L’agricoltura biologica non é un’utopia, bensì la soluzione

Spiga di riso, Indonesia © Vittoria Amati

È diventato quasi impossibile, ormai, mangiare sano e questo succede perché, durante la produzione, i cibi vengono letteralmente contaminati alla base della catena alimentare. Non è difficile credere che l’impiego di sostanze tossiche in agricoltura sia nocivo alla salute di chi poi si nutre di quelle stesse verdure, eppure tutti hanno sempre chiuso gli occhi e mangiato. Oggi non è più così! I veleni che per decenni si sono accumulati nell’organismo delle persone infatti, stanno dimostrando la loro pericolosità al mondo intero con una correlata insorgenza di patologie. La rivista Environmental Health Perspectives ha da poco pubblicato i risultati di un monumentale studio condotto da ricercatori francesi dell’Istituto Nazionale della ricerca agronomica e dell’Istituto Nazionale di Sanità e Ricerca Medica (Inserm). Dai test in laboratorio è emerso che i roditori alimentati con verdure coltivate con i sei pesticidi più utilizzati, hanno registrato un notevole aumento di massa grassa e l’insorgenza del diabete. Questi studi sono quindi importantissimi poiché evidenziano, per la prima volta, il rapporto di causalità tra l’esposizione della popolazione ai pesticidi e i rischi metabolici. Entro l’anno leggeremo anche i risultati di una ricerca che, condotta dall’Efsa (agenzia europea per la sicurezza alimentare), sta indagando gli effetti dei pesticidi sulla tiroide ed il sistema nervoso. Notizie agghiaccianti, è vero, ma, sotto sotto, potevamo immaginarlo.

Negli ultimi 50 anni di storia industriale, infatti, sono state immesse nell’ambiente oltre centomila sostanze di sintesi chimica (tra cui spicca l’elevatissimo numero di pesticidi e diserbanti) e rese disponibili enormi quantità di metalli pesanti ed energia ionizzante, per non parlare della sconsiderata esposizione ai campi elettromagnetici. A parlarne è Antonella Litta, medico specialista in reumatologia e referente nazionale dell’Isde (International Society of Doctors for the Environment) che dichiara: «Queste sostanze ed energie sono risultate avere azione tossica, cancerogena, di interferenza endocrina capaci di mimare l’azione degli ormoni naturalmente prodotti dal nostro organismo e quindi di sostituirli nella loro funzione di fisiologica regolazione dei metabolismi e, quindi, di favorire malattie in grande aumento come il diabete, l’obesità, malattie cardiovascolari, le malattie immunomediate, i disturbi della sfera neuroendocrina, l’infertilità, i disturbi dello sviluppo genito-urinario e sessuale nei bambini e nelle bambine». Queste stesse sostanze inquinanti agiscono addirittura a livello fetale e, peggio ancora, pre-concezionale poiché dai cordoni ombelicali superano la barriera placentare ed interferiscono con il cosiddetto fetal programming, alterandone il naturale completamento.

© Vittoria Amati

Ora, per tornare alla prima frase dell’articolo, il problema di pesticidi e diserbanti riguarda tutti, non solo i vegetariani che mangiano verdure contaminate. Questo perché, dell’intera produzione mondiale di cereali, per esempio, circa il 70% finisce nelle mangiatoie degli animali da macello, entrando nella rete trofica con un effetto di bioaccumulo. Ciò vuol dire che più salirò di livello nella catena alimentare, e maggiore sarà il quantitativo di tossine che troverò, per un incremento del 90% ad ogni livello (vedi articolo https://www.imperialbulldog.com/2016/11/01/sano-per-te-sostenibile-per-lambiente/ ). Come se non bastasse, ci sarà accumulo di contaminanti anche nelle matrici ambientali previo il semplice assorbimento degli inquinanti da parte del terreno, prima, e delle falde acquifere sottostanti, poi.

L’Italia purtroppo lo sa bene. Dalle analisi delle acque, due campioni su tre, infatti, risultano contaminati da sostanze chimiche dannose. Solo nel biennio 2015-2016 ne sono state trovate 259 tra erbicidi (in larga parte) e pesticidi, presenti nel 67% delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee. L’ultimo rapporto dell’ISPRA conferma che i livelli di inquinamento da glifosato (un erbicida) sono ormai fuori controllo e che il suo metabolita AMPA supera gli standard di qualità in quasi il 48% dei siti monitorati. In Italia l’uso di questo prodotto, dichiarato “probabilmente cancerogeno” nel 2015, non è ancora stato abolito, ma è ormai molto limitato, eppure continueremo a trovarlo nei campionamenti dei futuri decenni (vedi articolo https://www.imperialbulldog.com/2018/06/14/quando-la-soluzione-e-peggiore-del-problema/ ).Allo stesso modo, oggi troviamo sostanze come l’atrazina, bandite da oltre 26 anni, poiché, in generale, sono tutte molecole molto resistenti.

© Vittoria Amati

Considerando che Italia e l’Europa hanno, nel mondo, tra le politiche più restrittive in merito ai pesticidi, come saranno messi gli altri paesi? La verità è che solo ora stanno mettendo al bando un numero sempre maggiore di sostanze nocive poiché continuano ad emergere i loro catastrofici effetti su uomo e ambiente, ma fino a qualche anno fa se ne faceva largo uso (vedi il caso del DDT, para-diclorodifeniltricloroetano).

Sembra evidente che, per motivi di salute umana, ma anche per motivi ambientali, ad essa strettamente collegati, la soluzione dell’agricoltura biologica risulta essere la via più sensata. Tra i progetti di maggiore interesse nel settore biologico, troviamo quello sviluppato nel 2015 dal MedAlb Institut, ovvero il “pesticida solare”. Nel distretto albanese di Lushnjë, situato nella pianura costiera, stanno sperimentando con successo una trappola entomologica alimentata con 2 pannelli solari. L’oggetto, economico e duraturo, è costituito da un contenitore con semplice acqua ed una piccola tettoia con al di sotto una lampada emettente una speciale lunghezza d’onda che attrae gli insetti durante le ore notturne. Il pesticida solare è, quindi, in grado di tenere sotto controllo le popolazioni di parassiti senza l’introduzione di sostanze nocive nell’ambiente o nella catena trofica.

© Vittoria Amati

Un altro pesticida biologico, 100% naturale, è invece quello brevettato nel 2006 da Paul Stamets, a base di funghi entomopatogenici. Il materiale di moltiplicazione fungino (ife e spore) che viene ingerito dai parassiti delle piante trattate, è in grado di mummificare in poco tempo l’ospite grazie al suo rapido sviluppo. Questa matrice fungina, inoltre, può essere essiccata e liofilizzata per successivi utilizzi, rendendo obsoleti, perché tossici e costosi, i classici pesticidi delle note multinazionali. I funghi entomopatogenici sono già noti in Italia, tanto da trovare in commercio 28 diversi micopesticidi prodotti da 7 diverse specie fungine, tra cui Beauveria bassianae e Lecanicillium Sp. È bene che anche le altre industrie si adeguino con produzioni simili per salvaguardare il pianeta e, sì, anche i loro guadagni.

Il passaggio da industriale (o, peggio, intensivo) a biologico non è né facile né veloce, ma è assolutamente possibile e ad insegnarcelo è lo stato indiano del Sikkim. Questo angolo verde nel cuore dell’Himalaya non fa uso di alcun pesticida da ben 15 anni. L’India è famosa per il suo sviluppo agricolo a partire dall’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, ma a caro prezzo; inquinamento, malattie e sterilità del suolo sono ormai diffusissime. A voler cambiare le cose è stato il primo ministro del Sikkim, Pawan Kumar Chamling, che decise di eliminare gradualmente questi prodotti tossici da ogni azienda agricola del paese. Lo Stato ha aiutato gli agricoltori a certificare circa 760mila ettari di terreni come biologici e, dal 1° Aprile di quest’anno, ha anche vietato l’importazione di molte verdure non organiche provenienti da altri stati. I contadini, una volta educati, hanno imparato che è meglio raccogliere meno, ma per più tempo, piuttosto che fare enormi raccolti per poi doversi spostare fino a terminare i terreni coltivabili e, quindi, morire di fame. Lo Stato, dopo un decennio di sacrifici, ha terminato con successo la transizione, aprendo due mercati bio e aggiungendo più di due dozzine di veicoli preposti al trasporto dei prodotti agricoli per aiutare i contadini, ma in realtà ha fatto ancora altri passi avanti. Il Sikkim è arrivato a vietare l’uso di oggetti in plastica, ufficializzando bancarelle lungo la strada con piatti modellati da foglie. La salute generale di animali, umani compresi, piante ed ambiente è notevolmente migliorata, portando anche al rifiorire del turismo con eco-tour e vacanze in fattorie e campagne. Insomma un piccolo paradiso verde da prendere come modello per cominciare la nostra transizione.

© Vittoria Amati

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