Supereroi in natura
posted by Barbara Dalla Bona | Aprile 16, 2015 | In Home, Vita sul Pianeta | Articolo letto 12.315 volteLa maggior parte degli esseri viventi si è evoluta entro un certo range di temperature, a poca distanza dal mare e con ossigeno in abbondanza per respirare. Altre specie, invece, sono riuscite ad adattarsi a condizioni ambientali estreme, nelle quali in passato abbiamo ritenuto impossibile incontrare alcun essere vivente.
L’evoluzione è guidata ovunque dalle stesse esigenze: respirare, muoversi e riprodursi. In ambienti estremi, però, anche queste attività basilari diventano azioni difficilissime, tanto da richiedere l’intervento di superpoteri.
Animali e piante che vivono al limite sono, da pochi giorni, i protagonisti della mostra Life at the Limits, visitabile all’American Museum of Natural History di New York fino al prossimo Gennaio. L’esposizione, curata da Mark Siddall, parassitologo e John Sparks, ittiologo, guida i visitatori alla scoperta di perfette forme di mimetismo, straordinari esempi di parassitismo e altri mezzi incredibili di sopravvivenza e adattamento, svelando potenzialità inaspettate che lasciano il visitatore con uno sconvolgente quesito: è forse possibile beffare la morte e regalarsi l’immortalità?
Con la forza di un unico respiro
La maggior parte delle forme di vita ha bisogno di ossigeno per sopravvivere. Nel regno animale la respirazione deve essere costante perché permette alle cellule di produrre energia. Mentre un essere umano respira in media venti volte al minuto, molti altri animali hanno evoluto forme insolite per recuperare ossigeno o sono riusciti a limitare quello di cui hanno bisogno.
L’Elefante marino (Mirounga sp.pl.), per fare un esempio, trascorre solo due mesi l’anno in Antartide e gli altri dieci li passa sommerso nel gelido Oceano Antartico. Durante la caccia riesce a raggiungere la profondità di 1800 metri sotto la superficie del mare. Grazie alla sua straordinaria capacità di rallentare il battito cardiaco e all’enorme volume di sangue con un’altissima concentrazione di emoglobina riesce a rimanere in immersione per più di due ore.
Vivere senza il sole
Il sole è la fonte di energia per eccellenza ma quando non è più conveniente utilizzarla alcune specie hanno ovviato al problema rubando nutrienti sintetizzati da altri esseri viventi, come accade per la Rafflesia (il fiore cadavere in mostra a New York) e per molte altre piante parassite.
Negli abissi marini, invece, la luce solare non riesce proprio a penetrare. Qui, per alcuni pesci, trovare del cibo potrebbe essere molto difficile. Alcuni animali hanno quindi evoluto la capacità di ingurgitare grandi quantità di cibo in una sola volta.
Chi, a buon diritto, può essere considerato il più vorace è l’inghiottitore nero (Chiasmodon niger). A discapito del nome non molto rassicurante, si tratta di un piccolo pesce di soli 25 cm ma che, grazie a due file di denti aguzzi e a uno stomaco con pareti espandibili, è in grado di ingoiare una preda dieci volte più grande di lui e digerirla comodamente nei giorni successivi.
La luce è assente anche nelle profondità delle grotte dove vivono animali come le salamandre del genere Proteus. Il loro corpo si è evoluto nel tempo eliminando ciò che al buio non è affatto necessario, come la vista o i pigmenti della pelle. Di contro, però, ha sviluppato un potentissimo olfatto, un udito acuto e organi speciali che rilevano la bioelettricità. Inoltre, come i pesci, possiede una serie di cellule lungo tutto il corpo che riescono a percepire la presenza di altri animali nelle vicinanze.
Sensori per il campo elettrico e una visione a 360°
Alcuni predatori hanno sviluppato la straordinaria capacità di individuare la preda senza vederla, sentirla o annusarla.
Il rostro del pesce sega, ad esempio, è disseminato di elettrosensori che riescono a rilevare anche i più deboli campi elettrici di tutti gli animali che vivono tra le acque torbide dei fiumi e delle lagune.
In acque cristalline, invece, una buona vista può fare comodo e le capesante lo sanno bene. Il manto del mollusco (Pecten jacobaeus), è orlato da un centinaio di occhi in miniatura, ognuno dotato della propria retina e lente, che permettono all’animale di tenere sotto controllo tutto lo spazio intorno.
Il potere dell’immortalità
Alcuni insetti vivono solo poche ore, mentre una tartaruga potrebbe sopravvivere per secoli. Gli esseri umani raramente superano i cento anni ma esistono alberi più antichi delle piramidi. La vita sembra voler scorrere più velocemente per alcune specie e quasi dimenticarsi di altre ma esistono alcuni esseri viventi che sembra stiano vincendo la lotta contro la morte.
I tardigradi sono un phylum di vertebrati protostomi che comprende circa mille specie. Esemplari di questo taxa sono stati trovati ovunque, dalle sorgenti termali ai ghiacci antartici. Quando le condizioni diventano troppo dure entrano in uno stato chiamato criptobiosi, che comporta la sospensione di qualunque attività metabolica. In questo stadio sono in grado di sopravvivere a ogni sollecitazione (incluso un viaggio spaziale) per ristabilire le normali attività vitali quando l’ambiente esterno lo permette.
Pare che anche la medusa Turritopsis nutricula abbia imparato a ingannare la morte. In momenti di crisi la colonia sessile è in grado di liberare cloni di sé nello stadio medusoide il che, in pratica, permette allo stesso individuo che ha generato la colonia di scappare e dare origine a una nuova colonia altrove.
I superpoteri degli animali sembra abbiano superato anche la nostra fantasia; quelli elencati qui sopra sono solo alcuni esempi degli straordinari adattamenti che gli esseri viventi sono stati in grado di evolvere per sopravvivere agli ambienti estremi. Molti altri potrete scoprirli visitando la mostra; alcuni, ne sono certa, devono ancora essere svelati.
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About The Author

Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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