Turchia, in viaggio da sola: dalla Costa Turchese a Istanbul

Foto presa da Aghi Sophia, in lontananza the blue Mosque, Istanbul – © Vittoria Amati

Terra di sultani, incrocio millenario di culture differenti diviso fra Europa e Asia, la Turchia mi attira da sempre per il suo fascino esotico a sole due ore di volo dall’Italia. L’avevo già visitata  un paio di volte, sia per lavoro che per piacere, e quest’anno mi attirava come una calamita. Nonostante la gente storcesse il naso a causa di Erdogan e dell’idea che un Paese musulmano fosse, soprattutto per una donna che viaggia da sola come la sottoscritta, automaticamente retrogrado e pericoloso .

Per la Turchia il periodo non è dei migliori, sia a livello nazionale che internazionale, ma é anche vero che ovunque si viaggi si possono correre dei rischi: in una metropolitana parigina così come per le strade di New York, quindi perché non andare? Questo viaggio ha confermato ulteriormente quanto i luoghi comuni siano da rivisitare una volta per sempre: da viaggiatrice solitaria non ho avuto nessun problema, mi é bastato adottare accortezze normali perché i turchi, ho scoperto, sono incredibilmente gentili e ospitali. Non capisco poi perché, facendo di tutta l’erba un fascio, dovrebbero pagare le colpe del loro discusso presidente. Politici e popolazione sono due cose ben distinte, se questo parere può arrivare dalla saggezza di un’esploratrice.

Istanbul – © Vittoria Amati

Ma facciamo un passo indietro: una volta scelta la meta, ho cercato lavoro in un ostello tramite Workaway (https://www.workaway.info) in modo da rimanere nel budget e poter restare tutto il mese di agosto. Workaway è una community che utilizzo da tempo, permette di lavorare ovunque nel mondo in cambio di vitto e alloggio.

Ho fatto una ricerca sul sito e ho trovato un bell’ostello a Cirali, mi sono proposta alla proprietaria e lei ha accettato. Si tratta di una piccola località sulla costa mediterranea occidentale detta anche ‘Costa Turchese‘, nella storica regione della Licia. Quando sono arrivata (dopo un volo su Antalya e un paio di ore di minibus) mi sono subito innamorata del posto: c’era tutto quello di cui avevo bisogno per rilassarmi e stare a contatto con la natura. L’ostello, molto piccolo, in grado di ospitare solo una dozzina di persone, era praticamente in mezzo a un bosco a 1 km dal mare, raggiungibile in 10 minuti di bicicletta. Avrei dormito in una sorta di capanna di legno molto spartana ma che a me andava benissimo. Cirali è un piccolo villaggio che si compone di una via circolare su cui si affacciano alberghi, campeggi, ristoranti e negozi. Tutto molto turistico insomma ma al tempo stesso raccolto e famigliare. Il mare poi è limpidissimo, con un’unica spiaggia di 3 km. Da fare assolutamente è un tour organizzato in barca che porta in luoghi selvaggi baciati da un’acqua verde smeraldo.

Rovine di Olympos – Cirali – © Claudia Dagrada

Ma oltre alla vita di mare si possono visitare le rovine di Olympos, antica città licia che risale al II secolo a. C., e la Chimera, un fenomeno unico di falò spontanei che bruciano ininterrottamente da 2500 anni, sui pendii del Monte Olympos. Le fiamme, alimentate dalla fuoriuscita di gas probabilmente metano, rimandano alla leggenda del mostro mitologico il cui corpo ibrido formato dalla testa di un leone, dal corpo di una capra e dalla coda di un drago, espirava fiamme dalla sua bocca.  La Turchia è proprio questo: la storia è parte integrante della vita, dei paesaggi, di tutto!

Chimera – © Claudia Dagrada

Mancavo da una vacanza al mare da anni e quindi, per la prima settimana, non ho desiderato altro che crogiolarmi al sole e fare il bagno, unico rimedio al caldo soffocante. Una mattina alle 5:30 sono scesa in spiaggia per vedere le tartarughe appena nate entrare in mare. Qui, infatti, nidifica la Caretta Caretta accudita da volontari che controllano il momento della schiusa delle uova e assicurano alle nuove nate l’ingresso in acqua senza pericoli. È stata un’emozione fortissima vedere piccole tartarughe che già seguivano, sicure, il loro istinto.

Sembrava tutto perfetto, eppure le cose non vanno sempre come le abbiamo programmate: durante la seconda settimana ho dovuto fare i conti col brutto carattere della padrona dell’ostello (che non è turca, per la cronaca). Non entro nel dettaglio, ma vi posso dire che aveva parecchi problemi personali da risolvere. Detto questo, non dovevano diventare anche miei, soprattutto visto il suo atteggiamento a dir poco dispotico nei miei confronti. E le cose non miglioravano, anzi. Così, dopo una sua tremenda sfuriata senza ragione, le ho dato un preavviso di qualche giorno e me ne sono andata.

Non è stata una situazione facile, anche perché con Workaway mi ero sempre trovata benissimo. Ma la negatività della donna era una fonte di ansia che coinvolgeva la pace dell’ostello, e non la volevo subire più. Così, dopo un attimo di angoscia, mi sono calmata e ho trovato i lati positivi trasformando questa brutta esperienza in una nuova opportunità: anticipando la partenza rispetto ai programmi iniziali avrei avuto ben 10 giorni tutti per me, invece dei 3 previsti, per esplorare la mia amata Turchia!

Fethiye

Senza pensarci due volte ho puntato la bussola verso Fethiye, a 6 ore di minibus da Cirali, dove avrei passato una settimana. Chiamata Telmessos nell’epoca antica, è una località di mare molto nota, la cui fama è rimasta intatta nonostante il turismo di massa. E mentre mi allontanavo, mi sentivo rinascere, iniziando una nuova fase del mio viaggio piena di entusiasmo!

Anche solo il tragitto verso Fethiye era una meraviglia, con tornanti a picco su un mare che per descriverlo le parole non bastano, ci vogliono i colori. Tramite Hostelworld (https://www.italian.hostelworld.com) ho trovato un bell’ostello e mi sono prenotata un letto in camerata. Avevo bisogno di ricaricarmi di energia positiva in un posto in cui sentirmi a mio agio, e così è stato: pulitissimo, spazioso, con una fantastica terrazza all’ultimo piano e soprattutto uno staff gentilissimo. L’ostello si trova nel cuore del centro storico, pieno di ristoranti e negozietti a un passo dal lungomare.

Nonostante Fethiye sia una città piuttosto grande, mantiene quel non so che di località a misura d’uomo. Affacciata su una baia naturale costellata di isolette, sprizza energia da tutti i pori e ci sono molte cose da fare e da vedere. In città ad esempio è imperdibile il mercato del martedì, che richiama non solo turisti ma abitanti dall’intera regione. Uno spaccato di quotidianità turca davvero genuino. Fantastica la parte dedicata alla frutta e alla verdura, e quella dei ristorantini per assaggiare i piatti più tipici. Aperto tutti i giorni e altrettanto bello è il mercato del pesce: al centro c’è una pescheria, dove si può acquistare il pesce e farlo cucinare per poche lire turche da uno dei tanti ristoranti lì attorno.

Mercato – Fethiye – © Claudia Dagrada

 

Per quanto riguarda il mare ci sono molte gite da fare. Bellissima la spiaggia di Oludeniz, o Mar Morto, a 15 km da Fethiye e raggiungibile in mezz’oretta di bus. Vista dall’alto è una lingua di terra baciata da un’acqua di un azzurro incredibile. La laguna e l’area protetta del Kumburnu Tabiat Parki fanno il resto. Il cielo poi è pieno di parapendii: in tantissimi infatti si lanciano accompagnati da un istruttore dal Monte Badadag, che sfiora i 2.000 metri, per poi atterrare a pochi metri dalla spiaggia. Diciamo che essendo una delle località balneari più gettonate della Turchia, risente molto del business turistico che vi ruota intorno: l’orario migliore è sicuramente dalle 11 alle 16, perché prima e dopo partono e tornano i barconi dei tour, ed è impossibile restare per il viavai di gente durante questo lasso di tempo è un paradiso.

Un’altra gita che consiglio è quella delle 12 isole: in realtà se ne visitano 5, ma si passa comunque una bellissima giornata in barca alla scoperta del golfo.

Se poi ci si vuole muovere liberamente senza tour organizzati, ci sono altre spiagge raggiungibili facilmente col bus. Le migliori si trovano sulla penisola che forma la baia, molte delle quali però sono private. Io sono stata a Kucuk Boncuklu, detta più semplicemente Help Beach.

Ma quello che forse ho apprezzato maggiormente è stato il tour sul fiume Dalyan dalle parti di Dalaman, città a un’oretta da Fethiye. Dal lago Koycegiz, si naviga lungo il delta in un vero e proprio labirinto di canali. Vale la pena anche solo per la sosta di fronte alle antiche rovine della città di Kaunos. Il tour termina poi sulla spiaggia sabbiosa di Iztuzu alla foce del fiume, detta anche Spiaggia delle Tartarughe, rifugio appunto delle Caretta Caretta.

Un rimpianto ce l’ho, mi sarebbe piaciuto tantissimo fare trekking sulla Via Licia, ma il caldo dell’estate turca non me lo ha permesso: parliamo di circa 500 km che collegano Fethiye ad Antalya (passando anche per Cirali). Pare sia uno dei percorsi più belli al mondo tra panorami costieri, antiche rovine e meravigliose pinete.

Aghia Sophia, Istanbul – © Vittoria Amati

E dopo una settimana a Fethiye il mio viaggio stava volgendo al termine: mi aspettava Istanbul, dove avrei passato tre giorni prima di volare verso l’Italia. Era la mia terza volta, ma è talmente grande che c’è sempre qualcosa di nuovo da fare. Così, sempre al risparmio, ho preso un bus notturno che in 12 ore mi ha portato nella città dei sultani, e ho soggiornato in un ostello a Beyoglu, vivacissimo quartiere che adoro.

Tea Room Pera Palace Hotel, Istanbul – © Vittoria Amati

Cosa dire di Istanbul? Istanbul è magica! Secondo me a renderla così speciale è il fatto che sia l’unica città al mondo divisa fra due continenti, e non solo sulla carta: è un mix pazzesco di umanità e religioni, con moschee, chiese e sinagoghe e una storia millenaria che si respira a ogni passo. Già solo guardare i minareti delle moschee che si stagliano davanti al Bosforo, dove una miriade di battelli carichi di turisti e pendolari collega le sponde, dà subito l’idea dell’energia brulicante che la pervade.

Istanbul – © Vittoria Amati

E Istanbul sa darti tutto quello che desideri: ad esempio, il primo giorno sono andata col battello nella parte asiatica per visitare Kadikoy, il quartiere più trendy della città, poco turistico e molto turco, pieno di locali e negozietti bellissimi; il giorno successivo l’ho passato al Palazzo Topkapi, la corte dell’impero ottomano fino al XIX secolo, dove tra mille intrighi vissero sultani, concubine ed eunuchi.

Palazzo Topkapi – © Claudia Dagrada

A Istanbul, passato glorioso, tradizione e modernità si tengono a braccetto. È stata per secoli un magnifico esempio di convivenza, e sono convinta lo sarà ancora per tanto e tanto tempo.

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  1. Barbara
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    • claudia
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