BiosPHera 2.0

BiosPHera 2.0

Era il 2011 quando scrivevo entusiasta della prima casa passiva progettata e realizzata in Italia (vedi articolo “Passivhaus, la casa del futuro“). Come al solito, noi italiani eravamo arrivati in ritardo rispetto ai paesi dell’Europa centro settentrionale ma, per fortuna, in questi cinque anni, la voglia di realizzare delle abitazioni a basso impatto energetico (che facciano bene all’ambiente e al portafoglio) ha contagiato molti di noi.

Così da quella casa di Bolzano, solitario esempio italiano, oggi le abitazioni a minore dipendenza energetica vengono realizzate in tutta Italia e l’Istituto Italiano delle Case Passive organizza corsi e seminari in ogni regione per formare i progettisti del futuro.

Cos’è una Passivhaus?
Una casa passiva deve la sua efficienza alla combinazione di una serie di accorgimenti essenziali: isolamento termico, calore interno, esposizione e ventilazione.

Grazie all’aumento dello spessore del materiale isolante, l’edificio riesce a riscaldarsi con gli elettrodomestici, l’illuminazione artificiale o tramite fonti naturali come la luce del sole che penetra dalle finestre o il calore del corpo dei suoi abitanti. Ruolo fondamentale hanno anche l’esposizione dell’edificio e una ventilazione controllata che non comporti dispersione di calore in inverno o eccessivo surriscaldamento in estate.

In molti casi lo studio dell’esposizione solare è abbinato all’uso di moderne tecnologie fotovoltaiche e l’ombreggiatura è affidata alla piantumazione di alberi accuratamente scelti (come le specie caducifoglie) che, perdendo la chioma in inverno, permettono ai raggi del sole di raggiungere e riscaldare meglio la casa quando ce n’è maggior bisogno e di essere intercettati nella tarda primavera e in estate.

Non è semplice adattare delle tecnologie nate per i climi temperati ai nostri ambienti mediterranei, ma possiamo dire che i risultati sono soddisfacenti. Da un certo punto di vista, dobbiamo essere molto orgogliosi dei ricercatori delle nostre università che, proprio in queste settimane, stanno presentando al mondo una novità che rivoluzionerà il concetto futuro di casa passiva.

Una casa a zero energy
É stata chiamata BiosPHera 2.0 ed è una micro Passivhaus, trasportabile come il rimorchio di un camion.

A differenza delle case passive fin ora progettate, BiosPHera 2.0 è definita modulo abitativo a zero energy il che significa, semplicemente, che è una casa energeticamente autonoma, in grado di produrre da sé tutta l’energia necessaria per viverci e, forse, anche un po’ di più…

livingroom

Il progetto nasce su iniziativa di ZEPHIR-Passivhaus Italia in collaborazione con il Politecnico di Torino DAD, l’Università della Valle d’Aosta, Vallée d’Aoste Structure e con gli istituti Zephir, Minergie e PEFC.

100 studenti di architettura e ingegneria provenienti da diversi Atenei italiani hanno partecipato a un concorso lanciato dal gruppo Woodlab del Politecnico di Torino e dalla start up Be-eco, elaborando 15 progetti. Il concept vincitore, presentato da sei studenti del Politecnico di Torino DAD, è stato assunto come linea guida per sviluppare il modulo abitativo BiosPHera 2.0.

In soli 25mq di superficie l’abitazione è dotata di ogni confort: illuminazioni al led, cucina a induzione, gli elettrodomestici più evoluti e un impianto efficiente di riscaldamento e raffreddamento. Il modulo è suddiviso in una zona giorno e una zona notte con un bagno e una (necessaria) centralina tecnica.

cucina

All’interno della centralina c’è una batteria per lo stoccaggio dell’energia che permette un’autonomia energetica di 6-8 ore, ricaricabile tramite l’energia prodotta da un moderno impianto fotovoltaico.

Tutti i materiali utilizzati sono di ultima generazione e certificati secondo gli standard più avanzati di efficienza energetica. Persino il legno utilizzato per la costruzione deriva da una filiera certificata in linea con i criteri di massima sostenibilità imposti dal PEFC (il programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale).

bedroom

Costruita intorno all’uomo
La casa, spiegano i progettisti, è stata studiata in base alle reazioni del nostro organismo al variare delle condizioni climatiche esterne. In pratica la casa cambia in autonomia, senza far ricorso a fonti di energia esterne e adatta la temperatura interna in base alle stagioni (21°C in inverno e 25°C in estate). In caso, però, si avesse voglia di una temperatura un po’ più alta basterà pedalare. “Con un’ora di cyclette, utilizzando il calore del corpo umano, è possibile alzare la temperatura interna di ben due gradi” spiega Mirko Taglietti, Ceo di Aktivhaus.

Itinerante per creare il giusto legame con l’ambiente
L’aspetto più innovativo è la cura del rapporto tra uomo e contesto esterno. Dall’inizio di Marzo e per i prossimi dodici mesi, i ricercatori e alcuni volontari abiteranno la casa che sarà periodicamente spostata da un contesto ambientale all’altro; dalle pendici del Monte Bianco in inverno alle spiagge affollate di Rimini in Agosto, e non le saranno risparmiate neanche due tra le città più inquinate d’Italia, Milano e Torino. L’idea è di testare le capacità della casa di adattarsi ad ambienti diversi, in condizioni estreme di temperatura e inquinamento.

Verranno raccolti dati sull’energia prodotta e dissipata ma anche sulla fisiologia umana e sugli effetti della progettazione biofilica. Saranno costantemente monitorati i campi magnetici e tutti gli altri fattori normalmente presenti nelle case tradizionali.

Un braccialetto, sviluppato dalla start-up Empatica, aiuterà a monitorare il benessere dell’abitante rilevando costantemente i parametri fisici in grado di fornire dati sul suo stato emotivo e sul disagio termico.

Per i curiosi tutte queste informazioni saranno visibili, in tempo reale, sul sito ufficiale (www.biosphera2.it/).

Tecnologia accessibile e riqualifica ambientale
I vantaggi di una casa passiva sono piuttosto evidenti. Prima di tutto c’è da considerare l’impatto ecologico enormemente ridotto e, successivamente, il maggiore confort garantito dall’applicazione di una nuova sensibilità progettuale che tende al maggior benessere psicofisico dell’abitante. Un ritorno al contatto con la natura sia visivo, con l’uso di grandi finestre, che tattile, tramite la scelta accurata dei materiali utilizzati.

I costi per realizzare una Passivhaus con le tecnologie sin ora utilizzate sono ancora molto alti; anche a fronte di un enorme risparmio energetico futuro, l’investimento iniziale può essere ammortizzato solo in tempi lunghi.

C’è poi il problema del clima. In molte regioni italiane il sole e l’afa hanno costituito un ostacolo insormontabile per la diffusione di questi progetti.

Il modulo BiosPHera 2.0 potrebbe essere la soluzione per far sì che la casa passiva possa, in un futuro prossimo, costituire una realistica possibilità per un sempre maggior numero di persone.

Così com’è la casa costa tra i 1.450 e i 1.550€ al metro quadro, la metà del prezzo attuale medio al metro quadro della nostra capitale. Questi moduli, poi, possono essere assemblati e riprogettati per unità di maggiori dimensioni tenendo conto dei mutati rapporti energetici. Il professor Callegari è convinto che l’esperimento BiosPHera 2.0 sarà utile anche per riqualificare gli edifici già esistenti senza dover ricorrere a investimenti ultramilionari.

Tecnologie all’avanguardia ma costi accessibili e attenzione al recupero ambientale. Siete d’accordo anche voi che questi siano gli elementi fondamentali per una formula vincente?

BiosPHera 2.0 bis

Per approfondire:

 

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