La Cernia bruna regina dei fondali del Mediterraneo
Secondo il WWF la cernia bruna, Epinephelus marginatus, è la specie simbolo del Mediterraneo, più della foca monaca, più della tartaruga di mare Caretta caretta. Ma è anche un caso unico di sostenibilità; la cernia bruna è un pesce enormemente più redditizio da vivo che esposto su un letto di ghiaccio tritato. La sua cattura per un pescatore in apnea è, per stazza, bellezza e squisitezza delle carni, un gran bel trofeo. Ma ancora di più per chi l’ammira nel suo ambiente naturale. Le Aree marine protette (AMP) di Tavolara – Capo Coda Cavallo e di Portofino, hanno deciso di quantificare il valore ricreativo di questo magnifico pesce, un grosso predatore quasi mitologico che si impone allo sguardo.
Da adulta, ma si dovrebbe dire da adulto (il perché ve lo spieghiamo tra poco) può arrivare anche ad un metro e mezzo di lunghezza. Ha una corporatura molto robusta e una livrea color bronzo scuro, con alcune macule color sabbia. È una lontana parente di Nemo, il disneyano pesce pagliaccio. Ama gli anfratti e i fondali rocciosi. Si nutre di polpi, molluschi, crostacei e piccoli pesci. È stato dimostrato che nelle aree dove non viene cacciata non mostra eccessiva diffidenza nei confronti dell’essere umano e si fa avvicinare facilmente dai subacquei. Questo ovviamente espone la cernia bruna a un rischio maggiore davanti ai bracconieri. Tre sono le AMP dove è più facile avvistarle in Italia: Portofino, Tavolara, Ustica. Oppure a Lavezzi, tra la Sardegna e la Corsica, dove vengono nutrite dai subacquei.
Secondo la IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, la cernia bruna è una specie in pericolo. Uno dei motivi è il suo accrescimento lento, raggiunge la maturità sessuale a cinque anni. Un’altra causa è il depauperamento dell’habitat. Ma la minaccia più grave è la solita, l’uomo. Tra le varie attività di pesca, quella in apnea si è dimostrata la più dannosa per questa specie. La cattura di grossi esemplari ha comportato l’eliminazione sistematica dei maschi. Ad aggravare il problema è il fatto che le cernie sono transessuali. Scientificamente si parla di proteroginia, una forma di ermafroditismo per cui gli esemplari nascono con entrambi i gameti, ma fino a una certa età sono tutti femmine, poi in età adulta cambiano sesso. In alcune popolazioni il cambiamento di sesso tra le femmine avviene a seconda del numero di maschi. Togliere dei maschi da una popolazione già adulta porta a uno squilibrio che la natura non aveva previsto e al quale fatica ad adattarsi. La sua scomparsa sarebbe una perdita per la biodiversità, ma anche per le economie intorno alle AMP. Nelle aree marine protette di Portofino e di Tavolara genera un indotto turistico stimato in rispettivamente 7 e 14 milioni di euro l’anno. Anche a 35 euro al chilo, il prezzo massimo in pescheria, per arrivare a tali cifre bisognerebbe pescarne centinaia di tonnellate all’anno.
I dati sono il risultato di un’accurata indagine. È stato chiesto ai subacquei quale fosse la specie che ritenevano più interessante da avvistare, quali fossero i luoghi d’immersione preferiti. La maggior parte ha messo la cernia bruna e i siti dove è facile avvistarla ai primi posti. Dall’analisi degli altri dati, tra cui costo delle immersioni, spese medie per il soggiorno e per gli alimenti, sono emerse le cifre riportate: milioni di euro. Arrivarci non è difficile, basti pensare che solo nell’area di Portofino s’immergono almeno 60.000 subacquei ogni anno. Sono numeri confortanti, che ci dimostrano quanto la pesca in mare, al contrario del turismo ecologico, diventi sempre meno sostenibile.
Una delle storie più toccanti raccontate dal compianto Enzo Maiorca, campione d’apnea e di umanità, riguarda proprio una cernia bruna: «Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva. E allora dopo aver lottato, da sconfitto, ho cercato di rendermi conto di come fosse incastrata nella tana. A quel punto la cernia ha scagliato contro il palmo della mia mano il suo cuore, ed era un cuore che io ho sentito pulsare terrorizzato. E quella volta ho capito che fino ad allora mi ero comportato da barbaro sul fondo del mare. Io non dovevo sopravvivere con quella cernia, perché il mio mangiare in superficie ce l’avevo, era soltanto il gusto balordo di arrecare morte in un ambiente che io amavo e amo immensamente, il mare». Era il 1967. Da allora Enzo Maiorca abbandonò la pesca subacquea.
Ho pregato Claudio di non rispondere ai commenti ma da persona seria ha voluto ‘provare’ quello che ha scritto. Non c’é verso di convincere un pescatore in apnea – neanche se lo dice il WWF (‘ il WWF non è autorevole sul tema’ si legge in uno dei commenti). Niente é autorevole per fare desistere un pescatore dalla sua droga. La colpa é sempre di un altro tipo di pesca mai di quella in apnea che é ‘sostenibile’. Se c’è una minchiata, tanto per parlare con un gergo comprensibile ai commentatori, é questa. Fin dall’inizio dell’avventura subacquea, a metà degli anni 30′ in Costa Azzurra é bastata un’attrezzatura primitiva per svuotare il mare di pesce. Le prime aree marine protette sono state istituite in Francia negli anni 70.
Documentatevi sui danni che ha fatto Hans Haas nell’isola di Bonaire (1939) dove la cernia locale é andata estinta. Lo racconta Callum Robert nel suo libro ‘ The Unnatural History of the Sea’. La pesca all’Atlantic Goliath Grouper é stata poi vietata negli Stati Uniti nel 1990 e nei Caraibi nel 1993.
Curatevi la vostra pulsione perché é una malattia e un giorno ve la diagnosticheranno. Come quel campione di apnea che pesca dalle parti di S. Teresa di Gallura che non trovando più pesce sulla costa va ad attingere all’AMP di Lavezzi ed é stato colto in flagrante da un gommone di un centro sub. Un comportamento del tutto irrazionale come é irrazionale, immatura, aggressiva la vostra risposta all’articolo. Non avete mai dubbi voi.
Siete però pregati di spostare il vostro sapere e la vostra esperienza su altri forum nessun altro commento verrà approvato.
Scrivere “Tra le varie attività di pesca, quella in apnea si è dimostrata la più dannosa per questa specie” oltre ad essere una bugia è una grandissima minchiata….la invito a correggere l’articolo con asserzioni meno deplorevoli e magari scrivendo qualcosa di intelligente.
Luca De Rosa
Ho visto la sua risposta e sono rimasto al quanto basito in quanto mi ha allegato una serie di link ma non ha risposto alle mie domande sulla distruzione delle cernie con palamiti Vertical traina da fondo e reti.
Ha scritto di alcune ricerche del wwf una associazione pari alle altre che sono riconosciute dal ministero dall’ambiente quindi non esistono associazioni di serie a e b esistono associazioni che fanno anche di più del famoso panda…
Basito perché lei ha dichiarato che è stato un pescatore in apnea e come sa la pesca sportiva ha dei limiti di peso e di grandezza delle spiecie in caso contrario è severamente punito dalla legge.
Ricerche scentifiche che lasciano il tempo che trovano perché come ho scritto prima tutta la pesca sportiva ha il 3-4 % del prelievo ittico mentre la pesca in apnea 0,8% .
Infatti si vuole paragonare una persona con un arbalete in mano contro migliaia di ami che non vede un pesce paragoniamo migliaia di maglie di reti un muro in mare …. ma anche un bambino capisce chi è il più dannoso.
Perché non fanno le ricerche scientifiche sull’impatto della pesca professionale autorizzata? lo scritto sopra 500%in più in 27 anni.
Dato che parliamo di wwf una associazione che lavora molto con il recupero della ceretta caretta vorrei sapere quante tartarughe hanno soccorso con un asta addosso? L’ 80% con ami in bocca il restante morte nelle reti oppure ferite da taglio da elica e una minima parte per lo schock termico con i venti freddi.
Poi quei link vanno aggiornati perché come le egadi la amp capo rizzuto ha scritto al ministero per creare un tavolo tecnico e cambiare la legge in vigore che vieta totalmente la pesca in apnea nella amp se vuole le invio il documento. .. come si dice carta canta… quindi l’esatto contrario di quello che ha scritto….
Comunque durante una pulizia dei fondali nella nostra amp che facciamo noi pescatori in apnea abbiamo trovato la selettivita’ della pesca consentita guardi il video ultimo ce la ciliegina sulla torta lo può girare al wwf e Ispra così forse capiscono chi sono i vari distruttori dei mari oppure si metteranno due fettine sopra gli occhi e gireranno la testa perché da fastidio solo un arbalete mentre un soffocamento dei pesci nelle reti in agonia è altro….. buona visione
https://youtu.be/H4o4cVnVt-s
Egr. Sig. Di Manao
Le voglio far notare che in questa tematica, il fatto che lo dice il WWf non vuol dire affatto che quello che dice sia la verità…
Lei mi insegna che spesso i dati sono usati ad uso e consumo dei propri “interessi”.
Quanto alle “presunte” ricerche scientifiche (sempre le stesse) portate a sostegno della tesi del teorico universale bando della pesca in apnea dalle AMP si basano solo su ricerche effettuate in altre nazioni dove, udite udite la pesca subacquea incriminata è quella con le bombole (purtroppo ancora consentita in larga parte del mondo e per fortuna da noi dal 1978 messa fuori legge).
Si potrebbero postare risultanze di ricerche scientifiche che dimostrano l’assoluta neutralità della pesca in apnea nei confronti degli stock ittici, anzi l’assoluta irrilevanza del prelievo effettuato dalla pesca in apnea sul pescato sia a livello del Mediterraneo, sia a livello mondiale.
Le potrei parlare delle risultanze delle attività di ricerca svolte, ad esempio, dal biologo dott. Terlizzi dell’università di Lecce in ordine alla compatibilità della pesca in apnea (regolamentata) anche nelle AMP (che sarebbe l’unica pesca da consentire…).
Mi piacerebbe sapere il suo pensiero, invece, da ricercatore e divulgatore scientifico, sull’impatto della pesca professionale all’interno delle Aree Marine Protette, se esistono studi sull’impatto di tale tipologia pesca professionale all’interno delle Aree Protette, o se esistono al mondo Aree Protette dove sia consentita la pesca professionale…. E, soprattutto se condivide il fatto che questa pesca indiscriminata e altamente impattante per fauna flora e fondali sia consentita nelle AMP italiane..
Mi piacerebbe sapere se, secondo lei è più impattante un pescatore in apnea o una rete lunga migliaia di metri o un palamito con migliaia di ami,… o, infine, se è etico o giusto che un pesce muoia catturato da una rete invisibile, contro la quale non ha possibilità di difese o scampo, oppure ingannato da un boccone succulento, piuttosto che catturato da un umano che si immerge alla sua quota e lo insidia nel suo elemento… chi secondo lei offre le migliori chance di salvezza al pesce?
Mi piacerebbe sapere se per lei è giusto o opportuno che, per questioni economiche, si possano sfruttare i pesci e ridurli allo stato di cagnolini ammaestrati…. Ricordo che il WWF è in prima fila contro l’utilizzo e lo sfruttamento degli animali nei circhi e/o negli zoo (e giustamente, dico io)… Mentre sott’acqua, trasformare una cernia in carte da 100 € è etico e giusto?
Credo che si ha una strana visione dell’ambientalismo….
Non le sembra che ci sia grande differenza tra la pesca con un arbalete (una sorta di balestra subacquea) che ha un tiro utile di massimo 3-4 mt e la pesca con migliaia di metri di reti o migliaia di ami nascosti da cibo?
Le posso dire con certezza che esistono Aree Marine Protette che si sono rese conto delle castronerie addotte da pseudo esperti del settore (soprattutto a livello ministeriale) e hanno chiesto, per il tramite degli Enti Gestori, al ministero dell’Ambiente stesso l’apertura di un tavolo istituzionale tecnico con il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, competente in materia di pesca, per rivalutare la figura del pescatore in apnea nelle AMP: per la revisione della normativa vigente in materia di pesca ricreativa subacquea, per discutere proficuamente e con la dovuta obiettività in merito alla possibilità di autorizzare, seppur con le dovute limitazioni e regolamentazioni, l’esercizio di questa attività nelle zone B e C (o D) delle A.M.P. Quanto sopra con la consapevolezza che i pescatori sportivi subacquei in apnea rappresentano un settore che, proprio in virtù della “selettività” connaturata alla tipologia di pesca, possono assurgere a valido strumento per le attività di monitoraggio, promozione e salvaguardia dell’AMP stessa.
Questi sono dati di fatto, il resto sono chiacchiere che ognuno può portare a sostegno della propria tesi ma che, in sostanza non incidono minimamente sulla realtà delle cose, ma solo sulle idee “partigiane” che da più parti si portano avanti per dimostrare (a parole) le proprie tesi e contraddire quelle altrui.
Riillo Santo Antonio
La proteroginia della cernia bruna è appunto presunta. Oggi si sa con certezza che la cernia ha facoltà di cambiare il proprio sesso in rapporto alle esigenze della popolazione in cui vive, e non in maniera univoca in base all’età…meccanismo etologico fallimentare e che l’avrebbe portata all’estinzione. Come anche l’età di maturazione sessuale è discutibile visto che sono stati pescati esemplari ovati da 3 kg.
Quanto alla predilezione dei bombolari per questo pesce, era cosa ovvia anche senza studi statistici. È l’unico pesce di mole che, nel casino di bolle di una immersione, posso avere la speranza di avvistare ed è forse l’unico a indugiare davanti ai loro flash. Dentici, ricciole, tonni, spigole, sono tutta roba che i bombolari possono solo sognare.
La cernia è in pericolo?! Bisogna essere stupidi o in malafede per affermarlo. I bassifondi sono traboccanti di serranidi fino al kg e mezzo, segno i grandi riproduttori stanno benissimo e godono di ottima salute. Mentre invece la ricciola è quasi estinta nella totale indifferenza di tutti i paladini del mare, idem la spigola. Ricordiamo sempre che la strage di Lavezzi non la fecero i pescasub ma i bombolari che ingozzavano le cernie di latte e uova…
Le AMP, concettualmente sarebbero anche buona cosa, ma nel modello italiano interessano molto più i soldi a fondo perduto che la tutela ambientale. D’altronde, se sono compatibili strascico e cianciolo, ma di che diavolo vogliamo parlare?! Scommetto che di questo a WWF e IUCN frega nulla…
Signori,
nessuna guerra alla pesca in apnea e, per favore, non scrivo bugie.
1- Ho riportato fatti documentati da relazioni scientifiche condotte dagli enti più autorevoli in materia. Sotto ci sono i link.
2- Sono un ex pescatore in apnea, non ho nessuna remora ideologica nei confronti della caccia e della pesca purché siano veramente sostenibili.
3- La pesca alla cernia bruna è insostenibile.
Non lo dico io, ma il WWF e la IUCN, dovreste saper cosa sono e cosa dicono, se ci tenete all’ambiente.
I link (quelli reperibili in rete)
WWF: Il vero valore dei pesci, il caso della cernia bruna (numeri dell’indotto)
http://www.wwf.it/?17220
AMP di Tavolara
http://www.amptavolara.com/comunicazione/news/dettaglio-news/article/lamp-presenta-il-progetto-sul-valore-economico-della-cernia-bruna/
https://u-pad.unimc.it/retrieve/handle/11393/192347/2835/Scuba%20tourism%20value%20Niccolini%20Marzo%20Palumbo.pdf
AMP Portofino
Non riesco ad allegare il mio pdf e il risultato non genera un link ma un download
basta digitare “AMP portofino relazione impatti 2013” per avere la lista dei file da scaricare.
potete aggiungere i nomi dei ricercatori: Cappanera, Venturini Campodonico
IUCN (International Union for Conservation of Nature)
Cernia Bruna specie a MINACCIATA
Minaccia: pesca da parte dei subacquei
http://www.iucn.it/scheda.php?id=-1656293636
PS: oltre a esser eun divulgatore scientifico sono anche un professionista della subacquea da più vent’anni e di cernie brune ne ho viste tante, anche a 12 metri ma solo nelle AMP (frequento Ustica e Portofino) So riconoscere una cernia bruna. Le conferme sono disponibili nei file WWF e IUCN, manche Wiki confermerà che non vivono a 40 metri.
PPS
sulla sostenibilità della pesca in apnea nelle AMP s’è espressa l’ISPRA
riporto Apneamagazine, anche se critico nei confronti dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
http://www.apneamagazine.com/ecco-perche-la-pesca-in-apnea-e-bandita-da-tutte-le-amp-italiane-22936
Ho appena letto l’articolo pubblicato sulla discriminazione assoluta verso la pesca in apnea !
Vivo a isola capo rizzuto che dal 91 ha tutto il suo mare vincolato dalla amp.. bene quello che avete dichiarato è l’esatto contrario della realtà.
In quanto la pesca in apnea è stata bandita da 27 anni nei nostri mari ma la grande cernia è scomparsa. . Come mai?
La pesca sportiva incide circa dal3-4% sul prelievo ittico il resto lo fa la pesca professionale.
Ripeto e ribadisco come mai le grandi cernie dopo l’istituzione della amp sono dimunite nonstante la pesca in apnea è stata bandita?
Intanto le grandi cernie vivono in fondali che superano i 30 m di profondità quindi pochissimi pescatori in apnea pescano a quelle quote ma bensì le reti palamiti Vertical traina da fondo si!
Come mai nel 1991 nella nostra amp c’erano circa 15 licenze di pesca professionale e oggi oltre 50 autorizzate a pescare nel mare vincolato? Circa il 500% di sforzo di pesca in più!
Le cernie sono state decimate anche all’inquinamento e dal nonavirus che le ha accecate e così spiaggiate .
Un articolo diretto contro chi pratica uno sport sano e selettivo !
Si selettivo sempre se capiate cosa sia la selettività per farvelo capire vi faccio degli esempi sulla realtà dei fatti e non sulle pseudo informazioni !
Bene ogni anno la amp capo rizzuto vieta la pesca della cernia dal 1 giugno al 30 agosto!
La pesca in apnea è bandita quindi è fuori da questo adempimento!
Adesso arriva l’esempio per voi scettici
Se una cernia si ammaglia nelle reti o abbocca ad un palamiti o a un amo da treno e da fondo o Vertical che succederà?
Bene cari ambientalisti se non lo sapete velo spieghiamo noi pescatori in apnea !
Quando il pesce salirà a galla da quelle profondità arriverà forse vivo ma con la vescica natatoria gonfia quindi se viene liberato non potrà mai tornare sul fondo e quindi morte certa!
Quindi il provvedimento della amp ha pochissimo risultato e le vostre dichiarazioni lasciano il tempo che trovano! invece il pesatore in apnea che vede il fondale che vede le specie se ha un divieto esempio che la cernia di non può essere presa non la prende ma se la lo fa è a suo rischio e pericolo..
Quindi su questo tema per favore prima di scrivere e additare Noi come i distruttori dei mari con la stessa foga cercate il mostro del deapuromento ittico
Una delle più grandi bugie mai sentite.
L’unica pesca sostenibile, è quella in apnea, cari signori.
A Capo Rizzuto, dove esiste una AMP dal 1993, e dove da oltre 25 anni la pesca in apnea è vietata, le cernie brune (i grossi maschi) sono quasi scomparse a causa della pesca professionale con i palamiti, con le reti e della pesca sportiva a traina profonda… altro che chiacchiere…
Che poi una cernia valga milioni di euro come fate intendere nell’articolo è un’altra grande mistificazione… Esistono in realtà dei luoghi come quello portato ad esempio dove le cernie “addomesticate” dai furbi bombolari che negli anni passati ne facevano stragi (loro si), oggi sono diventati, a parole, i loro difensori, richiamano frotte di appassionati che non hanno mai visto un pesce del genere in natura e pensano che le cernie siano tutte come quelle che gli fanno vedere (come in uno zoo).
Ma veramente pensate che le cernie siano nate per scodinzolare dietro a umani con le bombole che vanno a rimpizzarli di uova e altri cibi che di naturale hanno zero?
Il problema è che, purtroppo, si va dietro alle, interessate pseudo notizie scientifiche divulgate da pseudo scienziati, che poi vengono immancabilmente smentiti dai pochissimi dati certi: uno di questi è che la pesca ricreativa (tutta inclusa quella fatta con le canne da riva e/o da natante, quella in apnea e altre forme di pesca non professionale) incide per il 3,5 % circa sul pescato globale del Mediterraneo, altro che chiacchiere.
Ma lo sapete dove, normalmente vivono i grossi riproduttori?
Lo Sapete a che profondità, normalmente vivono questi pesci?
In Italia esistono pochi pescatori in apnea capaci di scendere alle quote dove vivono questi splendidi animali per insidiarli, ma stiamo parlando di 30-40 metri e oltre di profondità… come un palazzo di 10-15 piani…
Altra cosa è pescarli, indiscriminatamente, con reti o palamiti che non consentono una selezione, e che permettono ai loro utilizzatori (professionali o “sportivi” che dir si voglia) di catturare questi magnifici predoni anche a quote abissali.
Senza parlare della traina di profondità.
Ora dire, come avete fatto voi, che la pesca in apnea è quella che ha decimato i grandi riproduttori maschi delle cernie brune, capite che è una emerita mistificazione della realtà che non fa altro che additare al pubblico ludibrio l’untore al fine di nascondere la verità (contro i cui responsabili, in realtà non è “conveniente” esporsi).
Ma è così difficile da capire che in realtà la pesca in apnea è la più ecosostenibile delle tipologia di pesca esistenti, perché consente di poter catturare solo i pesci consentiti?
Questa possibilità è, praticamente, esclusa in tutte le altre forme di pesca oggi autorizzate anche nelle aree marine protette: come si fa a stabilire di non pescare le corvine se butto una rete? E se butto un amo di un palamito o una canna a traina?
Dovete anche sapere che quando si chiede di poter effettuare una ricerca seria e controllata e controllabile sull’impatto della pesca in apnea (anche all’interno delle AMP) sistematicamente i guru dello pseudo ambientalismo galoppante (soprattutto nei ministeri) mettono il veto, perché se si scoprisse che tutto quello che viene addebitato ai pescatori in apnea è falso, non ci sarebbe più nessuno da tenere fuori dalle AMP… dove, infatti, hanno il permesso di sia la piccola che la grande pesca professionale con migliaia di km di reti e con palamiti da migliaia di ami ciascuno, i pescatori sportivi a traina , bolentino jigging, tranne i pescatori in apnea.