Una grande vittoria per la protezione delle specie migratrici

animalsSi è da pochi giorni conclusa a Quito l’undicesima Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici della fauna selvatica (CMS). La Convenzione, siglata per la prima volta a Bonn nel 1979, si pone come obiettivo la conservazione di un sempre maggior numero di specie migratrici, siano esse terrestri o marine. Oggi i paesi che la sottoscrivono sono 120 e si riuniscono ogni tre anni per concordare i piani d’azione e impegnarsi a rispettare gli accordi internazionali per la protezione degli animali.

Mai come quest’anno, la Conferenza ha generato un livello di attenzione senza precedenti e gli animali migratori sono balzati al centro di molte tra le questioni più calde degli ultimi tempi; dall’inquinamento dei nostri oceani, agli effetti dei cambiamenti climatici fino all’immancabile piaga del bracconaggio.

Esperti scienziati e uomini di governo si sono confrontati per sei giorni e, alla fine, sono state approvate trentuno proposte con lo scopo, da un lato, di aggiungere nuove specie alle liste delle specie protette, dall’altro di migliorare lo stato di conservazione di quelle già presenti in lista.

Ad esempio, nell’Appendice I, quella in cui sono elencate le specie minacciate d’estinzione, è stata inserita, su proposta dell’Unione Europea, la balena dal becco d’oca (Ziphius cavirostris) e, nell’Appendice II, quella, per intenderci, in cui compaiono specie che hanno bisogno di particolari attenzioni per la loro conservazione, il famosissimo orso polare (Ursus maritimus).

“Le decisioni prese dai governi alla Conferenza CMS riflettono la crescente consapevolezza che la responsabilità per la protezione della fauna selvatica è condivisa, e che le minacce per la fauna selvatica possono essere affrontate in modo più efficace attraverso la cooperazione globale”, ha dichiarato Achim Steiner, sottosegretario generale e direttore esecutivo del Programma Ambientale delle Nazioni Unite.

Per migliorare lo stato di conservazione di alcune specie, poi, sono stati approvati anche tre piani d’azione: per l’argali (Ovis ammon) in Asia centrale, per le tartarughe (Caretta caretta) nel Pacifico e per il falco sacro (Falco cherrug).

Proprio al fine di fornire maggiore protezione alle specie di uccelli migratori, che sempre più frequentemente sono vittime di catture e commercio illegale, i paesi firmatari hanno deciso di agire in maniera decisiva e hanno sottoscritto un documento che riporta le “linee guida per prevenire il rischio di avvelenamento degli uccelli migratori”. Elemento chiave sancito dalle linee guida è l’eliminazione graduale dell’uso di proiettili al piombo entro i prossimi tre anni.

La peggiore minaccia per gli uccelli migratori, però, sarà sempre il bracconaggio. Durante la conferenza delle parti, quindi, è stato dato il via a un piano di cooperazione regionale per proteggere gli animali migratori anche durante l’attraversamento delle frontiere politiche nazionali.

Altra questione discussa ha riguardato la minaccia che turbine eoliche, pannelli solari, dighe e altre opere di generazione delle cosiddette energie rinnovabili rappresentano giornalmente per pipistrelli, uccelli e cetacei.

In ambiente marino le risoluzioni sono state approvate anche in materia di rifiuti plastici ma, il traguardo più significativo, è stato sancire il divieto di catturare i cetacei a scopi commerciali e utilizzarli in delfinari e oceanari, luoghi chiaramente inadatti alle esigenze della specie.

Il provvedimento della Convenzione prevede che i 120 paesi membri modifichino la loro legislazione interna per vietare le catture in natura e blocchino le importazioni dei cetacei per gli spettacoli nei delfinari. Altra richiesta formale impone anche alla Cites e all’Iwc (Commissione Internazionale Baleniera) di prendere atto dei contenuti della risoluzione e di impegnarsi affinché le indicazioni contenute nella stessa siano applicate.

Presto non ci sarà più bisogno di raccontare la disperata rabbia di Tilikum (come nell’articolo Blackfish, l’orca assassina) e anche i giapponesi dovranno confrontarsi con questa nuova presa di posizione globale. I massacri che, regolarmente avvengono lungo le coste giapponesi, racontati nell’articolo La baia rossa di Taiji, erano in parte giustificati, dal governo, dalla necessità di catturare esemplari da vendere ai delfinari di tutto il mondo. Come tutti sanno, solo alcuni di loro sono catturati vivi mentre il commercio più importante rimane quello della loro carne. Ora che ben 120 paesi si sono impegnati a non acquistare esemplari nati liberi, chissà se il Giappone avrà ancora la pretesa di continuare con queste mattanze.

La totalità dei delegati ha affermato che la COP11, così come si è conclusa, rappresenta una pietra miliare nello sviluppo della Convenzione e un netto passo in avanti per adempiere al mandato per cui la Convenzione è stata istituita: la conservazione delle specie migratorie in via d’estinzione.

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