Chi Twitta veramente?

Tutte le volte che guardo in TV il telegiornale, ad ogni notizia si abbina sempre un twitter.

Tutti twittano, sembra sia ormai diventato un bisogno indispensabile. Un giorno è il segretario di un partito, un giorno un attore, un giorno Trump. Ma c’è chi non twitta? Le prime volte che avevo sentito tale termine non riuscivo a capire la corrispondenza tra il vocabolo inglese, per me legato esclusivamente al canto di un uccellino, e l’utilizzo dei social network.
La parola twitter deriva infatti dal verbo inglese to tweet che significa “cinguettare”. Twitter è un servizio gratuito di social networking e microblogging creato nel marzo 2006 dalla Obvious Corporation, che fornisce agli utenti una pagina personale, aggiornabile tramite messaggi di testo che non superino i 140 caratteri. Nell’attuale clima politico mondiale con un semplice twitt si puó scatenare una guerra. Nel 2012 Twitter ha registrato 500 milioni di iscritti e 200 milioni di utenti attivi che vi accedono almeno una volta al mese.
È un servizio estremamente semplice da utilizzare. Con poche parole si esprime una vasta gamma di emozioni: chi dichiara il proprio amore, chi invia auguri di compleanno o chi, come l’inventore di Facebook, Marck Zuckerberg, annuncia l’arrivo della prima figlia. Un tempo bastava un fiocco rosa appeso al portone di casa.
Rinunciando alla propria riservatezza si comprime in brevi frasi ciò che una volta si manifestava con una cena, una lettera scritta con la stilografica, un mazzo di fiori o una poesia.
In tutto questo esistevano dei confini, mentre con Twitter il messaggio arriva a qualsiasi sconosciuto per niente interessato a dichiarazioni d’amore altrui.
Se Giacomo Leopardi fosse nato al giorno d’oggi, forse avrebbe ridotto ”L’ode alla luna” in 10 twit, e il “Passero solitario” avrebbe twittato e basta, appollaiato sul campanile della chiesa recanatese di Sant’Agostino.
Condividere è una delle sensazioni piú appaganti, ma mi chiedo se con tutto questo twittare non ne risenta l’intimità personale. Non incolpo i giovani nati in piena era di sviluppo digitale, che non conoscono il fascino di una lettera scritta a mano, ma sarebbe un peccato ignorare l’esistenza di forme di comunicazione considerate antiquate, ma più autentiche.
Piú incline alla discrezione e ad un linguaggio conforme al mondo della natura, decidevo quel giorno di ritrovare nel bosco la mia dimensione. Tra tanti mezzi di comunicazione volevo dedicarmi a quello legato agli sguardi, all’ascolto, all’osservazione di ciò che accadeva intorno a me.
Scelsi così di avventurarmi in Vallunga, una piccola valle laterale della Val Gardena, in Alto Adige. Tra pareti scoscese sapevo di trovare l’eco del silenzio o magari il vero twitt. I pendii da entrambe le parti della vallata sono talmente ripidi da sentirsi avvolti dalle rocce strapiombanti, una sorta di protezione della natura, un abbraccio. Pochi passi e mi trovai nella vera dimensione. Tutto ciò che si poteva twittare rimbalzava tra me stessa e quelle rocciose pareti accoglienti.

Nessun rifugio, nessuna strada, sembra impossibile, eppure esistono ancor oggi valli incontaminate, i cui abitanti, forse, sono solo le divinità che hanno
ispirato note leggende delle Dolomiti. Aveva cessato da poco di nevicare e a mala pena si intravvedevano le tracce del sentiero che proseguiva fino al termine della vallata. In Giappone li chiamano “Shinrin-yoku”, letteralmente “bagni nella foresta”; consistono in brevi visite nei boschi, che permettono di respirare sostanze volatili capaci di migliorare l’intera funzione immunitaria, una sorta di terapia somministrata da fragranze e profumi, in particolare quelli emanati dalle conifere, i fitoncidi, comunemente noti come oli essenziali legnosi. Era una piacevole camminata, senza alcuna meta, bastava semplicemente seguire un intimo richiamo. Le nubi pian piano si diradarono. Cessata la nevicata, regnava nell’aria un silenzio particolare che in realtà ha una sua spiegazione ben precisa: piccoli spazi d’aria che si creano tra i fiocchi di neve assorbono il suono, esattamente come i pannelli fonoassorbenti sugli edifici. Con il passare del tempo la neve si comprime e gli spazi tra un fiocco e l’altro si riducono; diminuisce cosí anche l’assorbimento dei suoni.I chiaroscuri della foresta, più evidenti dopo la nevicata, ricordavano un dipinto del Caravaggio. Avevo camminato da un’ora quando il silenzio fu interrotto all’improvviso da una nutrita serie di cinguettii di uccelli.
Come in un allegro di Chopin il susseguirsi delle note lascia immaginare lo sfilarsi ordinato di perle iridescenti, così i canti di quegli uccelli sembravano inseguirsi, uno dietro l’altro.
Abbarbicati sui rami di alcune conifere al termine della valle un gruppo di croceri era intento, twittando a più non posso, a procurarsi il cibo quotidiano.

Il crocere vive nelle foreste di conifere, sia in pianura che in montagna, trattenendosi di solito sui rami alti di pini e abeti, più carichi di pigne. È un uccello canoro inconfondibile (Loxia curvisrostra), appartenente alla famiglia dei Fringillidi, più comunemente chiamato Becco in croce. Specie socievole, è facilmente riconoscibile non solo per il becco tutto particolare, ma anche per il richiamo, caratterizzato da un insieme di trilli e ripetuti cinguettii.
Sebbene da noi non sia affatto raro, il crociere è piuttosto difficile da vedere e nonostante le sue considerevoli dimensioni, il più delle volte passa inosservato; ciò è dovuto soprattutto all’habitat e ad abitudini molto esclusive.

Possiede numerose variazioni nel canto e la sua voce è così consistente che la si può udire anche a notevole distanza.
I maschi hanno il capo e il dorso di color rosso mattone di varie tonalità, a volte anche impercettibili, più intensa quella del dorso, mentre le parti inferiori sono più chiare e tendenti al rossiccio.

Il loro aspetto singolare ha fatto sì che la fantasia popolare si sia sbizzarrita in varie definizioni. I croceri sono conosciuti anche come “Uccelli di Cristo”, perché spesso li si può osservare nel periodo di Natale. Una leggenda racconta che un Crocere avrebbe cercato di togliere le spine dalla corona di Gesù crocifisso: da qui il becco a forma di croce e il nome di questo uccellino.
Il piumaggio è fondamentale nella vita sociale degli uccelli; i maschi hanno sempre una livrea dai colori piú accesi per attirare la femmina, basti pensare a quella del pavone. Le femmine sono di colore verdastro nelle parti superiori, che tuttavia evidenziano toni melange di marrone e giallo. Quello che senza dubbio distingue questo uccello dagli altri, ed è anche la sua caratteristica fondamentale, è il becco forte e curvo con mandibole che si incrociano a formare una poderosa pinza, perfettamente adatta per beccare le pigne delle conifere ed estrarne le sementi, principale alimento della specie. E quando si ciba l’atteggiamento è molto simile a quello dei pappagalli.

Mi ero avvicinata di parecchio, pur mantenendo una distanza di tutto rispetto per non interrompere la loro ricerca di cibo. Con curiositá li osservavo mentre, in totale equilibrio tra loro e senza azzuffarsi, sceglievano accuratamente le pigne di un unico albero, come se ognuno di loro aderisse alla teoria dell’equilibrio di Nash (teoria che prevede una situazione di equilibrio ottenibile quando ciascun individuo impegnato in una determinata attività sceglie la sua mossa strategica in modo da massimizzare l’azione, presupponendo che il comportamento dei rivali non modificherà la sua scelta, il che significa che anche conoscendo la mossa altrui, l’interessato non farebbe una mossa diversa da quella che ha deciso).
Di continuo assumevano pose acrobatiche nel tentativo di estrarre dalla pigna il seme pulito. La punta incrociata delle mandibole del becco, perfetto adattamento della specie all’alimentazione, serve a scavare agevolmente le pigne. La mascella inferiore può incrociarsi con la mandibola superiore sia a destra che a sinistra. La forza notevole delle zampe consente inoltre una salda presa delle pigne. Una volta liberato il seme dall’interno, il crociere lo avvolge con la lingua, che rispetto ad altri Fringillidi è di dimensioni maggiori grazie al tratto terminale costituito da cartilagine.

È facilmente comprensibile come la forma particolare del becco renda incapace questo uccello di cibarsi di altri alimenti o di raccogliere al suolo semi di altre piante. Nella teoria sull’evoluzione della specie Charles Darwin avrebbe incluso tra i fringuelli delle Galapagos anche il crocere della Vallunga, proprio per la estrema specializzazione del becco in relazione al cibo.

Non mi sarei mai aspettata di vederli così numerosi in pieno inverno. Di solito gli uccelli migrano per il freddo, ma in alcune circostanze, soprattutto in abbondanza di cibo, la popolazione dei croceri può abitare le foreste anche in questa stagione. Quando sopraggiunge un’annata di magra, i croceri sono costretti a migrare per procurarsi il cibo.
Felice di essere nel posto giusto al momento giusto, mi venne in mente la poesia di Emily Dickynson, “Gli uccelli e la neve”

L’acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani attraversati.
La gioia, da una fitta di dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L’amore, da un’impronta nella memoria.
Gli uccelli, dalla neve.

Il valore delle cose viene percepito dalla loro mancanza, la vera conoscenza si acquisisce dall’assenza, anche se quel giorno si abbinava alla neve lo stormire di questi particolari uccellini, ma proprio tale eccezione mi faceva apprezzare ancora di più la loro presenza inaspettata. Si pensa sempre di vivere in un mondo con una natura depauperata senza riflettere che spesso si ha molto piu di quanto si creda.
Ecco perché al riguardo mi ha colpito l’episodio del pilota di formula 1 Nico Rosberg. A cinque giorni dalla conquista del titolo mondiale Rosberg, ha abbandonato il campionato, proprio all’apice del successo. Forse seguace delle opere di Emily Dickynson o semplicemente nella percezione del limite, ha deciso di vivere una vita meno spericolata, apprezzando i traguardi raggiunti senza desiderare nulla di più. Un notevole coraggio, un’ammirevole consapevolezza nel capire ció che stava perdendo e ciò che veramente voleva vivere. Una grande dignitá di fronte al mondo nell’andare contro corrente. ”Sono un uomo, non un criceto” riferiva nell’ultima intervista rilasciata ai media, lasciando intendere che, contrariamente al criceto affannato a correre ossessivamente in gabbia sulla ruota, non si sarebbe fatto coinvolgere dal vorticoso carrierismo che caratterizza personaggi di tale calibro.
I croceri non hanno problemi di questo genere. I piccoli semi delle pigne che riescono a procacciarsi sono sufficienti per nutrire loro stessi e i loro piccoli. Nel mondo animale non esiste l’eccedenza. Gli animali conoscono il giusto punto di equilibrio, un po’ come Nico Rosberg.
In base al grado di maturazione dei semi di abete, questi piccoli fringuelli possono nidificare durante tutto l’arco dell’anno. Marzo è il mese preferito dalla maggioranza dei croceri per la deposizione delle uova e la cova. I piccoli vengono alimentati da entrambi i genitori che rigurgitano il cibo, accumulato nel becco, sotto forma di pasta vischiosa.
Mentre mi perdevo in questi pensieri, i croceri continuavano a svolazzare da un albero all’altro, assumendo inverosimili pose acrobatiche per estrarre i semi dalle pigne.

E finalmente sentivo i twitt, quelli sonori, quelli veri.

Anche nell’ora del canto risiede un preciso significato. In generale gli uccelli cantano all’alba per apparire più in forma; quelli diurni tendono a cibarsi durante il giorno e a digiunare la notte, il primo mattino quindi corrisponde al momento di maggior debolezza. Cantando all’alba, o anche un’ora prima, i maschi vogliono mostrare la loro energia e il loro vigore. Il canto è da considerarsi in stretta relazione con la vita sessuale e si collega a tutti gli atti che il maschio compie per procurarsi e mantenersi una compagna e per difendere il nido.
Da notare che ogni specie di uccelli inizia a cantare in momenti diversi della giornata: merli e tordi sasselli sono i più mattinieri, mentre i più ritardatari sono fringuelli e cinciarelle che cantano anche durante il resto del giorno, ma con minore intensità. In genere i bravi cantori sono scarsamente colorati: non potendo attirare la femmina con i colori del le piume, utilizzano la voce. Non è questo il caso dei croceri maschi, che giá si distinguono per il piumaggio intensamente vistoso.
Terminata la ricerca affannosa di pigne e l’estrazione dei semi, il concerto era ripreso e si diffondeva con tanti twitt nell’anfiteatro di pareti rocciose della Vallunga.
Prima ancora che la lirica fosse inventata e le voci di famosi cantanti ci stupissero coi loro acuti, i primi cantori erano loro, gli uccelli, con un’infinita gamma di melodie.
Seduta di fianco a un tronco, su un tratto di terra privo di neve, assistevo al concerto, ma all’improvviso mi accorsi di non essere l’unica spettatrice. Alle mie spalle un branco di cervi, incantati quanto me, sembrava intento ad ascoltare con grande attenzione l’esibizione di innumerevoli twitter. In quel momento tutto il bosco sembrò fermarsi. Anche i rami degli abeti, mossi dalla carezza del vento, cessarono di ondeggiare e restarono immobili. Era quello il momento di twittare, di twittare dal vero.

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  1. Maria baù
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  2. Lancillotto.
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