Bibi
Scendo dalla barca che fa la mezza giornata e mi piazzo al diving, dove aspetto una pizza funghi che ho ordinato via radio e che non arriverà mai in tempo e sento un MIAO. I gatti egiziani hanno un modo diverso di fare miao, anzi, tantissimi modi di fare miao. Il loro è un linguaggio assai più ricco dei monosillabi (quei rari) pronunciati dai gatti europei.
“E’ la gatta della Bibi” mi dicono al counter. “E non scappa?” domando io, poi mi accorgo che me ne manca un altro di dettaglio: “Chi è Bibi?” “Tu sei sempre in barca e non vi siete mai incrociati.” Bionda, parla un sacco di lingue tra cui l’arabo. Esuberante, iperattiva, professionale. Uno di quei personaggi che sanno scrivere la storia di un luogo, di un diving centre. Come, del resto, tutti quelli che fanno parte di questa ‘galleria’.
Com’era capitata a Sharm? Barbara Bakker lavorava nella Milano dell’economia. Investment banking, con società americane dove più sgobbi e più ricevi. “Il che significa grandi soddisfazioni ma anche orari impossibili e mole di lavoro che aumenta senza che tu te ne renda conto.” Galeotto fu quel pomeriggio del 1996. In ufficio lo stress s’affettava col coltello, rapporti da finire, telefoni che non smettono di squillare.
Come in un film Bibi scaraventa tutto in terra e finalmente alza un telefono. Per chiamare l’agenzia di viaggi. Il giorno dopo è su un aereo per Sharm el Sheikh. Con un pacchetto full inclusive di una settimana. Quanto le basta per trovare lavoro.
“Ero divemaster da città” ricorda “e ho scoperto l’acqua calda, i colori, i coralli e la visibilità! Queste cose esistevano davvero!” Qualche mese dopo è già istruttore, è il 1997. E scopre anche l’identità multiculturale ed esilarante di Sharm: “Ero a Sharm da neanche un mese, e la scena si svolge a Sharm el Maya, il vecchio pontile da dove si partiva una volta. Aspettavo la barca, la gente spazientava. La barca arriva e capitan Khaled, mitico uomo, mi fa un gesto con la mano, quello che fanno gli italiani per dirti ‘ma che cazzo vuoi?’ Salgo a bordo mi fiondo da Khaled e glie ne urlo di tutte: ‘Non farlo mai più! E’ perché sono una donna che ti permetti?’ Khaled mi guarda col mezzo sorriso, mi lascia sfogare per bene, e poi, giustamente, mi fa: ‘You know, in Egypt this means: wait’. Questo gesto in Egitto significa: aspetta. Nient’altro. Bella figuraccia. Non me la dimentico.”
Per tutti gli anni a seguire Bibi e Khaled, prima ancora di salutarsi si scambiarono il ‘bel’ gesto. E poi giù a ridere come scemi.
Bibi una sera me la ritrovo nello stesso corso di tender della camera iperbarica, dal mitico dott. Adel Taher, corso che superiamo tutti, ma lei becca il punteggio migliore.
“Jump” le dice il capitano del Dhoni. Bibi guarda giù si guarda intorno. “Stai scherzando?” Questo accade alle Maldive, un posto dove i capitani sanno davvero quello che fanno. Un posto dove il mare piatto può nascondere dettagli e riferimenti quanto la notte. Il capitano annuisce, lei si fida. Splash. Bibi trova esattamente tutto quello che era stato descritto nel briefing. Da allora i capitani la chiamarono “Are you serious?”
Ma dura poco, alle Maldive. “Le cose lì non sono andate come pensavo” racconta. E ce la ritroviamo tutti di nuovo nello staff. Ci fa piacere averla di nuovo tra noi, la Bibi, nello staff più figo che si sia mai visto a Sharm, quello dello Sheikh Coast Diving Centre di quegli anni magici. Irripetibili. I am serious. Ma la vita scalza è costellata di trappole. Nel 2002 Bibi dice: “Adesso-Basta-Con-Questa-Vita.” Succede. E’ una specie di senso di colpa osmotico: tu non ti senti per niente in colpa a essere pagato per portare la gente sott’acqua in un posto meraviglioso, ma il resto del mondo pensa che la vita è dolore e il lavoro una condanna della Bibbia. Così che a un certo punto ricevi quest’assurdità per osmosi e credi di vivere una vita giocattolo. Ma Bibi, come chiunque di noi alle prese col senso di colpa osmotico, non lo sa. Bibi, la mette così: “Non mi fregava più niente se durante il corso open gli allievi avevano problemi a svuotare la maschera. Ho pensato che era ora di smettere di giocare e di iniziare a fare la persona seria…. e sono tornata a Milano.” Ma aggiunge subito: “Un disastro.”
Tornata a lavorare in un ufficio, si rende conto che ogni scusa era buona per un tuffo in qualsiasi acqua possibile: lago fiume mare freddo fa niente, bastava fare le bolle.
“Non stavo bene, mi mancavano il mare di Sharm, i pesci, i colori, la vita senza scarpe.” Torna a Sharm all’inizio del 2003. E prende in mano una videocamera. “Ho iniziato a ‘vedere’ il mio mare con occhi diversi” dice. Ormai nulla sembra poterla strappare a Sharm el Sheikh, Bibi è diventata un ‘asset’ dell’industria locale e dell’intera comunità. Ma allora… cosa ci fa Bibi all’aeroporto di Stoccolma con i bagagli e una micia egiziana incazzatissima per la neve e per il freddo? Tutto ciò è giustificato dall’unica ragione che può strappare una sharmese dai suoi coralli.
“Lui (Benny) lavorava come divemaster ma solo la stagione invernale, quando in Svezia freddo. Non era il massimo stare insieme in inverno e separarci in estate, ma la scelta è stata facile. Io in Italia non ci volevo tornare e la Svezia, che sapeva di Abba e di Ikea, mi intrigava molto col suo modo di vivere civile e democratico.”
Nel marzo 2005 all’aeroporto di Stoccolma una micia egiziana tira giù dal cielo tutti i ‘miao’ e tutte le Iside e gli Osiride di cui è capace una micia egiziana. Lo fa per tutti i 300 km di strada in macchina “Benny, il mio svedese, se la rideva un sacco!” Dal 2006 Bibi insegna l’Italiano alla sera per un’organizzazione sindacale che si occupa di educazione degli adulti. Si annoierà Bibi in quella terra democratica ma fredda, col sole che sale poco all’orizzonte? “Ci divertiamo come matti, parliamo, leggiamo e cantiamo in Italiano.” Figurati. E così Bibi studia un botto. Inizia con lo Svedese per poter accedere all’università, poi continua con l’arabo e con information science. Si laurea – tesi in Svedese – in tutte le succitate discipline: Scienza delle Informazioni. E Arabo.
“Mi sono laureata un mese fa e mi sembra di aver scalato l’Everest. E’ una lingua meravigliosa, tutto un altro modo di pensare e di ragionare. E adesso lo insegno proprio presso l’università dove l’ho studiato. Il cerchio si è concluso. Ed è come essere un pochino in Egitto. Avevo iniziato a Sharm a studiarlo, c’erano dei corsi serali, ma lo sai com’è, dopo una giornata di sole e di mare vuoi una birra in mano e la compagnia degli amici. Qui in Svezia invece avevo tempo e non solo l’università è gratuita, ma lo stato ti dà dei soldi se studi, a fondo perduto. La logica svedese è che tu ora studi poi contribuisci alla ricchezza del paese.”
Cosa c’entra Bibi con la scienza delle informazioni? Anche lì la sa lunga, bombolari.it è un sito sulla subacquea legato a Bibi a doppia mandata. Qualunque cosa lei e Valter, i fondatori del sito ci raccontino è l’unico sito sulla subacquea ad avere un sottotitolo. Il sottotitolo è immersiolano, sufficiente a smascherare i suoi intenti: quelli di un portolano delle immersioni. Tra briefing, immagini e video il sito copre un numero spropositato di immersioni nel mondo. Più di chiunque altro. Una specie di Lonely Planet dell’immersione. Ma senza pubblicità. Non ti parlano di alberghi o diving centres, ma di dive site: di cosa c’è sott’acqua. Una realtà indipendente. Unica nel panorama italiano.
Ma lei ora vive (e insegna Arabo e Italiano) in Svezia, dove sotto Natale ci sono quelli che vendono gli abeti. Li tagliano e li lasciano in piazza in centro nei paesi, ci lasciano un cartello con il prezzo (5 euro circa) e un cassettina dove tu che compri l’abete ci metti i soldi.
“La cassettina è aperta perché così se hai la banconota da 100 corone ti prendi il resto. Ma te la immagini una roba così in Italia? Non sparirebbe solo la cassettina nel giro di qualche minuto, ma anche tutti gli abeti!”
Sharm el Sheikh Bibi ce l’ha sempre, sempre nel cuore. E vice versa.
“Noi torniamo tutte le estati per un paio di settimane ed è una occasione per salutare gli amici, umani, pesci o coralli. L’anno scorso siano entrati nel negozio autorizzato per gli alcolici di fronte al Pizza Melody. La pizza senza birra non è pizza e al Melody ti consentono di portare tu la birra. Saluto il tipo seduto alla cassa, in arabo, lui alza lo sguardo, mi guarda come se fossi una marziana e mi dice ‘Sei birre Stella a El Nur?’ (un quartiere di Sharm) Non solo il cassiere era quello che 10 anni fa mi rispondeva al telefono, ma si è pure ricordato della mia voce quando ordinavo un delivery!”
A Sharm la gente ha memoria da elefante.
“Queste cose ti scaldano il cuore” mi dice Bibi. E intanto sul suo canale youtube posta i video di Saltstraumen, immersione in Norvegia.
Brava Bibi bellissimo esempio di donna.. e bravo Claudio a raccontarti .. avevo le lacrime agli occhi dal ridere quando l’ho letto!