Virunga, la realtà oltre l’obiettivo

gorilla di montagna

Il Parco Nazionale di Virunga è un parco Patrimonio Mondiale dell’UNESCO situato nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, al confine con Uganda e Ruanda. È il più antico parco nazionale africano ma anche l’area protetta con maggiore diversità di tutto il continente.

Grazie alla grande varietà di ambienti, l’intero parco è facilmente divisibile in tre settori. A nord, al confine con l’Uganda si trovano le cime perennemente innevate dei monti Rwenzori. Nel settore centrale i laghi, i fiumi e le pianure alluvionali caratterizzano un’area con un’altissima biodiversità di pesci e uccelli. Infine c’è il settore meridionale in cui domina il vulcano Mikeno alle pendici del quale, protetti da una fittissima foresta, vive un quarto di tutti gorilla di montagna ancora liberi in natura.

vulcano Mikeno

Virunga è anche il titolo di un documentario, candidato al premio Oscar 2015. Scritto e diretto da Orlando von Einsiedel (con Leonardo DiCaprio produttore esecutivo) racconta la storia e il destino di un parco influenzati da interessi privati e internazionali ma, soprattutto, racconta del lavoro di una squadra di ranger che lotta strenuamente per salvare dall’estinzione gli ultimi gorilla di montagna.

La Repubblica Democratica del Congo è una terra ricca di risorse minerarie. La volontà di accaparrarsi queste terre ha, negli anni, alimentato numerose guerre civili. In questo clima incerto i ranger, protagonisti del film, svolgono il loro lavoro che, teoricamente, dovrebbe limitarsi alla salvaguardia di tutte le specie animali che popolano il parco ma, nella realtà, si trovano spesso coinvolti in azioni di guerriglia con bracconieri e bande di ribelli foraggiati dalla compagnia inglese Soco International, concessionaria per l’estrazione del petrolio nella regione.

Il documentario è, nella sua interezza, molto coinvolgente ma raggiunge il massimo dell’intensità espressiva durante l’attacco dei ribelli alla cittadina a ridosso del parco. Oltre ad essere un film con un’ottima fotografia e montato in maniera accattivante, ciò che sconvolge di più è che racconti una storia vera in cui si mostrano, senza filtri, i pericoli cui questi pochi coraggiosi sono esposti ogni giorno.

Dal momento in cui il regista ha denunciato al mondo la realtà congolese poco è cambiato. Solo qualche settimana fa è avvenuto l’ennesimo scontro durante il quale hanno perso la vita undici guardia parco. Ancora un attacco a quegli uomini che, solo un anno fa, hanno visto il direttore del parco, Emmanuel de Merode, giustiziato dalle milizie mercenarie.

Il parco è stato scenario di guerre e persecuzioni già dal 1994 quando vi si rifugiarono gli hutu per sfuggire alla vendetta dei tutsi, a seguito del genocidio in Ruanda. Da quel momento ha avuto inizio una guerra continua tra bande all’interno dei confini del parco e anche dopo che l’Unesco l’avesse dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

lago Edward

Quando, poi, nel lago Edward, è stato scoperto un ricco giacimento di petrolio, le compagnie energetiche hanno tentato con ogni escamotage di trivellare anche nell’area del parco. Sarebbero riusciti nel loro intento se il film Virunga non avesse lanciato un allarme mondiale, denunciando l’aggressione al parco e decretando, per lo meno, la fine delle operazioni di estrazione.

Da circa un anno il parco ha riaperto alle visite nella speranza che l’attenzione legata al turismo riesca contemporaneamente a proteggere e finanziare il parco. E i ranger, ogni giorno, svolgono il loro lavoro, inerpicandosi sulle pendici del vulcano per assicurarsi che le poche famiglie di gorilla stiano bene e per tenere lontani i bracconieri.

Sono 140 le guardie uccise nel parco negli ultimi venti anni ma il loro sacrificio non è stato del tutto vano perché la popolazione di gorilla, scesa a 240 unità agli inizi del 1990 sta pian piano crescendo.

I ranger, da soli, non potranno resistere ancora a lungo e, per di più, non hanno l’appoggio della popolazione civile che li considera ancora come un ostacolo per lo sfruttamento delle risorse delle proprie terre. Fortunatamente negli ultimi anni hanno avuto inizio diversi programmi di cooperazione ambientale per dimostrare alla popolazione locale che il parco può essere una risorsa anche per loro e magari accordare ai coraggiosi guardia parco il rispetto e il valore che il resto del mondo, grazie a un bellissimo documentario, gli ha già riconosciuto.

Link:

Latest Comments
  1. Imperial Bulldog
    Rispondi -
  2. Barbara Ciulli
    Rispondi -

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *