È il babbuino il miglior amico del lupo
posted by Barbara Dalla Bona | Giugno 10, 2015 | In Home, Vita sul Pianeta | Articolo letto 7.843 volteQualcosa d’insolito sta accadendo nelle praterie alpine dell’Africa orientale. I lupi etiopi e i babbuini Gelada stanno sperimentando un’innaturale forma di convivenza.
Il lupo etiope (Canis simensis) è un piccolo lupo rossastro simile alla volpe. Ai nostri giorni ne sopravvivono solo sette popolazioni (circa 550 esemplari) e tutti residenti nelle regioni afro – alpine dell’Etiopia, a 3000 metri sul livello del mare.
Il babbuino Gelada (Theropithecus gelada) è invece una grossa scimmia della famiglia dei Cercopitecidi e, benché non sia in pericolo di estinzione, il suo areale è molto ristretto e si limita agli altipiani rocciosi intorno al Lago Tana, sempre in Etiopia.
Areali quasi sovrapposti farebbero pensare a una dura lotta per la sopravvivenza tra quella che dovrebbe essere la preda (cioè la scimmia) e il predatore (il lupo) con gli esemplari delle due specie debitamente isolati. La realtà, invece, ci racconta un’altra storia.
“Studiando il comportamento delle due specie è frequente osservare esemplari di babbuini e di lupi prossimi tra loro che, semplicemente, si ignorano” afferma la primatologa Vivek Venkataraman del Dartmouth College nel New Hampshire.
Nonostante i lupi predino frequentemente agnelli o capretti, i babbuini adulti possono essere considerati avversari troppo pericolosi da fronteggiare e, perciò, la necessità di rinunciare a una caccia che potrebbe rivelarsi fatale. Come giustificare, però, che i lupi sembrino ignorare anche i piccoli di babbuino?
In generale, i babbuini Gelada non sono per nulla turbati dalla presenza di questo particolare predatore ma, al contrario, si mettono immediatamente in allarme e fuggono alla vista di un cane selvatico.
C’è da dire che il lupo etiope è un ospite molto discreto e, quando attraversa gruppi molto estesi di scimmie, fa particolare attenzione a comportarsi in maniera pacifica, muovendosi lentamente ed evitando di correre per non agitare i primati.
Per scoprire il segreto di questa strana convivenza, Venkataraman ha seguito singoli lupi per 17 giorni e ha notato che le catture di roditori, alla base della loro alimentazione, erano molto più frequenti quando la caccia avveniva all’interno dei gruppi di babbuini.
Il motivo successo non è ancora chiaro; probabilmente la ricerca di bulbi e radici da parte delle scimmie spinge i roditori a uscire dalle tane o dai cespugli. Potrebbe persino avere fondamento l’ipotesi per cui i roditori non riescono a intercettare i lupi tra le scimmie, poiché simili in colori e dimensioni e, quando se ne accorgono, è ormai troppo tardi per mettersi in salvo.
Qualunque sia il meccanismo, però, il vantaggio di questa convivenza è ben chiaro al lupo che si guarda bene dal cedere alla tentazione di farsi uno spuntino di babbuino.
La convivenza di primati e lupi ci riporta a quel momento, tra i 40.000 e i 15.000 anni fa, in cui i lupi sono stati addomesticati dall’uomo. Molto probabilmente, il motivo dei primi avvicinamenti è molto simile e da ricercare nel fatto che quest’ultimi hanno presto imparato a nutrirsi delle grandi carcasse degli animali cacciati dall’uomo.
La presenza di lupi intorno agli uomini ha, poi, contribuito a tener lontano gli altri carnivori, apportando un beneficio anche agli uomini e, solo molto tempo dopo, i lupi sono stati impiegati nella caccia.
È mai possibile che qualcosa di simile stia accadendo in Etiopia tra babbuini e lupi?
Se così fosse, potremmo dire di essere testimoni della prima fase di un nuovo processo di addomesticamento ma, i ricercatori, sono molto cauti a riguardo. È improbabile che i lupi contribuiscano a tener lontani leopardi e cani selvatici quindi i babbuini, al momento, non hanno alcun giovamento dalle incursioni dei lupi nelle loro comunità.
Senza un beneficio reciproco, spiegano, è inverosimile che questo rapporto sia in grado di progredire verso una fase successiva ma nessuno scenario è da escludersi. Una cosa è certa: primati e lupi hanno da sempre dato prova di una profonda affinità.
Per approfondire:
- http://www.newscientist.com/article/dn27675-monkeys-cosy-alliance-with-wolves-looks-like-domestication.html#.VXWO9nkw_mQ
- http://jmammal.oxfordjournals.org/content/96/1/129
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About The Author

Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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