THE TRIP tra Terrence Malick e Baudelaire
Mi siedo ed aspetto che si spengano le luci. La sala del Comune di Binasco, alle porte di Milano, si affaccia con delle vetrate sul cortile del castello. Fuori è già buio. Alla premiazione di My-Shot, meno di un anno fa, c’è anche Sea Shepherd. Di video, documentari e film sulla vita marina ne ho visti a migliaia e so che pochissimi autori riescono a raggiungere la qualità più alta: quella della BBC, o del National Geographic, per intenderci. L’anno prima, con ‘Il Gigante e il Pescatore’ un documentario sugli squali balena di Cendrawasi Bay, in Wester Papua, Iop, Boyer e Bortoli avevano vinto la Pinna d’Oro al Festival dell’Immagine Sottomarina di Marsiglia, il Festival più prestigioso nel settore. So che, di nuovo, non resterò deluso, anzi sarà un privilegio: vedrò in anteprima ciò che è stato presentato a Marsiglia e premiato con una Pinna d’Argento, stavolta. Per vedere in televisione il documentario precedente ho dovuto aspettare un anno e mezzo, e cioè che la RSI, Radiotelevisione Svizzera di Lingua Italiana lo mandasse in onda. Spengono le luci.
In un gioco di riflessi che suggerisce un’entità cosmica o una guida spirituale più che una creatura marina. Una voce femminile fuori campo si presenta: dice di essere emersa quasi in superficie dal fondo dell’oceano insieme ad una compagna di viaggio e che il suo concetto del tempo è così diverso da quello degli umani. Sopra le onde un veliero, Colombo sta arrivando nelle Americhe. Inizia dai Caraibi, il viaggio, in un mare che fino a due milioni di anni prima era collegato all’Oceano Pacifico. Migliaia di miglia tutte percorse sott’acqua, attraverso tre oceani, senza fiato. Qui le immagini sono state scelte non per la loro sensazionalità, ma per la loro bellezza e ti rendi conto che l’opera esce dagli schemi del documento e deborda nell’arte: è una celebrazione del mare. Invade i campi dell’emozione e dell’intelletto e li stimola a ondate continue, gigantesche. L’unico paragone che mi viene in mente è Terrence Malick. Come in ‘The Tree of Life’, uso massiccio della voce fuori campo, il sovrumano che permea ogni cosa semplice attraverso la vertigine dell’immagine, della contemplazione della natura, e non importa che dietro ci sia un artefice, o un meccanismo perpetuo ed inestinguibile. Mind blowing.
‘L’idea parte da Daniele Iop, me l’aveva esposta qualche anno fa’ dice Massimo Boyer, scrittore fotografo e biologo marino, ‘finalmente nel 2013 abbiamo trovato il tempo per lavorarci. A me è toccato il compito di farne una storia, ovviamente romanzata, ma senza perdere di vista la scientificità. L’ho basata sulla teoria del conveyor-belt (nastro trasportatore) quella che dice che l’ acqua in 500 anni può percorrere in superficie tutti gli oceani del mondo, per poi sprofondare negli abissi e rifare a ritroso il percorso (altri 500 anni). Già di per sé è una storia bellissima, di grande linearità, non ho dovuto ricamarci molto per raccontarla…’ dice come se fosse una intuizione di tutti i giorni, ‘le immagini ovviamente sono immagini di archivio, che Daniele e Manfred hanno girato negli ultimi anni, nel corso di differenti viaggi, noi non troveremmo facilmente 500 anni di tempo per farci spingere dalle correnti!’
La standing ovation è quella dei subacquei, qualcosa che potrebbe continuare per ore, qui a Binasco c’è il cuore di chi s’occupa di mare e lo ama da dentro, e con amarezza penso a quanta fatica dovrà fare questo capolavoro per raggiungere il grande pubblico. Penso al koan che mi fu gridato dalla scogliera di St.Abbs, Scozia, mentre mi lamentavo del freddo, della neve in superfice a maggio e della scarsa visibilità sott’acqua che m’aveva fatto perdere il contatto con il gruppo, sbagliare l’esercizio.
“Questo Mare è un mare di merda!” urlai.
“Questo mare? E quanti Mari ci sono, secondo te?!?” mi gridò in risposta la mia istruttrice.
A Milano, questa volta, si parla di squali. Sono di nuovo in compagnia di Elena la mia compagna, stavolta oltre a Boyer c’è Marco Affronte, ricercatore, biologo marino e scrittore a parlare di squali e c’è Sea Shepherd, che ha scelto ‘Il viaggio’ come film da mostrare ai bambini nelle scuole per la loro campagna di sensibilizzazione sul mare. Le luci si affievoliscono e gli arazzi di Palazzo Isimbardi arretrano nel buio. La voce narrante de ‘Il viaggio’ attira l’attenzione in sala.
Le prime parole di ‘The Tree of Life’, di Malick, si affacciano nei miei pensieri: ‘Ci sono due vie per affrontare la vita, e sta a te scegliere quale delle due vie seguire: la via della Natura, o la via della Grazia.’
Poi mi sembra di udire di nuovo quel koan urlato nel vento, in Scozia. Ora vedo quella risposta, il mare è UNO. Di nuovo, alla fine del film scopro chi è la narratrice, eppure l’emozione c’è ancora.
“Porca miseria! Sono in imbarazzo, è la seconda volta che lo guardo e di nuovo non trattengo le lacrime!”
“Dillo a me, che sono anche un maschio con una certa reputazione nella subacquea…”
La standing ovation è un altro fiume in piena.
‘Tutto, là sotto, è armonia e bellezza’ – Charles Baudelaire.
Epilogo
‘The Trip’ (Il Viaggio) vince il primo premio a Cairns, in Australia. Sfondare nel giro anglosassone è sempre una impresa notevole. Significa aver vinto nella competizione tra le più grandi e ricche produzioni del mondo. Ma il mare è UNO e son convinto che la via della Natura è anche quella della Grazia. Mi dice Boyer che ‘The Trip’, a parte Sea Shepherd, è ancora in cerca di un distributore.
- Palma d’Argento-2°Premio al 40°Festival Mondial De L’Image Sous Marine di Marsiglia 2013
- Selezionato Ocean Film Festival Australian International Tour
- 2 Posto Cat Professional MIMA 2014 (Spain, Medes)
- 2 Posto Cat. Professional festival PAF Tachov 2014 (Czec republic)
- 2 Posto Cat.Professional Marmara Festival-Underwater (Turkey)
- 1 Prize Cat Professional Carins Underwater Film Festival (Australia)
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