In arte Pipi

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Al parcheggio della marina del Travco, a Sharm el Sheikh, i divemaster uno ad uno e con le loro brave sacche salate in spalla scendono dagli scooter e li issano sui cavalletti.  Li vedi filare verso il porto in bermuda e ciabattine, i polpacci abbronzati. “Una Vespa e un brevetto istruttore qui a Sharm el Sheikh non li negano a nessuno” dice Rubè con gli occhi socchiusi nel sole già forte del mattino, “ma gli istruttori vanno e vengono. Le vespe, invece, restano qui. Si sa, le vespe non muoiono mai.”

Quando Yanez, o Max Toscanello, partì per Gran Canaria lasciò la sua vespa a Francesco Pipino detto Pipi, istruttore sub del Camel in giro per Sharm già da un bel pezzo. La prima cosa che capitò a Pipi con quella vespa fu di perdere la targa anteriore. Chiese subito a un poliziotto cosa avrebbe dovuto fare. “Vai in tipografia a el Ruwasait – la zona delle botteghe artigiane” Disse il poliziotto. Tutto qua? Che bello, pensò Pipi. E ci andò. L’artigiano gli fece una bella targa che durò sei mesi. Durò fin quando incontrò un poliziotto con un’idea diversa da tutti gli altri in fatto di targhe. Gli fece una multa, gli sequestrò il libretto del motorino e lo spedì a el Tor, la famigerata capitale amministrativa del Sinai. Uno dei non luoghi più non luoghi del pianeta. La vera punizione è esserci. Lì, tra mille scartoffie polverose Francesco si ritrovò in mano una risma di fogli in Arabo fitti di bolli e timbri. E da un buco spaziotemporale come per magia rispuntò la sua patente egiziana, che gli era stata confiscata due anni prima e della quale s’erano perse le coordinate. I fogli erano così tanti che tutti i poliziotti cui li mostrava si spaventavano e lo lasciavano andare. E ancora oggi si rifiutano di leggerli e lo mandano via. Ma cosa ha fatto Francesco Pipino, ex funzionario di banca, di quelli che definiresti banchieri e non bancario, per trovarsi in questa situazione surreale in Egitto?

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Nel suo sguardo calmo e nel suo sorriso rassicurante non leggi fughe precipitose. Pugliese di Oria, cittadina storica del Salento, il mare gli scorre nel sangue e va sott’acqua ragionevolmente da quando è nato. Voleva vedere il mondo, vivere altri mari. “Ho pianificato tutto con un certo distacco” dice Francesco, “come un liberto romano ho deciso di riscattare la mia libertà. Così ho deciso: niente auto di lusso, niente cene costose, niente spese pazze. Il mio primo passo verso la libertà fu quello di acquistare dei locali, abitazioni del ‘500 nel centro storico di Oria, ristrutturarli e farne delle suite che ora formano un albergo diffuso, borgodioria appunto. Lavoravo sette giorni su sette, ma non m’importava.” La libertà, pianificata o meno, ha un suo prezzo. Il secondo passo è stato il corso di divemaster, guida subacquea, a Bali. Al centro sub l’avevano subito assunto e lui s’era preso un’aspettativa dalla banca. Inizia un lungo ‘divemasterato’ in giro per quella parte del pianeta che lo attira come una calamita: l’oriente. India, Thailandia, Sri Lanka. “Ad un certo punto le aspettative che mi prendevo erano diventate così tante e così lunghe che ho capito che in banca non me ne avrebbero date più.” Ride. Era ora di compiere il grande passo: diventare istruttore subacqueo a Sharm el Sheikh e lavorare lì. Finalmente.

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“Lavorare qui è stato il vero raggiungimento, è stato vivere le pagine di Figli di una Shamandura, le innumerevoli discussioni con i rais, i capitani,  le avventure sul relitto del Thistlegorm. E indovina chi si occupa del mio training? Il mitico Franz in persona! Il super-divemaster organizzatissimo che hai descritto così bene nel libro, esisteva ed era proprio così.”  Sì, Franz è proprio così: quello delle shamandure segrete, cioè i corpi morti che conosce solo lui, nei punti più preziosi e inviolati del reef, dalla baia di Marsa Bareika, giù a Ras Mohammed, a Laguna Nord,  su nell’impetuoso stretto di Tiran. E quelle mappe sono state mostrate solo a pochissimi degni depositari.

“Una sera mandai a Franz un sms. Volevo sapere dove entrare in acqua per trovare i pesci imperatore iridescente, gli shour, che si riunivano per l’accoppiamento… me ne aveva parlato.” Cercava, Pipi, la scena mozzafiato dell’inizio aprile che Franz rivela agli adepti: nuvole immense di pesci a mezz’acqua tra il reef e la superficie filtrano e riflettono i raggi solari. E poi? Arrivano gli squali. “Franz non mi rispose, probabilmente già dormiva. Ma tu sai cosa ha fatto dopo?”

“Ti chiamò alle sei di mattina per dirti dove controllare la corrente e dove entrare in acqua?”

“Esatto! Proprio così.” Ridiamo. Franz non può lasciarti partire così, a vanvera. Franz c’è, e ogni tua vittoria è una sua vittoria. Ovviamente gli imperatore iridescenti, c’erano. Anzi: Pipi li trovò, il suo pubblico di subacquei esultò e lui, come Franz, entrava nell’Olimpo delle Grandi Guide Subacquee Sharmesi. E’, infatti una delle guide più famose di Sharm el Sheikh a livello internazionale.

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“Mi guida un sano istinto di caccia” dice Pipi, “di quelli che non fai male a una mosca, ma lo utilizzi per sgamare la preda, mostrarla agli altri subacquei, per condividere con loro l’emozione di un incontro con creature marine affascinanti.”

Pipi cura un blog dove racconta dei suoi frequenti viaggi e dei risvolti surreali del vivere a Sharm e un profilo Facebook molto vivace. Mentre scrivo è a Sri Lanka, dove sverna volentieri appena la stagione a Sharm si fa troppo bassa. A giugno lo trovate invece ad Oria, a curare il suo gioiello e a godersi la famiglia. Per tutto il resto del tempo lo trovate a Sharm el Sheikh, in barca o sui divanetti davanti al Camel, uno dei centri subacquei storici di Sharm, a fumare un narghilè profumato alla mela o a bere una birra Sakkara. Pipi non lo trovi mai da solo in un angolino. E’ sempre a suo agio in mezzo alla gente. Come in mezzo ai pesci, ai coralli.

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Dal blog di Pipi

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