Le fototrappole: un occhio fisso sulla Natura
La tecnologia migliora ogni giorno di più, invadendo nuovi campi inesplorati e rendendo possibile ciò che si credeva impossibile. Questo vale soprattutto nel campo scientifico, dove ogni novità tecnica, seppur piccola, può aprire mille porte sconosciute. Vi siete mai chiesti come un Naturalista possa conoscere in dettaglio le abitudini giornaliere di animali schivi ed elusivi? Il tempo dell’interpretazione delle tracce e dei lunghi appostamenti in luoghi nascosti è finito con l’avvento delle fototrappole, ovvero delle piccole fotocamere in grado di immagazzinare le immagini in formato digitale, grazie al supporto di sensori PIR (infrarossi passivi), sensibili al movimento e alla temperatura, e di vari tipi di flash a LED operanti sulle frequenze del rosso o dell’infrarosso, per poter catturare immagini nel buio più assoluto; il corpo compatto e mimetico che racchiude tutti i componenti comprende, inoltre, l’alloggio per le batterie. Il suo funzionamento è intuitivo: un corpo caldo che passa dinnanzi ai sensori attiva le funzioni di ripresa della fototrappola e viene, così, immortalato. Il suo settaggio è ancor più semplice: i pulsanti sono pochi e permettono di scegliere la modalità foto, video o entrambe, di accedere al menù delle impostazioni dove sono riportate le voci inerenti lunghezza di ripresa, tempi morti tra una ripresa e l’altra, numero di foto da scattare, qualità delle immagini, orario, data e password di sicurezza.
Concepite inizialmente per il mercato dei cacciatori statunitensi, le trappole fotografiche, dette anche fotocamere da esplorazione, sono oggigiorno ampiamente usate per lo studio della fauna selvatica e la sua tutela. La tecnica del foto-video trappolaggio viene utilizzata da molti anni, ma solo negli ultimi tempi, grazie al grande sviluppo della fotografia digitale, ha avuto una vasta diffusione, utile alle conoscenze scientifiche, amatoriali e venatorie. I primi apparecchi, infatti, risultavano proibitivi non solo in termini di costi, ma anche per le grandi dimensioni che ne riducevano la praticità; oltretutto la manutenzione era obbligata e frequente a causa del limite dei 36 scatti fotografici dati dai rullini delle macchine analogiche. Oggi si trovano fototrappole per tutte le tasche (dai 130 euro in su), con diversi livelli di qualità e di impostazione, per soddisfare un più ampio target di acquirenti.
Il monitoraggio da remoto è la caratteristica distintiva di tutti questi apparecchi “tutto in uno”, ma, a parte questo, sono tra loro sempre molto diversi; possono cambiare nella forma, per soddisfare particolari necessità di compattezza o per agevolarne il posizionamento; nel colore, per mimetizzarsi meglio in ambienti diversi; e, ancora, per il tipo di sensore montato, utile a rilevare la specie target con maggiore precisione; per il numero di LED necessari ad illuminare una diversa estensione di superficie d’interesse; per il tipo di alimentazione, pile o batteria a litio, e la relativa capacità. Ma varia anche il contenuto strettamente fotografico di queste unità compatte? Certamente l’enorme divario tra prezzi non può essere giustificato dai summenzionati “pezzi accessori” della fototrappola, bensì, dalla qualità della fotocamera e dell’obiettivo, dall’angolo di ripresa, dai tempi di accensione, dalla presenza o assenza di un monitor ivi montato, dalla possibilità di riprendere immagini fisse o in movimento e, addirittura, di registrarne i suoni; si va ancora oltre quando riusciamo a comunicare live con la nostra fotocamera tramite una scheda telefonica! Possiamo acquisire un’immagine o un audio dal nostro cellulare in qualsiasi momento e ricevere in tempo reale tutte le immagini scattate tramite SMS, MMS o email grazie al modulo GPRS; questo consente un notevole risparmio di tempo rispetto al controllo in loco e, di conseguenza, un grande vantaggio economico con relativa ottimizzazione delle risorse. Questi ingegnosi apparecchi diventano, quindi, un’estensione high-tech degli occhi e delle orecchie del tecnico di campo, in termini sia fisici che temporali.
Ma come si sceglie un modello? E come lo si imposta? Dove va posizionato? La risposta a questi quesiti basilari è un’ulteriore domanda, la più importante di tutte: “Cosa vogliamo ottenere?”.
Dividiamo gli acquirenti in tre categorie fondamentali, in base alle quali capiremo gli obiettivi desiderati e, di conseguenza, l’apparecchio più adatto.
Lo Scienziato è il maggior usufruttuario delle fototrappole per il valido contributo che esse danno nelle numerosissime ricerche scientifiche di campo. Basti pensare al solo dato di presenza-assenza di una specie tutelata dalle Direttive Europee, aspetto, per quanto apparentemente banale, indispensabile per la istituzione e/o gestione di aree protette. Informazioni simili sono, forse, tra le più semplici da ottenere per la mancanza di successive rielaborazioni, essendo la foto stessa un dato utile; un pratico settaggio per questo tipo di studio è la semplice impostazione della modalità foto, singola o a raffica, con l’aggiunta della determinazione temporale dello scatto. Se si cerca una specie target per una maggiore precisione, si può impostare la sensibilità del sensore termico; si può ben immaginare, infatti, la differenza del calore corporeo emanato da un Orso bruno (Ursus arctos) rispetto a quello di una Martora (Martes martes). Monitoraggi e censimenti faunistici rappresentano un altro tipo di ricerca per la quale sono oramai indispensabili questi apparecchi. Tenere il conto degli individui di una o più specie, la loro sex ratio, e la distribuzione spaziale nel territorio, è utilissimo per la conoscenza delle dinamiche ecologiche di un’area protetta; questo perché più dati ho a disposizione, meglio posso gestirne e tutelarne la presenza con interventi di forte tutela, ripopolamento o di abbattimento selettivo. Quest’ultimo può sembrar strano, ma talvolta è indispensabile per ristabilire l’equilibrio di un ecosistema alterato dall’eccessiva presenza di prede o predatori che possono causare, con un vortice di eventi collegati, una grave diminuzione della biodiversità locale. Per questi studi le fototrappole vanno impostate su modalità di ripresa più lunghe e spesso sistemate in siti randomizzati per poterne poi estrarre un dato statisticamente attendibile. In ambienti maggiormente antropizzati come quelli agricoli, o addirittura urbani, si usano le trappole fotografiche per verificare la funzionalità dei sistemi di prevenzione dei danni da fauna selvatica, come nel caso del Cinghiale (Sus scrofa) nel Parco Nazionale del Cilento o dell’Orso marsicano (U. arctos marsicanus) nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Tanti altri, se non infiniti, gli impieghi scientifici per queste macchine di cui si può avere facilmente notizia leggendo nel web, su libri e riviste tematiche e partecipando ai convegni tecnici nazionali. Ad ogni modo, in tutti gli studi faunistici, il posizionamento delle fototrappole non deve essere casuale, ma calibrato sul tipo di ricerca e sulla specie target; si dovrà quindi conoscere bene l’ecologia della specie ed avere cura nel valutare una serie di fattori quali: altezza dal suolo, visuale e visibilità, direzione del vento. Queste piccole accortezze aiuteranno l’operatore ad ottenere ottime immagini, evitando di avere solo una visione parziale dell’animale per una sbagliata angolazione o per la crescita di materiale vegetale dinnanzi l’obiettivo (alcune fototrappole vengono lasciate per molti mesi); la traccia olfattiva dell’uomo deve essere ridotta al minimo, e non portata dal vento, per non inibire l’avvicinamento della fauna; la mimetizzazione dell’apparecchio, infine, è utile non solo per ingannare gli animali, ma anche per non far vanificare l’intero lavoro per la mano furba del primo passante senza scrupoli.
Il Reporter, più che al dato ecologico-faunistico, è interessato all’estetica della ripresa e, quindi, alla qualità delle immagini e dei suoni utili a montare un video capace di suscitare emozioni. La fototrappola da impiegare sacrificherà la praticità della compattezza in favore della qualità della fotocamera ad altissima risoluzione e della capacità di memoria; serve un obiettivo con ottime lenti ed un ampio angolo di ripresa; inoltre, bassissimi tempi di attivazione (1 secondo o meno) sono indispensabili per ottenere riprese complete e non tagliate. In caso di video in notturna, saranno necessari modelli che portano un numero di LED infrarossi abbastanza elevato da garantire un’illuminazione con portata superiore ai 20 metri: il top di gamma sul mercato monta 44 LED per una visibilità di ben 30 metri, puntatore laser e telecomando wireless! Il settaggio di queste macchine prediligerà tempi lunghi al massimo della risoluzione, con conseguente esaurimento veloce delle batterie. L’obiettivo delle riprese non sarà solo il passaggio dell’animale, ma qualsiasi scena di valore documentaristico, per cui la trappola fotografica verrà posizionata in specifici punti di interesse quali i siti di rendez-vous delle specie gregarie come i lupi (Canis lupus), tane e nidi, luoghi di abbeveramento e qualsiasi altra zona con un alto tasso di incidenza faunistica.
Il Cacciatore è l’acquirente che dovrà spendere meno di tutti poiché l’unico dato di suo interesse è quello della presenza di selvaggina in un certo posto. Gli basterà, infatti, una fototrappola con bassa risoluzione fotografica e nessuna particolare funzione accessoria per accertarsi di non cercare a lungo, e a vuoto, una preda. Al contrario dei cacciatori iscritti all’Ambito Territoriale di Caccia locale, obbligati a rispettare il codice che regolamenta l’attività venatoria in termini di tempo e specie target, i bracconieri non hanno etica nelle loro sconsiderate azioni. Questi individui, severamente perseguibili per legge, vanno segnalati alle autorità competenti (Corpo Forestale dello Stato e Guardie Ambientali) nell’attimo in cui li si riconosce per l’infrangere delle regole.
Per chi volesse ammirare le riprese di queste speciali fotocamere da campo è sufficiente digitare sul web la generica chiave “photo trapping videos”; mentre i potenziali futuri acquirenti che si vogliono avvicinare a questa tecnica possono rivolgersi ai migliori negozi di attrezzature naturalistiche oppure, per una maggiore scelta di modelli e prezzi, cercare on line tra i numerosissimi siti esistenti, da Amazon a ebay, per citarne due tra i più conosciuti.
È quindi così semplice utilizzare una trappola fotografica? Si e No…. Tutti la possono usare, ma Pochi la sanno sfruttare! Questo perché, come in tutte le cose, la profonda conoscenza della materia è data solo dall’esperienza!
Caro Andrea, la ringrazio per i complimenti. Un articolo risulta bello se riesce a trasmettere la passione dell’autore, la stessa passione che mi fa rispettare i rari, seppur fortunatamente esistenti, cacciatori rispettosi come lei. Purtroppo moltissimi episodi vissuti di persona, oltre alle numerose testimonianze di colleghi, mi hanno indotto a scrivere del “tipico” cacciatore. Nella vivissima speranza che i ruoli di anomalo e tipico si invertano, le porgo i miei sinceri saluti
Marianna
buongiorno,
la prima foto dell’articolo credo sia stata presa dal mio sito (www.bekincrus.wordpress.com), sarebbe sempre cosa gradita indicare la fonte.
cmq complimenti per l’articolo, trovo sia fatto molto bene.
p.s.
in riferimento all’articolo e senza alcun intento polemico, ci sono anche cacciatori forse “anomali” come me che si costruiscono fototrappole per il piacere di scattare delle belle foto.
cordiali saluti
Andrea
Gentile Andrea,
desideriamo intanto ringraziarla per il suo contributo all’articolo. Oltre a congratularci per le sue belle fotografie, ci scusiamo per non aver menzionato la fonte per l’immagine utilizzata, come lei stesso ci ha fatto notare. Abbiamo provveduto in tal senso inserendo una didascalia alla foto che cita la relativa fonte. Continui a seguirci. Grazie ancora!