Nuova, pericolosa legge per i parchi

Area marina protetta delle Isole tremiti – Puglia

La scorsa settimana, con 249 voti a favore, 115 contrari e 32 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato il testo di modifica alla 394/91, la legge quadro sulle aree protette.

L’iter non è ancora finito. Il provvedimento ora tornerà al Senato che dovrà valutare le modifiche apportate alla Camera e, solo allora, potrà essere approvata definitivamente. Il nuovo testo ha seguito un percorso lungo e tortuoso ed è sopravvissuto a due legislature. Federparchi dichiara la sua soddisfazione per una legge che considera migliorativa rispetto alla 394 ora vigente e che, in questi anni di revisione è stata, a detta loro, continuamente migliorata.

Per entrare nel merito di ogni singola modifica, però, Federparchi attende la definitiva stesura del testo ma già ringrazia la Commissione ambiente e il suo presidente Realacci, per aver accolto molte delle proposte fatte e per aver cercato un confronto costruttivo.

Pare, però, che la promozione sia arrivata solo da Federparchi e che, invece, molte associazioni ambientaliste abbiano denunciato la pericolosità del testo in esame. Lipu e BirdLife, solo per citarne alcune, denunciano un’azione congiunta del Governo, appoggiato dalla maggioranza politica, che ha promosso una riforma che trasforma le aree protette in strumenti di politica locale, svilendo la reale finalità della legge quadro.

La Lipu elenca la lista delle implicazioni negative: dalla cancellazione delle competenze per i direttori dei parchi alla politicizzazione della governance, dalla perdita di un interesse nazionale al netto sbilanciamento a favore dei poteri locali. Dalla possibilità di effettuare estrazioni petrolifere, al meccanismo di controllo della fauna selvatica, che non risolverà il problema del soprannumero di alcune specie ma aggraverà di certo la condizione delle specie critiche aprendo le porte dei parchi ai cacciatori. Per ultimo, ma non meno importante, il mancato riconoscimento dei siti Natura 2000 (istituiti dall’Europa) come aree protette anche per la legge italiana. Fatto che rivela la distanza dei legislatori italiani dalla missione naturalistica originaria.

Tutti i tentativi di dialogo delle associazioni ambientaliste con il governo, i relatori o la maggioranza parlamentare sono state respinte.

Il presidente della commissione ambiente, Realacci, che in passato si è sempre dichiarato scettico nei confronti della riforma, in questi giorni ha dichiarato che la 394 aveva bisogno di un rilancio e che il numero di miglioramenti apportati sono stati consistenti. Le aree protette, ripetono i sostenitori, devono essere in grado di coniugare la tutela e la valorizzazione del territorio con la buona economia.

Tra i punti più significativi del testo c’è la reintroduzione di uno strumento di programmazione nazionale, con priorità nei finanziamenti per le aree protette regionali e marine. Sarebbero pronti 30 milioni di euro per il prossimo triennio. I fondi verranno assegnati secondo criteri indicati dal Comitato nazionale per le aree protette, in cui è presente anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

Si promettono selezioni pubbliche ma entreranno nei consigli direttivi degli enti parchi nazionali rappresentanti di agricoltori e pescatori locali e i piani dei Parchi Nazionali dovranno essere sottoposti a Valutazione Ambientale Strategica, prevedendo così anche il parere dei ministeri dell’ambiente e dei beni culturali.

Parco Nazionale D’Abruzzo

La nuova legge non convince nemmeno il WWF. Anche da parte loro arriva un’allarmante dichiarazione che denuncia ciò che temevamo: le nomine dei presidenti e dei direttori saranno condizionate dalle logiche politiche e dagli interessi locali e i cacciatori avranno maggiori tutele.

Questa legge è riuscita, magicamente, nel compito di mettere d’accordo gran parte delle forze politiche. Quelle stesse forze politiche che hanno fatto abortire la legge elettorale ai primissimi emendamenti. Evidentemente essi considerano il nostro patrimonio naturale così irrilevante, da non meritare i necessari approfondimenti e la giusta attenzione. A onor del vero, l’unico movimento politico che ha tentato di opporsi allo sgretolamento della legge è il M5S che ha sempre dichiarato di non condividere la riforma.

La Camera ha deciso di considerare il capitale naturale come una merce di scambio politico; ha considerato le aree marine protette come soggetti inferiori che non hanno diritto a risorse e organizzazioni simili ai parchi terrestri. Ha precluso definitivamente la strada all’istituzione del Parco Nazionale del Delta del Po, nonostante nel 2015 abbia ricevuto il riconoscimento internazionale come Area MaB (Man and the Biosphere Programme) Unesco.

Parco Nazionale del Delta del Po.

Il Ministro dell’Ambiente Galletti respinge le critiche delle associazioni ambientaliste. Secondo quanto dichiarato, il Parlamento con questa normativa innalza il grado di protezione delle aree naturali protette attraverso un maggiore coinvolgimento delle istanze e delle istituzioni locali.

Tutto, ancora una volta, in un’ottica antropocentrica dove le aree protette hanno diritto di esistere solo se sentite dalla comunità come un vantaggio. Da patrimonio da proteggere si trasformeranno in strumento di crescita economica del territorio.

In poche parole, il parco avrà la responsabilità di proteggere e far sviluppare l’economia locale ma, perdonatemi la domanda, chi è che avrà la responsabilità di proteggere il Parco?

Evidentemente ciò non è uno dei primari interessi del governo che, ricordiamolo, è appendice di quello passato. Un governo che con un colpo di spugna ha cancellato il Corpo Forestale dello Stato piuttosto che accorpare altre forze di Polizia con competenze sovrapposte.

Se non ci saranno sostanziali modifiche al testo, siamo sicuri, avrà inizio un periodo cupo per tutte le aree protette italiane.

Per approfondire:

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