Il camaleonte gioca con la luce
posted by Barbara Dalla Bona | Marzo 17, 2015 | In Home, Vita sul Pianeta | Articolo letto 12.783 voltePer tutti quelli che sono incuriositi dal mimetismo animale, nulla può essere più affascinante della varietà di colori che un camaleonte può esibire in un piccolo lasso di tempo. Osservare un adulto maschio in fase di corteggiamento sembra quasi assistere allo scherzo di un pittore invisibile e un po’ volubile.
Come per altri animali, la vasta gamma di colori non serve solo a permettere la mimetizzazione (o più correttamente il criptismo) ma è uno strumento per comunicare. I segnali possono far parte di un rituale di seduzione o di una dichiarazione di guerra e, quindi, è necessario che il messaggio cromatico arrivi rapido e non fraintendibile.
A differenza di animali come i polpi e i calamari, i camaleonti non modificano le loro tinte concentrando o disperdendo i pigmenti presenti nelle cellule epiteliali ma giocando con le tonalità della luce riflessa.
Per capire come sia possibile, i ricercatori dell’Università di Ginevra, in Svizzera, hanno studiato con attenzione il comportamento di adulti e giovani esemplari di Furcifer pardalis, un piccolo camaleonte originario del Madagascar.
Tralasciando i caratteristici pigmenti, i ricercatori hanno cercato di capire l’origine dei cosiddetti colori strutturali, cioè quelli derivati dall’interazione tra le cellule dell’epidermide e la luce.
La pelle dei camaleonti è formata da due strati sovrapposti di cellule iridofore (cellule iridescenti pigmentate che riflettono luce). Queste cellule contengono nanocristalli di diverse dimensioni, forma e organizzazione. La disposizione dei cristalli spiegherebbe i cambiamenti cromatici generati dallo stato di allerta dell’animale.
Tutta questione di eccitazione, dunque, che dal sistema nervoso si trasmette rapidamente alle cellule epiteliali.
Quando la pelle si trova in uno stato rilassato, i nanocristalli sono molto vicini tra loro e le cellule riflettono lunghezze d’onda corte (come il verde e il blu); se la pelle viene eccitata, ciascuna cellula riflette selettivamente lunghezze d’onda via via maggiori (come il giallo, l’arancio e il rosso).
Così è possibile spiegare come un maschio adulto, alla vista di un rivale, riesca in pochi secondi a passare a uno stato eccitato e prepararsi a una battaglia all’ultima tonalità.
Ancora più inattesa è stata la scoperta della funzione dello strato più profondo dell’epidermide. I ricercatori hanno capito che i cristalli presenti in queste misteriose cellule, non erano utili a generare colori ma erano in grado di riflettere una grande quantità di luce infrarossa, caratteristica indispensabile per allontanare il calore e rimanere freddi.
Gli autori dell’articolo appena pubblicato su Nature si augurano che la scoperta costituisca la base per future sperimentazioni nel campo ingegneristico e contribuisca alla creazione di nuovi materiali. Al momento possiamo solo avvisare il povero camaleonte che non ha più segreti con noi: il suo umore glielo leggiamo sulla pelle.
Per approfondire:
- http://www.scientificamerican.com/article/the-secret-to-chameleons-ability-to-change-color/
- https://www.youtube.com/watch?v=XdQvtP8EKrM
- http://www.nature.com/ncomms/2015/150302/ncomms7368/full/ncomms7368.html
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About The Author

Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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