Il Guardiano dello Scoglio
“Leave or Remain?”…chissà cosa pensava questo cormorano, sereno e tranquillo sullo scoglio. “Mi tuffo alla ricerca del pesce quotidiano o rimango sullo scoglio ad asciugare le mie penne e piume?”. Di sicuro la sua scelta non era così determinante nella situazione geopolitica attuale ma dietro tale quesito si nascondevano in realtà i suoi segreti.
E perché mai al suo posto sullo scoglio non si trovava un gabbiano? Ebbe così inizio un intreccio di domande.
Ero abituata ad osservare per ore ed ore orsi grizzly in Alaska, a pochi metri da me dentro un kayak, per non parlare delle giornate trascorse in Finlandia nascosta in una baita in mezzo alla foresta tentando di rubare un momento di vita degli orsi captandone ogni movenza e incrociando il loro sguardo. Ma ora ero proiettata in un’ altra dimensione! Davanti a me senza averlo cercato un cormorano si presentava fiero e solitario sullo scoglio, immobile ore ed ore come a dirmi “E adesso?”
Mi trovavo nella splendida cornice dell’Isola di Caprera, nella baia di Porto Palma in Sardegna. Per tre settimane la sveglia alle sei del mattino, pronta a preparare la colazione per i bambini, in vacanza al Centro Velico di Caprera presso cui svolgevo il mio compito di educatrice. Il primo comandamento da insegnare ai bambini in questi corsi è focalizzato in un solo verbo “OSSERVARE”.
Il primo che osservava tutti noi era un cormorano (Phalacrocorax carbo, Linnaeus, 1758), uccello acquatico appartenente alla famiglia Phalacrocoracidae, imparentato con sule, fregate e pellicani. Fin dal primo giorno del corso, con aspetto regale e apparentemente incurante di noi, è apparso sullo scoglio al nostro cospetto quasi a metterci in guardia. Raramente ci guardava dal suo trono, sembrava più attento ad osservare il magnifico orizzonte che ogni giorno sfilava dinanzi ai suoi occhi…noi non eravamo altro che intrusi nel suo habitat. Eppure sembrava che ogni giorno ci volesse salutare con la sua presenza, spiandoci con la coda dell’occhio.
Insieme ad una trentina di bambini, desiderosi di imparare le basi della vela, siamo stati proiettati in una sorta di isola che “C’è”! A differenza della Neverland di Peter Pan. Esistono ancora luoghi dove i grilli animano la notte alternandosi con le ranocchie, e dove i cinghiali circolano liberamente mentre i leprotti nelle loro fughe inavvertitamente inciampano tra le loro zampe. E’ una sorta di teletrasporto, improvvisamente si è proiettati su quest’isola che sembra senza confini.Il guardiano dello scoglio, il cormorano, funge da filtro.
Con la sua regalia, serenità e scrupolosa vigilanza fa dimenticare media, telegiornali e tutta quella quotidianità che accompagna la nostra vita…Forse è questa la sua funzione, o forse mi piace pensarlo così.
E se nella normale routine ognuno deve render conto a qualcuno, chi al proprio capo, chi all’insegnante, chi al presidente di non so cosa, qui a Caprera il punto cardine di tutto è Lui, il Vento, indiscusso padrone dell’isola.
Se Eolo aveva donato ad Ulisse un otre in pelle di bue che conteneva ogni vento per farlo giungere, dopo tanto peregrinare, nella sua isola natale, a noi del Centro Velico donava ogni giorno un vento diverso per insegnarci ogni suo segreto. Tutto ruota attorno a questa entità naturale che dà il respiro all’isola.
Ogni mattina si insegnavano ai bambini le diverse direzioni dei venti, iniziando ad osservare la bandiera che, issata e ammainata mattina e sera, sventolava robusta. A seguire la regolazione delle vele e le andature. La partenza delle barche dipendeva solo da come avrebbe soffiato il vento, dalla sua direzione e intensità. Si entrava così in una nuova dimensione dove si smetteva di inseguire i Pocketmon go per strada, e l’attenzione era rivolta ad altro. Il cormorano, guardiano dello scoglio, iniziava la giornata facendosi notare con grande classe a pochi metri dalla riva dove erano dislocati i tucul, capanne con il tetto di paglia dove dormivamo con i bambini.
Ci si lavava i denti tutti i giorni ai famosi “specchi”, i lavatoi più incredibili dove io mi sia mai lavata: una schiera di specchi in riva al mare, con i basamenti sugli scogli. Per la suggestione del luogo penso di non aver mai trascorso tanto tempo a lavarmi il viso. Lo specchio duplica lo scenario, e improvvisamente ci si trova in una sorta di film a 3d, altro che gli occhialini in dotazione al cinema! Qui il 3d è una dimensione naturale a portata di mano.
E’ un vero lusso usufruire di tali lavandini. C’è chi viene a visitare la base solo per ammirare questi lavatoi così particolari che consentono di specchiarsi direttamente sulla baia mentre si svolgono le consuete mansioni di pulizia. A volte l’alta marea che supera il livello dello scoglio rende difficoltoso raggiungere gli specchi, ma con un salto tutto è possibile, anche la sera quando le stelle indicano la strada.
Sono tra le prime ad alzarmi, un profondo silenzio la mattina prima degli schiamazzi dei bambini.
Lui è quasi sempre lì sullo scoglio. Inizio così istintivamente ad osservare il cormorano che, secondo il momento della giornata, rivolge lo sguardo ad est o ad ovest. Questo per assorbire il maggior calore possibile mentre con attenzione scruta la zona di caccia attorno allo scoglio.
“Mentre che li occhi per la fronda verde ficcava io sì come far solecchi dietro a li uccelli sua vita perde….”: la terzina con cui Dante apre il XXIII canto del Purgatorio, descrivendo la gente che, beata lei, è solita dedicare il tempo al cosiddetto bird watching.
In realtà non mi ero mai tanto focalizzata su tale pratica e osservazione, avendo dedicato le mie attenzioni ad altri animali come orsi, caprioli etc. Il cormorano però iniziava a catturare sempre di più la mia curiosità oltre che a tenerci compagnia nella baia. Giorno dopo giorno notavo inoltre che il guardiano dello scoglio di Porto Palma era quasi sempre localizzato sulla medesima roccia.
Come non chiedersi il perché dei suoi spostamenti? Perché rimaneva così a lungo su quello scoglio? Perché a volte guardava in una direzione piuttosto che in un’altra? Nel corso delle mie lezioni quotidiane di biologia marina avevo coinvolto i bambini in tutti questi quesiti e il cormorano iniziò così a diventare la nostra leggenda metropolitana. Chi ha il cane, chi il gatto, al corso di vela avevamo il cormorano.
Ogni giorno un plotone di bambini iniziava con me ad osservare oltre al vento, alle nuvole, il cormorano cui venne ben presto affibbiato il nickname di “Armando il cormorando”. I bambini si erano prodigati con entusiasmo ad assegnargli un nome.
Presto fu svelato l’arcano mistero delle lunghe soste del cormorano sullo scoglio.
Il cormorano a differenza della maggior parte degli uccelli non ha il piumaggio impermeabilizzato per la mancanza della ghiandola dell’uropigio, posta vicino alla coda, che secerne olio che gli uccelli acquatici spargono sulle penne e piume per tenerle in ordine e renderle impermeabili. Grazie a questa caratteristica il cormorano non trattiene aria e consente un nuoto più efficiente durante le immersioni. Le penne bagnate gli consentono di essere più pesante permettendogli di immergersi fino a profondità di 6 metri. Si trova però costretto a lunghe soste sugli scogli o sugli alberi per potersi asciugare ogni volta con le ali aperte.Tale posa è definita “Posa dello stemma araldico”.
Con determinazione ed eleganza il cormorano ci mostrava ogni giorno il suo rituale.
E noi tutti tra una lezione di vela e l’altra ci lasciavamo distrarre.
Aristotele scriveva nel primo libro “La metafisica”: “Gli uomini aspirano per natura alla conoscenza, e la vista viene prediletta, perché tra i sensi, è quello più contemplativo. Preferiamo la vista a tutto, si può dire, non soltanto ai fini dell’azione, ma anche quando non dobbiamo far nulla. La causa di ciò consiste nel fatto che la vista ci dà conoscenza più di tutti gli altri sensi, e ci rivela molte differenze” (980 a.c).
I bambini sembravano stregati da questo nuovo compagno, e non appena mancava dallo scoglio, si precipitavano da me preoccupati “Chiara dov’è il cormorano”? Quasi facesse parte del nostro staff. Probabilmente quando il vento di maestrale soffiava forte il cormorano decideva di asciugarsi le ali in posti più protetti. Qualche volta lo scoglio veniva momentaneamente spodestato dalle rondini di mare (dette anche sterne comuni, Sterna hirundo, uccello della sottofamiglia Steroide nella famiglia Laridae, cui appartengono anche i gabbiani). A differenza del cormorano, questi uccelli sono dotati di ghiandola dell’uropigio, per cui hanno penne impermeabili che consentono loro soste più brevi sugli scogli.
Niente a che vedere però con il silenzio e l’eleganza del cormorano. Così mentre questi era intento alla pesca quotidiana, le rondini di mare con rapide serie di kt-kt-kt spadroneggiavano sullo scoglio, creando momenti di liti condominiali per il suo possesso anche se poi tutto si risolveva nel modo più pacifico.
La vita di Caprera era anche questo, una condivisione tra animali diversi e nel nostro piccolo anche tra bambini provenienti da città e situazioni diverse.
Spesso i bambini, durante le loro esercitazioni in mare, arrivavano addirittura a sbagliare manovra perché distratti dal cormorano, incuriositi dal suo peregrinare.
La soddisfazione più grande di questo racconto è racchiusa in un episodio semplice.
Erano circa le sette di sera, tornavo stanca dal pronto soccorso dell’isola di La Maddalena, per una piccola ferita di un bambino. Mi ero concessa un bagno al tramonto davanti allo scoglio del cormorano che come ogni sera occupava il suo podio, con lo sguardo rivolto ad ovest quasi a contemplare il tramonto..Era ora di cena e i bambini erano già tutti vestiti. Per scherzo, istintivamente ho detto ai bambini “Andiamo a vedere il tramonto insieme al cormorano”…E con mia sorpresa, hanno indossato il costume da bagno e mi hanno raggiunto in acqua. Tutti insieme ci siamo avvicinati lentamente al cormorano mantenendo una distanza di sicurezza fondamentale per non spaventare e disturbare l’animale, la stessa distanza di sicurezza che l’istruttore insegnava di tenere tra le barche. L’equilibrio e l’eleganza che si insegnano in barca a vela rispecchiano gli stessi principi cui attenersi nell’avvicinamento degli animali.
Così dopo qualche bracciata in mare, nel modo più silenzioso possibile siamo arrivati al suo cospetto, circa ad un paio di metri. Il cormorano non si è mosso, lasciandosi ammirare come fosse il divo della baia, ma ci ha quasi accolto, permettendoci di osservare il tramonto dalla sua postazione. Negli occhi dei bambini la curiosità e l’ammirazione, mentre le luci pian piano si affievolivano.
Brrr, l’ombra stava calando ed era ora di fare una bella doccia calda lasciando il guardiano dello scoglio solitario nella sua contemplazione, pronto a cogliere gli ultimi raggi di sole per scaldarsi.
Da dove soffierà domani il vento?
Grazie Chiara tramite le tue emozionanti parole fai rivivere ai nostri figli i bellissimi momenti passati assieme.
Lucia mamma di Anderson
Bellissimo racconto che solo una persona speciale poteva scrivere. Mia figlia Ludovica con Chiara ha vissuto la sua prima esperienza a Caprera , con tale passione ed entusiasmo da farne un appuntamento annuale. Continuate ad appassionare i nostri figli alla vela che è anche una scuola di vita. Buon vento. Luciana mamma di Ludovica Di Fede