Top ten dei migliori papà in Natura
posted by Barbara Dalla Bona | Settembre 24, 2016 | In Vita sul Pianeta | Articolo letto 5.978 volteLe specie animali hanno elaborato delle forme di società molto diverse tra loro. Se non ci meravigliamo osservando branchi che accudiscono i cuccioli assieme o, al contrario, mamme “single” che nutrono e difendono la prole completamente da sole, ci intenerisce ancora lo spettacolo di una coppia di cicogne che si divide equamente le cure dei pulcini, figuriamoci dover osservare dei papà che si prendono carico, completamente, di tutto ciò che necessitano i propri piccoli.
Mi sembra opportuno, quindi, ricordare i maschi di alcune di quelle specie che la selezione ha voluto far diventare i migliori papà al mondo!
Il primo della lista è papà aotide. Parliamo di una scimmia sudamericana che forma coppie stabili per tutta la vita. Quando nascono i cuccioli è il padre che si occupa del loro allevamento; li trasporta e li pulisce mentre la madre si limita ad allattarli.
Negli uistiti, altre scimmie sudamericane, invece, il papà non si limita a nutrire, spulciare e trasportare i piccoli ma collabora anche nel parto, spesso gemellare, della femmina. La ragione evolutiva di questo coinvolgimento sta forse nella difficoltà della gestazione. I cuccioli appena nati pesano un quarto della madre, come se una donna di 56 Kg partorisse un bambino di 15 Kg!
Qualche tempo fa, abbiamo parlato del papà dell’anno, il cavalluccio marino. L’ippocampo si occupa dei piccoli ancor prima della loro nascita! La femmina, dopo l’accoppiamento, deposita le uova in una sacca speciale del maschio nella quale 2000 uova vengono covate per circa venti giorni. Come già scritto nell’articolo Un papà straordinario: il cavalluccio marino, cosa abbia spinto i cavallucci marini a intraprendere questa stranissima strategia evolutiva è proprio la rarità. Il maschio ha scelto di prendersi cura, personalmente, di quelle uova che, sicuramente, hanno ereditato il suo stesso patrimonio genetico, garantendo così il proprio successo evolutivo.
Anche se in quasi tutte le specie di uccelli è la femmina a occuparsi dei piccoli, è facile incontrare coppie che, una volta formate, rimangono fedeli per la vita. Tra i cigni collonero, ad esempio, il papà ha un ruolo fondamentale nella cura dei piccoli che rimangono con i genitori per circa un anno. Durante i primi giorni poi, mamma e papà, si dividono equamente il carico della cucciolata. A volte anche letteralmente perché i piccoli, ancora fragili, hanno bisogno di essere trasportati sul dorso dei genitori!
In ambienti particolarmente ostili, però, può succedere che i maschi assumano dei comportamenti particolarmente attenti nei confronti dei propri pulcini. E’ questo il caso del maschio di grandule di Namaqua (Pterocles namaqua), che nidifica nel deserto del Kalahari, in Sudafrica. Per poter dissetare i propri piccoli, il ventre del maschio ha la capacità di assorbire grosse quantità di acqua. Quando trova una pozzanghera vi si accovaccia e ne raccoglie con le sue piume anche 40 litri. Carico di liquido vola verso il nido e con un richiamo particolare attira i pulcini che accorrono a bere dal ventre del papà.
Il nandù, grosso uccello simile a uno struzzo, ha un comportamento tutto particolare. Durante la stagione degli amori le femmine si accoppiano con molti maschi. I maschi quindi, costruiscono i nidi e diverse femmine vi depositano le loro uova. Il maschio cova fino a 50 uova alla volta per sei settimane e dopo la schiusa si occupa dei pulcini, difendendoli da qualsiasi animale vi si avvicini.
Tra gli uccelli, il papà più eroico, è sicuramente il pinguino imperatore, Dopo che la femmina depone il suo unico uovo, il compagno lo nasconde sotto una piega della pelle dove proteggerà anche il pulcino dopo la schiusa. Da questo punto di vista somiglia molto al cavalluccio marino se non fosse che, per proteggere l’uovo, è obbligato a restare immobile e digiuno quattro mesi nell’attesa della compagna che, nel frattempo, è nell’oceano a rimpinzarsi di cibo da offrire al nuovo nato.
Negli anfibi il primato va sicuramente ai maschi di rana abbaiante (Craugastor), chiamata così per il suo particolare verso. Il maschio resta vicino alle uova per diverse settimane bagnandole con la propria urina per non farle seccare; in altre specie di rane, invece, i maschi trasportano le larve sul dorso oppure ingoiano i girini per farli sviluppare in particolari tasche boccali al riparo dai pericoli (Rana di Darwin).
Anche tra gli insetti esistono papà meravigliosi. In una specie di belostomatide, famiglia di grossi insetti acquatici, dopo l’accoppiamento, la femmina attacca sul dorso del maschio anche 150 uova. Nelle 3 settimane successive l’insetto le trasporta e le protegge, esponendole pure all’aria per evitare che ammuffiscano!
Benché non godano di grande stima, non si può dire che anche gli scarafaggi non siano dei papà esemplari. Nelle specie che si nutrono di legno i genitori fabbricano il nido, insieme nutrono le larve, e li mantengono puliti liberandoli da funghi e insetti morti per evitare infezioni.
In alcune specie, per riuscire a fornire i piccoli dell’azoto necessario per la loro crescita, i papà scarafaggi si spingono a mangiare anche gli escrementi degli uccelli; se non è amore paterno questo, cos’altro può esserlo?
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About The Author

Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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