Off Grid Box

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Ideato dal fisico italiano Emiliano Cecchini e realizzato dalla Fabbrica del Sole, cooperativa di aziende che si occupano di progetti nel campo delle energie rinnovabili e della sostenibilità ambientale, Off Grid Box è stato presentato lo scorso anno a Expo come la soluzione definitiva per rendere la nostra casa energicamente indipendente.

Più che una scatola dovremmo chiamarlo container, o meglio, modulo di autosufficienza. Il cubo, alto circa due metri, è munito di pannelli solari, posizionati sul tetto, che hanno la duplice funzione di produrre energia e raccogliere acqua piovana. L’acqua viene convogliata in una cisterna interna dove una pompa ad alta efficienza, con filtri meccanici e UV la debatterizzano per poterla usare in casa, nel giardino o nell’orto.

L’energia elettrica prodotta dai pannelli solari e, volendo, da una piccola pala eolica permette di produrre fino a 20kWp, stoccarli in robusti accumulatori e convertirli in corrente alternata da usare proprio come quella della rete elettrica. Infine, il sistema solare termico, da loro brevettato, scalda l’acqua e, insieme a una caldaia a pellet, è in grado di riscaldare un intero edificio.

Una vera magia, verrebbe da dire, anche perché Off Grid Box è modulare e customizzabile quindi, in grado di soddisfare le richieste di ogni tipologia di clientela.

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Nel Novembre del 2013 il tifone Hayan devastò l’arcipelago delle Filippine. Furono 6300 i morti e più di un milione le abitazioni danneggiate. I sopravvissuti si trovarono ad affrontare l’emergenza dell’interruzione della fornitura elettrica e, cosa ancora più grave, della mancanza di acqua potabile. Emiliano Cecchini, grazie all’aiuto di Oxfam, istallò tre dei suoi moduli nella regione di Cebu, permettendo ai sopravvissuti di approvvigionarsi in maniera continua di acqua potabile.

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Off Grid Box, però, non nasce come dispositivo nei casi di emergenza ma si propone come una delle poche strade praticabili per l’indipendenza energetica di ogni abitazione, soprattutto in Italia. Grazie a una convenzione con un istituto bancario, chi voglia acquistarlo potrà godere di un finanziamento al 100%, che si ripagherà con una rata inferiore a quel che si spendeva in bollette prima di staccarsi dalla rete. Stando alle dichiarazioni del produttore, istallando solo la parte elettrica, si rientrerebbe dell’investimento in sei anni mentre per la versione elettricità più calore, in almeno otto.

Senza entrare nelle specifiche del piano finanziario che, per chi fosse interessato, possono essere richieste tramite il sito ufficiale, ci tengo, però, a riportare alcune obiezioni sollevate da ingegneri energetici indipendenti.

Oltre a una sovrastima della crescita dei prezzi dell’energia, non è prevista, nei preventivi, l’usura e quindi la sostituzione dell’accumulo o degli inverter. Inserendo anche questi costi e un proiezione realistica del prezzo del kWh, il vantaggio atteso, in 20 anni di attività, equivarrebbe solo a €5000 per la parte elettrica e a €30.000 se si considera anche il riscaldamento.

È ancora un’alternativa molto allettante, direte voi, se non altro perché costituirebbe una svolta verso uno stile di vita pienamente sostenibile. C’è, però, ancora un piccolo particolare da considerare prima di procedere con l’investimento: gli esperti dubitano che Off Grid Box sia realmente in grado di mantenere la sua promessa di indipendenza energetica.

Per i consumi medi di una villetta unifamiliare nel centro Italia, ad esempio, l’energia massima accumulata, non basterebbe neanche a coprire i consumi di un singolo giorno senza sole. Un disagio non da poco considerato che le nostre case hanno bisogno costante di essere alimentate!

La nostra scatola ha, quindi, perso la sua magia? Non credo. Bisogna, però, impiegarla nelle giuste condizioni, per strutture turistiche isolate o nelle situazioni temporanee come i campi profughi o casi di emergenze umanitarie.

È proprio in queste situazioni che Off Grid Box ha dato prova del suo prezioso contributo. Sempre in collaborazione con Oxfam, sono stati istallati altri due moduli in Ruanda per rifornire di acqua ed elettricità una scuola e un centro di primo soccorso. In questi casi critici, dover subire sporadici black out è un rischio accettabile se, di contro, si garantisce la disponibilità di acqua potabile e luce per tutti.

Tra le piccole innovazioni tecnologiche che stanno avendo grande impatto nelle comunità dei paesi in via di sviluppo c’è anche Wonderbag, la borsa delle meraviglie, una sacca in grado di contribuire all’emancipazione delle donne.

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La cottura degli alimenti, in Africa, obbliga le donne a lunghi e stancanti spostamenti per la ricerca di acqua e legna, durante i quali sono spesso vittime di aggressioni. I fumi dei focolari domestici, poi, quando non uccidono, scatenano gravi patologie respiratorie, soprattutto tra i bambini più piccoli che passano la maggior parte del loro tempo con le loro mamme.

Sarah Collins, un’imprenditrice sudafricana, ha inventato una borsa ecologica che cucina trattenendo il calore, senza fiamma o elettricità. Dopo appena cinque minuti di ebollizione, riponendo la pentola nella borsa, il cibo continuerà a cuocere lentamente senza l’aggiunta di acqua o combustibile.

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Wonderbag sta già migliorando la vita di molte donne delle comunità rurali e, la produzione delle sacche, ha dato lavoro a più di 2000 persone in Kenia e in Turchia.

Accogliamo con entusiasmo ogni tentativo per l’auto-produzione di energia pulita e per il raggiungimento dell’indipendenza energetica. Forse dovremo aspettare ancora un po’ per avere delle case auto-sufficienti ma qualcosa mi dice che non ci vorrà molto. Nel frattempo è bello sapere che c’è chi investe competenze, tempo e denaro in progetti che potrebbero sembrare trascurabili ma che sono destinati a migliorare la qualità della vita nelle comunità più isolate.

Per approfondire:

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