione nella stima del danno ambientale a seguito d’incendio, mi è balzata agli occhi una data, il 24 Luglio. Il 24 Luglio scorso è stato arrestato un uomo che, incastrato dai filmati della forestale, ha tentato di appiccare un incendio accendendo delle sterpaglie nelle campagne del foggiano. Lo stesso giorno, ma 7 anni prima, divampava uno degli incendi più devastanti che abbia mai coinvolto il promontorio.

In poche ore un incendio di proporzioni gigantesche distrusse centinaia di ettari di bosco a ridosso della preziosissima foresta umbra, minacciando i centri abitati. Migliaia di persone furono evacuate e per alcuni l’unica via di fuga fu il mare; le fiamme, originate in un oliveto, si sarebbero propagate fino a un deposito di bombole di gas che esplose.

Spente le fiamme, ciò che rimase furono solo i tronchi ancora eretti dei pini che dominavano la macchia a ridosso del mare. La Foresta Umbra, per fortuna, fu risparmiata ma, della vegetazione arbustiva che caratterizzava le pendici costiere, non rimase nulla; la potenza che lo contraddistinse abbandonò il fuoco solo tra le acque del mare.

Ho visto con i miei occhi i danni di quel famoso incendio poco dopo il disastro e, quando la scorsa primavera sono tornata in quei luoghi, sono rimasta sorpresa da come il grigio della vegetazione bruciata avesse chiaramente lasciato il posto a una bella macchia bassa in cui giovani individui di pino d’Aleppo stavano rapidamente crescendo e distinguendosi tra tutte le altre tonalità di verde degli arbusti caratteristici.

Mi sono incuriosita e ho iniziato le mie ricerche; volevo sapere quali interventi fossero stati messi in atto per permettere questa rinascita. La mia sorpresa è stata grande quando ho avuto la conferma che, tralasciando alcuni rimboschimenti effettuati in prossimità di strade e ospedali nella parte più interna del promontorio, nessun intervento era stato previsto per la fascia costiera.

Nonostante questo, la natura si è riappropriata dei suoi spazi e l’ha fatto anche meglio di prima! Che cosa sia accaduto lo spiega il botanico Nello Biscotti, socio della Società Botanica Italiana (membro del gruppo di lavoro della didattica, tra i respon­sabili della rubrica “Didat­tica, Scuola, Università” dell’Informatore Botanico Italiano), colui che ha promosso la prima conferenza sulle valenze didattico­ educative della Botanica nel Gargano Parco.

“In questi anni – afferma – non sono state realizzate politiche di rimboschi­mento, non era il caso. La natura, dopo un incendio, compie il suo percorso di recupero, ha una ripresa forte ed intensa. Questa ri­presa vede l’espressione di tutte le potenzialità del no­stro territorio e favorisce la biodiversità forestale”.

La macchia mediterranea ha una grande capacità di resilienza (cioè di tornare all’equilibrio originario dopo una perturbazione) ma immaginavo che, dopo un incendio così devastante, si sarebbe verificato un recupero, seppur caratterizzato da un impoverimento della biodiversità. Ciò che è accaduto nella macchia prossima alla Foresta Umbra è invece l’opposto; com’è potuto accadere?

Spiega Biscotti “in passato la zona era dominata dalla pineta ed era dunque massima­mente infiammabile”. La pineta era mantenuta dall’uomo che ne sfruttava legno e altri prodotti; a seguito dell’incendio, però, senza l’azione dell’uomo, i pini appena nati si sono trovati a competere con tutte le altre piante della macchia e, spiega ancora, “La natura non esprime una pineta omogenea, ma diverse facies. Oggi stiamo assistendo alla rinascita di quell’ampio e devastato territorio: sta avvenendo con arbusteti e un paesaggio variegato, che sta co­prendo con un manto nuo­vo l’area colpita dall’incen­dio. Si sono ripresi i cisti, favoriti dalla germinazione con­sentita dal passaggio della luce tra gli alberi”.

Secondo il botanico, quindi, dall’incendio del 2007 è sorto un paesaggio più articolato e meno espo­sto al rischio del rapido divampare e moltiplicarsi delle fiamme. Il fuoco, problema delle regioni mediterranee è, da una parte, fattore di degradazione ma, dall’altra, un naturale elemento dell’ecosistema. Con ciò non vogliamo dire che il fuoco sia utile, piuttosto che sia un fattore ecologico che dovrebbe essere ampiamente compreso, studiato e gestito.

Nella costituzione della vegetazione mediterranea il fuoco ha un suo ruolo che ne ha determinato la struttura vegetale. Sul Gargano, dopo il passaggio del fuoco, le vaste pinete sembrano non riuscire a ricostituirsi; quando la nuova macchia si sarà ristabilita non ci sarà più la possibilità per i pini di riacquistare gli spazi perduti.

Quella del Gargano è una storia a lieto fine che non ci può, però, far credere che gli incendi non siano tra le cause principali del degrado negli ambienti naturali. Anche le formazioni della macchia non sono in grado di sopravvivere a incendi ripetuti e ravvicinati e, purtroppo, esistono altre associazioni vegetali che non hanno la stessa capacità di rigenerarsi a seguito di un incendio, perdendo molte delle loro entità caratteristiche.

Siccome non siamo ancora in grado di quantificare il valore complessivo dei beni perduti con la scomparsa di un bosco e non possiamo affidarci alle seppur potenti, capacità di rigenerazione della natura, la nostra arma più efficace è, e rimarrà per molto ancora, la prevenzione.

LINKS:

http://aisfdotit.files.wordpress.com/2013/06/incendi-italiano.pdf

http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/cronaca/incendi/incendio-peschici/incendio-peschici.html

http://www.garganonews.it/articolo74-1/attualita~%C2%A0/l_ecologia-del-fuoco.html

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  1. Giovanna
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