Miti del Mar Rosso: Silvia

Tutta colpa di Indiana Jones. Prima di spuntare in Mar Rosso alle prese con subacquei che glie ne combinavano di tutti i colori, Silvia Ferrari era una studente ventenne di lingue e letterature straniere che lavorava come insegnante di nuoto, e appena aveva un minuto libero scorrazzava per i boschi. Come un elfo. Ma non lasciatevi ingannare: il suo aspetto delicato mistifica la forza; chi l’ha vista salire per i sentieri di montagna giurerebbe che quello, e solo quello, è il suo ambiente. E mai avrebbe immaginato tanto mare e deserto nel suo futuro. Ecco appunto, dov’eravamo? Indiana Jones…

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“E’ andata che nel 1998 ho deciso di seguire quello che al tempo era il mio Indiana Jones… Billo! Ne avete già sentito parlare? Lo avrei seguito ovunque, e partire per Sharm mi è sembrato favoloso, esotico, eccitante, poter conoscere gli eredi di quell’antica civiltà! Sì sto parlando di Ali, Mohammed, Mustafa…! Come divenni guida subacquea e iniziai a portare gente in mare scoprii subito di essere capitata in una bella gabbia di matti.  La nostra assitant manager che si fotografava le natiche sulla fotocopiatrice, un nostro divemaster che viene picchiato con bottiglie di acqua minerale perché aveva nascosto un pesce pescato di frodo nel frigo di bordo… insomma, lavoravo in un ambiente vivace, stimolante!”

Soprattutto creativo…
“…ma ti racconto di  quel giorno che risalita da un’immersione a Shark e Yolanda reef, con il mare un po’ mosso vedo uno zodiac  guidato dal nostro caro vecchio B., quell’altro B., non Billo, che a tutta velocità parte da un barcone da crociera avvicinandosi al reef…  reef sul quale rotolava, in preda alla risacca, una grassa e sventurata subacquea. B. lancia una cima al donnone che ruzzola sui coralli taglienti, le urla di legarsi la cima in vita. E non appena assicurata la corda B. cosa fa? Ma parte sgasando! Trascinandola come un pesce spada all’amo fuori dal reef. Un ambiente di lavoro molto creativo, insomma.”Silvia_02

Poi la Thailandia. In un angolo tranquillo a sud di Phuket c’era una villetta dalle camere luminose e dal tetto ondulato d’un bel blu oltremare quasi immersa nel palmizio. Dal retro, dove si faceva colazione, vedevi la piantagione di alberi della gomma. Come ogni casetta tropicale era munita di zanzariere che ti dovevi ricordare di chiudere bene, altrimenti la casa si riempiva dei protagonisti dell’Animal Channel.

“Patrick una volta si trovò un cobra in casa, appiattito dietro il divano. Era scappato da una cobra farm della zona. Ma più pericoloso ancora era Andrea, un altro subacqueo, quando decideva di sbrinare il freezer: una volta ha deciso di usare il machete con il risultato di bucare la serpentina, spargendo freon per tutta casa. Altro che cobra smeraldino!”

“Massaàge?” Non puoi separare le spiagge della Thailandia dal rumore dei passi sulla sabbia, dal profumo di olii vegetali, una voce femminile che insiste nel vendere la sua arte tra una palma e un ombrellone. E’ lì a Phuket, in un grande centro benessere sulla strada tra casa e il centro subacqueo, che Silvia impara l’arte del massaggio thai. Ma la Thailandia, come tante altre economie a “scarto ridotto”, è una sorta di universo parallelo, una specie di limbo dove quel che guadagni ti rende un benestante sul posto, ma come ne esci ti restano i soldi per un caffè. Un biglietto aereo ed un caffè. Punto e basta.IMG_9509

Tsunami
“L’avventura thailandese non era andata come speravamo, i soldi scarseggiavano e la mamma di Billo stava invecchiando. Non eravamo in grado di viaggiare frequentemente. Poi arrivò lo tsunami. Nel dicembre del 2004 lo tsunami ci portò via tutto. Così tornammo in Italia, dove oggi insegno svariate attività in piscina, come da tanti anni a questa parte. Faccio massaggi di diverso tipo, dal thailandese, al TuiNa, riflessologia, linfodrenaggio, ayurvedico… Lavoro come insegnante di yoga nel centro olistico che abbiamo aperto a settembre 2014. Occasionalmente faccio traduzioni.”

“Cosa faccio? Progetto fughe”
L’ho sentito dire parecchie volte da Silvia, quando le chiedevano che tipo di lavoro svolgesse. Siamo una specie che difficilmente tieni a bada in europeissime pianure. Piuttosto le steppe della Mongolia. Piuttosto il deserto del Sahara.IMG_4782

Sahara
“Da sei anni mi occupo di un progetto nel campo dell’educazione nei campi profughi Saharawi in territorio algerino, vicino al confine con Mali e Mauritania, e dell’organizzazione della Sahara Marathon, la maratona che ogni anno collega tre campi profughi dei cinque che ci sono, per far conoscere il più possibile la situazione di quegli apolidi che nessuno vuole. Tutto è cominciato per caso come sempre, poco dopo il ritorno dalla Tailandia. Per caso mi hanno chiesto se volevo partire per i campi profughi Saharawi, perché la piccola ONG per cui lavoro (Peace Games) aveva vinto inaspettatamente un progetto regionale ma non aveva le persone da mandare in loco. Ho accettato e da quella data io e altre due persone abbiamo preso in mano il progetto. IMG_5138

10 ragazze per la scuola
“Il primo progetto era formare 10 ragazze che avrebbero lavorato in una scuola elementare di uno dei cinque campi profughi con circa 200 bambini. Ad oggi manteniamo 40 persone garantendogli il lavoro in tutte le scuole di 2 campi profughi, per un totale di 13 scuole, le nostre ragazze lavorano con 6000 bambini. Abbiamo ripresentato il progetto ogni anno alla regione Emilia Romagna, ampliato la nostra rete di partner, ora abbiamo anche la facoltà di diritto internazionale dell’Università di Bologna,  altre associazioni ed alcuni comuni bolognesi. In loco i nostri partner sono il ministero dello sport e gioventù, il ministero dell’educazione e il ministero della cooperazione. Nel corso degli anni sempre per Peace Games mi sono occupata di formazione ad educatrici ed educatori in campi profughi a Gerusalemme est, Hebron e Gaza. Purtroppo da quest’anno la regione Emilia Romagna ha tagliato i fondi e dall’anno prossimo sovvenzionerà solo progetti medici e su sostegno alimentare, quindi noi saremo fuori. Non credo però che molleremo, stiamo cercando altre strade, stiamo cercando partner in Francia e Spagna per tentare un progetto europeo e… che il Profeta ce la mandi buona! D’altra parte andiamo ad aiutare i suoi.”IMG_9537

Un centro olistico nella terra del lambrusco e dei tortellini
“L’idea iniziale era di sfruttare la favolosa casa di Billo rimasta vuota da quando se ne è andato a lavorare a Parigi, tenendola viva e facendoci qualcosa di interessante. Proponiamo yoga, discipline orientali, corsi di alimentazione, meditazione, trattamenti ayurvedici… siamo una bella squadra ad occuparci di tutto. Pensi che siamo in otto? No. Allora siamo in cinque? Nemmeno. In tre? Macché! Accidenti, siamo solo in due ad occuparci di tutto, lavorando tantissimo per far partire l’iniziativa… è terribilmente dura in un momento come questo. Speriamo che Buddha ce la mandi buona, d’altra parte… vogliamo aiutare i suoi.”

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