Thailandia green: natura, sport e comunità locali
Tra le mete turistiche più selezionate non solo dell’Asia ma dell’intero pianeta, la Thailandia ha moltissimo da offrire ai suoi visitatori: vanta infatti una straordinaria varietà di attrazioni naturali che, oltre alle spiagge paradisiache, include montagne e colline lussureggianti, giungle, fiumi e cascate.
Ma, come spesso accade, questa fama mondiale ha il suo rovescio della medaglia: il turismo di massa provoca svariati danni, primo fra tutti il degrado ambientale. Negli ultimi trent’anni il Paese ha compiuto grossi sforzi per preservare il territorio, e un importante cambiamento è in atto. Parliamo del Turismo Eco-Sostenibile: si basa sul concetto dei “Seven Greens”, sette punti che, sostanzialmente, mirano allo sviluppo di un business rispettoso dell’ambiente, esortando operatori e visitatori a preservare i luoghi e a supportare le comunità locali (Green Hearts, Green Logistics, Green Destinations, Green Communities, Green Activities, Green Service, Green[Plus]+). L’ecoturismo infatti non deve essere visto solo come una forma di vacanza, ma come un approccio da adottare ovunque nel mondo.
E, anche da questo punto di vista, la Thailandia sa come farsi apprezzare, garantendo tutti gli elementi per una bellissima esperienza green. Chi lo desidera ad esempio può svolgere delle attività con le popolazioni locali per un positivissimo scambio culturale.
Il tutto all’interno di una cornice naturale meravigliosa: più di 100 fra parchi naturali e marini e aree protette occupano il 17% della superficie del Paese, e si trovano in tutte le regioni. La Thailandia inoltre vanta una rigogliosa foresta pluviale, che si estende su quasi il 30% della superficie, ospitando una ricchissima biodiversità. Nella maggior parte dei parchi nazionali poi, sotto il controllo del Royal Forest Department, ci sono numerosi percorsi trekking e campeggi. Si può quindi soggiornare con un buon rapporto qualità/prezzo, sostenendo le comunità locali nel rispetto del territorio.
Oltre al trekking, gli amanti dello sport e dell’aria aperta hanno una ricca scelta di attività a impatto zero da organizzare autonomamente o attraverso agenzie di viaggio locali specializzate in ecoturismo o attraverso gli enti locali. Possono fare rafting lungo i fiumi, discendere a corda doppia una cascata nella giungla, nuotare insieme ai pesci nei parchi marini, scoprire il territorio in mountain bike e altro ancora. Molto in voga sono i tour a dorso di elefanti: consigliamo di informarsi minuziosamente sul centro che li organizza, perché sul web sono stati denunciati tantissimi casi di maltrattamento (ne ha parlato ad esempio anche “The Guardian” lo scorso anno https://www.theguardian.com/environment/2017/jul/06/thousands-elephants-exploited-tourism-held-cruel-conditions).
Una delle zone più note per la sua natura lussureggiante è il Nord della Thailandia, ricca di montagne boscose, colline, fiumi e risaie. Innumerevoli sono le attività ecoturistiche tra cui scegliere. Il CBTI (Community-Based Tourism Institute), un istituto non-governativo per lo sviluppo sostenibile, incentiva insieme ad altri una nuova tipologia di turismo a metà fra il viaggio antropologico e l’ecoturismo. Il Community-Based Tourism (CBT) può contare su oltre 60 programmi in tutto il Paese. Lo scopo è quello di far lavorare i visitatori insieme alle persone del luogo e di far godere dei benefici del turismo le comunità locali: i profitti rimangono a loro e vengono utilizzati per preservare il territorio e migliorare l’offerta. Il programma rappresenta inoltre una valida opportunità per molte delle minoranze etniche. Le montagne infatti sono abitate da etnie tribali di varia provenienza con cui è possibile entrare in contatto.
I Karen ad esempio sono il gruppo etnico più grande dello Stato, noto per i numerosi anelli che le donne indossano al collo. I Hmong vivono invece ad altezze tra i 1.000 e i 1.200 metri e traggono il loro sostentamento dall’agricoltura.
In quest’ottica sono nate diverse iniziative per convogliare nella giusta direzione gli influssi dello sviluppo turistico. Sono sempre più frequenti i tour “community based” in cui i turisti vengono ospitati nelle case autoctone per vivere insieme ai locali. Per un occidentale l’esperienza in un villaggio, tra palafitte di bambù senza acqua corrente e animali da cortile in ogni dove, può essere un’esperienza a dir poco insolita, ma in grado di arricchirci come poche altre.
Meta del turismo tradizionale da sempre, invece, la città di Chiang Mai (e anche Chiang Rai), la più grande della Thailandia settentrionale é situata vicino alle montagne più elevate del Paese (Doi Inthanon). Qui è possibile organizzare attività popolarissime come canoeing, kayaking, trekking, mountain bike e bird watching: quest’ultimo sta guadagnando sempre più spazio, grazie anche alla Bird Preservation Society of Thailand che contribuisce alla sua promozione. Varie poi sono le località dedicate alla scalata in quest’area: il distretto di San Kamphaeng ad esempio ha più di 100 percorsi, il più famoso dei quali è il Crazy Horse, una formazione alta 80 metri che ricorda un cavallo e che conduce a una grotta di 40 metri.
Le regioni montuose del Nord poi, sono la sede naturale perfetta per il rafting sulle rapide, specialmente dopo la stagione delle piogge da giugno a ottobre, quando i fiumi straripano. Uno dei percorsi più richiesti è quello nel fiume Pai nella provincia di Mae Hong Son, che attraversa profondi canyon e il confine con la Birmania. Le escursioni hanno una durata che va da poche ore a parecchi giorni.
Sempre nel nord della Thailandia c’è Sukhothai, prima capitale del regno siamese nel 1200. Parliamo del sito archeologico più suggestivo del Paese, permette di coniugare bicicletta e visite culturali grazie alle sue antiche rovine (un’ottima alternativa è anche Ayutthaya, più a Sud).
Patrimonio dell’Umanità UNESCO situata a 400 Km a nord di Bangkok, ha un parco storico tranquillamente visitabile su due ruote che racconta i fasti del passato. Meravigliose poi le alternative naturali dei due parchi nazionali, il Satchanalai National Park e il Ramkhamhaeng National Park.
Dalle parti di Sukhothai si trova anche l’Organic Agriculture Project , una fattoria sperimentale che applica i principi organici internazionali nelle coltivazioni. Seguendo la filosofia dell’agricoltura green non utilizza pesticidi, fertilizzanti e additivi chimici, coloranti artificiali e OGM. Anche i visitatori vengono coinvolti a fianco dei contadini nella coltura del riso. I prodotti della fattoria (riso, legumi e frutta) sono destinati a diverse aziende locali.
Nel nord-est del Paese, la provincia di Loei è ancora poco conosciuta dai turisti ma ricca di parchi nazionali. Alcune attività ecoturistiche si possono praticare nella provincia di Nong Khai, specialmente nelle zone remote vicino al confine laotiano. Qui c’è il Phu Wua Wildlife Sanctuary una riserva con un patrimonio naturale raro, e spettacolari cascate.
Il Khao Yai National Park invece è a nord-est di Bangkok: fondato nel 1961, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO ed è considerato uno dei parchi più belli del mondo, il secondo per grandezza della nazione. Parliamo di oltre 540.000 ettari di foresta, giungla e prateria che si estendono fra colline abitate da orsi, tigri, elefanti, scimmie, cervi e numerose specie di uccelli e farfalle. Attualmente è il più famoso parco del Paese per il trekking, con passeggiate e piattaforme per ammirare gli animali notturni. Ma non solo: anche la mountain bike sta prendendo sempre più piede grazie a tredici percorsi mappati, e per gli amanti del rafting Kaeng Hin Peung è un tratto di rapide molto gettonato, adatto ai soli esperti.
Passiamo ora alla costa orientale della Thailandia, dove il gruppo di isole che formano l’arcipelago di Koh Man, protette dal Parco Nazionale Marino di Khao Laem Ya /Samet, ospitano ambienti naturali incontaminati in cui è possibile campeggiare e organizzare trekking. Sull’isola di Man Nai c’è il Santuario per la conservazione delle Tartarughe (mirato a reintrodurre in natura gli animali feriti o nati in cattività), mentre le isole di Man Klang e Man Nok vantano spiagge isolate e barriere coralline ben conservate. Il Khao Wong National Park invece annovera bellissime cascate, sentieri naturalistici, più di 80 grotte, un campeggio e un centro visitatori.
Assai famosa in questa zona del Paese è l’isola di Koh Chang, vicino al confine cambogiano: è la più grande del Mu Koh Chang National Park, che comprende 52 isole, e la seconda di tutta la Thailandia. È un paradiso di natura selvaggia, flora e fauna marine. Oltre alla vita di spiaggia e alle immersioni (qui molto praticate) è possibile visitare l’entroterra facendo trekking nella foresta abitata da cinghiali, manguste giavanesi, rettili, piccoli daini e da oltre 60 specie di uccelli.
Spostandoci sulla costa occidentale bagnata dal Mare delle Andamane troviamo la provincia di Krabi, che offre attività agro ed eco-turistiche fra le migliori di tutta la Tahilandia. Qui infatti si praticano sport come arrampicata, kayaking e scuba diving, solo per darvi un’idea.
In particolare, per quanto riguarda le scalate e arrampicate, incredibili sono le scogliere a Railay Beach nella Phra Nang Bay, centro principale per questa attività nel Sud della nazione, con oltre 500 percorsi tracciati e raggiungibili a piedi.
Anche la provincia di Phang Nga poco distante non è da meno, soprattutto per gli amanti dell’avventura: foreste lussureggianti, giungla di mangrovie, colline boscose, faraglioni di roccia calcarea che emergono dal mare.
Gli amanti del bird watching non devono perdersi i Parchi Nazionali di Khao Lak/Lam Ru e Mu Ko Surin, oltre a quello delle Isole Similan, divenute Parco Marino nel 1982. La zona infatti è molto nota anche per praticare immersioni grazie all’ambiente subacqueo e alla ricca varietà di flora e fauna. Qui è possibile nuotare insieme a mante, squali balena (da febbraio a maggio) e squali di barriera. Un sogno green che si avvera.
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