Zealandia, il continente sommerso
posted by Barbara Dalla Bona | Marzo 2, 2017 | In Home, Vita sul Pianeta | Articolo letto 2.990 volteQuanti sono i continenti? Cinque come i cerchi olimpici? Sette come affermano i cinesi e gli americani, o sei come studiamo in Italia? A parte le criticabili distinzioni dovute a ragioni politiche (come la separazione del continente americano) o storiche (dove si trova, esattamente, il confine tra continente europeo e asiatico?), tutti concordano nel definire continente una vasta area di terra emersa.
Ebbene, da qualche giorno anche questa definizione potrebbe non essere più corretta. C’è un nuovo pretendente al prestigioso titolo: il suo nome è Zealandia, una struttura geologica compatta e omogenea grande come due terzi dell’Australia ma quasi interamente sommersa.
Gli scienziati sono a conoscenza della sua esistenza da decenni e familiari a tutti sono gli unici due punti in cui emerge dall’oceano, quei luoghi incantevoli che chiamiamo Nuova Zelanda e Nuova Caledonia. Il fatto, però, che la quasi totalità della struttura si trovi sott’acqua ha ostacolato per lungo tempo la possibilità di svolgere studi organizzati sulla sua origine e i suoi confini.
Non sono pochi i ritrovamenti passati di frammenti di continenti sommersi tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Indiano, come nel caso recente di Mauritia, nelle vicinanze del Madagascar. È stato facile, quindi, dedurre che tutte le terre sommerse di natura continentale fossero frammenti di antichi continenti consumati e distrutti dai movimenti delle placche tettoniche.
Così venne considerata per anni Zealandia ma, sul Geological Society of America’s Journal, è stato appena pubblicato un articolo che raccoglie ed elabora un insieme di elementi di diversa natura. L’analisi incrociata di queste informazioni ha portato il team di scienziati che lo firmano ad un’unica conclusione: Zealandia ha il diritto di essere riconosciuto come continente.
L’intero lavoro è gratuitamente consultabile sul sito della rivista (di cui troverete il link a fine pezzo). Tra i tanti dati elencati, la prima informazione che salta immediatamente all’occhio è la sua vastità: 5000kmq di crosta terrestre con caratteristiche geologiche chiare e distinguibili.
Una massa così grande e omogenea, aggiungono gli scienziati, deve con ogni probabilità essersi separata dal super continente Gondwana tra i 60 e gli 80 milioni di anni fa. La separazione lo rese indipendente ma, allo stesso tempo, tirò e assottigliò la sua crosta fino a farlo sparire al di sotto del livello del mare.
Tra i criteri presi in considerazione ci sono fattori quali l’elevazione rispetto al fondale circostante, la geologia caratteristica, una crosta più spessa rispetto alla tipica crosta oceanica e, banalmente, dei confini ben definiti.
L’autore principale dell’articolo, il geologo Nick Mortimer, ha dichiarato che la raccolta di questi dati ha impegnato il suo team e gli altri scienziati per più di vent’anni ma l’identificazione di Zealandia come continente sarebbe un grande cambiamento per le future ricerche scientifiche. Accettare che un continente possa essere al contempo sommerso e non frammentato è un’ipotesi che aiuterebbe a capire meglio coesioni e rotture della crosta terrestre.
Ora arriva il bello: non esiste alcuna autorità scientifica che possa sancire l’ingresso di Zealandia nell’olimpo dei continenti. La possibilità di trovarlo nei libri di geologia, tra gli altri continenti, dipenderà solo dalla frequenza con cui gli scienziati e le persone comuni cominceranno a utilizzarne il nome nelle pubblicazioni accademiche gli uni o nelle riviste meno specializzate gli altri.
È incredibile come i continenti sommersi stimolino la fantasia dei più. A partire dalla famosissima Atlantide, l’isola citata da Platone e inabissatasi improvvisamente nell’oceano, scrittori e scienziati si sono appassionati a Lemuria, il continente che avrebbe influenzato l’areale di distribuzione, appunto, dei lemuri, e hanno fantasticato su Mu, una grande isola fantasma scomparsa improvvisamente dal centro dell’Oceano Indiano.
Questi sono solo alcuni dei miti che raccontano di meravigliosi mondi custoditi nel profondo del mare e, attraverso le diverse culture, periodi storici o religioni affiora sempre l’immagine di luoghi bellissimi che, improvvisamente, sono inghiottiti dagli oceani.
Quali preziosi segreti custodirà il mare intorno alla Nuova Zelanda? In futuro gli scienziati ci racconteranno anche questo ma, ne sono convinta, delle penne molto fantasiose stanno già scrivendo la storia di un mondo fantastico chiamato Zealandia.
Per approfondire:
- https://www.theguardian.com/world/2017/feb/17/zealandia-pieces-finally-falling-together-for-long-overlooked-continent
- http://www.geosociety.org/gsatoday/archive/27/3/article/GSATG321A.1.htm
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About The Author

Barbara Dalla Bona
Sono nata nel Gennaio del 1981, nel cuore della fredda pianura pontina, con sangue veneto e occhi siciliani. Da bambina Latina e' tutto il mio mondo, da esplorare e conquistare con una bici e un po' di fantasia ma, nell'adolescenza, la provincia si fa stretta. Inizio a viaggiare e mi conquista una Londra dinamica e multiculturale. All'universita' mi trasferisco a Roma; frequento la facolta' di Scienze Naturali e rimango affascinata, piu' di quanto non lo fossi gia', dalla magia nascosta in ogni fenomeno naturale. La mia voglia di conoscere il mondo, pero', e' irrefrenabile. Viaggio per Africa, India e America centrale finche' non decido di frequentare un anno accademico a Valencia, in Spagna. Dopo la mia laurea collaboro con il Centro di Ricerca Interuniversitario sulla Biodiversita'; nel frattempo vinco una borsa di studio post lauream per svolgere un progetto di ricerca sull'ecologia delle specie vegetali esotiche in una prestigiosa universita' californiana. E' li' che, per la prima volta, sento la nostalgia della mia pianura con i suoi laghi e le sue spiagge. Al ritorno da quella esperienza fantastica mi butto a capofitto in un progetto di educazione e interpretazione ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Circeo; progetto in corso ed evoluzione gia' da un paio d'anni ma che da quel momento diventa la mia attivita' principale. La voglia di conoscere il mondo e il piacere di comunicarlo sono le due forze che alternativamente o spesso in congiunzione determinano ancora la rotta della mia vita.
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