Sea Shepherd scopre le rotte del contrabbando di pinne di squalo
Nonostante il divieto di commercializzare le pinne di squalo sia ormai globale, l’illusione che questa macabra pratica fosse finalmente debellata l’avevano in pochi. Ciò che non avremmo mai immaginato l’ha svelato l’organizzazione internazionale Sea Shepherd, scoprendo e denunciando rotte molto attive verso Hong Kong, il maggiore importatore di questo “prodotto” al mondo.
L’indagine svolta dalla ONG, nell’ambito dell’operazione Apex Harmony, è durata tre mesi durante i quali sono state seguite le spedizioni, tracciate le rotte e individuati i vettori coinvolti nel business. Paradossalmente, gli stessi operatori commerciali che, ufficialmente, si dichiarano pienamente impegnati nel boicottaggio al commercio delle pinne di squalo. Se una parte della popolazione umana sembra proprio non poter rinunciare a una zuppa di pinne, la quasi totalità delle specie di squalo si trova in condizioni critiche. Alcune popolazioni, come quelle dello squalo martello, hanno subìto un decremento di oltre il 90% e affrontano oggi un’imminente minaccia di estinzione.
Un report del Parlamento Europeo del 2002 individuava nell’Indonesia e nell’India i paesi dove si pesca il maggior numero di squali e nella Cina e Hong Kong i maggiori importatori. A distanza di 15 anni Sea Shepherd ci mostra le prove che, nonostante gli apparenti sforzi internazionali, ben poco è cambiato.
Il 10 marzo, un consorzio formato dalle più importanti ONG ha incontrato i rappresentanti dell’Hong Kong Customs and Excise Department e l’Hong Kong Agriculture, Fisheries and Conservation Department, per informarli sui risultati dell’investigazione condotta e discutere sulle possibili azioni da mettere in pratica per contrastare il perpetuarsi dei crimini contro gli animali selvatici.
È dal 2010 che le organizzazioni internazionali per la conservazione della fauna selvatica stanno focalizzando la loro attenzione sulla catena di rifornimento di pinne di squalo, esercitando pressioni sia nei confronti delle compagnie aeree che degli spedizionieri, per ottenere il bando totale del trasporto delle pinne e di tutti gli altri prodotti derivanti dagli squali. Nonostante questo, il contrabbando di pinne di specie la cui pesca è illegale è cosa usuale e si confonde con il commercio, ben poco sostenibile, di quelle specie che ancora si possono pescare.
Il 92% delle pinne di squalo che entrano ad Hong Kong arrivano via mare mentre il restante 8% tramite trasporto aereo. La più grande realtà mondiale dei trasporti marittimi è Maersk che, da sette anni, ha messo al bando il trasporto di pinne di squalo e, grazie alla sua presa di posizione, altre sedici compagnie l’hanno immediatamente seguita. Il vettore aereo di Hong Kong Cathay Pacific è stata la prima compagnia aerea a opporsi, nel 2012, al commercio di prodotti derivanti da squali protetti e, nel giugno 2016, ha esteso il divieto a tutti i tipi di pinne di squalo. Eppure, nonostante il loro dichiarato impegno, molti dei carichi bloccati da Sea Shepherd sono stati movimentati proprio da questi importanti vettori internazionali; container provenienti dal Medio Oriente stracolmi di pinne di squalo o spedizioni aeree falsamente catalogate come prodotti ittici.
Messe davanti all’evidenza, Maersk e Cathay Pacific stanno ora lavorando in stretta collaborazione con Sea Shepherd e WildAid per individuare e compensare le rimanenti lacune nelle procedure di prenotazione e controllo dei carichi.
Tutto il commercio internazionale, infatti, è monitorato dall’Organizzazione mondiale delle dogane, che mantiene un elenco dettagliato dei codici di spedizione (codici SA). Si tratta di codici a 6 cifre in grado di mostrare, dettagliatamente, l’esatto contenuto di una spedizione. Tuttavia i codici sono utilizzati solo per tenere traccia dei dati di import/export ed esclusivamente per ragioni statistiche.
Sea Shepherd e WildAid chiedono che l’inserimento della documentazione commerciale sia spostata dalla fase post-trasporto alla fase pre-trasporto. Avendo le informazioni prima che la spedizione si concluda, il Dipartimento delle dogane di Hong Kong potrà tracciare più efficacemente dei profili di rischio e di conseguenza applicare le leggi in maniera più mirata. L’obbligo di includere i codici SA nella pratiche garantirebbe alle linee aeree una maggiore sicurezza sul reale contenuto delle spedizioni. Un tale sistema è già in uso negli Stati Uniti come misura antiterroristica; anche la Spagna applica procedure di trasporto simili, che pongono la dogana in una posizione di vantaggio rispetto alle organizzazioni che operano in modo criminale.
Sea Shepherd ha svolto un compito eccellente delineando le rotte per la fornitura delle pinne di squalo. Tali informazioni, con i giusti accorgimenti documentali potrebbero diventare dei validi strumenti in mano ai vettori internazionali per intercettare un maggior numero di traffici illegali. Sperando che le logiche di mercato non prevalgano sulla (presunta) sincera volontà degli operatori commerciali di difendere le specie selvatiche.
Per approfondire:
- http://www.ecowatch.com/sea-shepherd-shark-fins-2304688404.html?utm_campaign=RebelMouse&utm_medium=social&utm_source=facebook&utm_content=EcoWatch
- http://www.europarl.europa.eu/news/it/news-room/20121116STO55710/pinne-di-squalo-no-alle-pratiche-crudeli
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