Viaggiare per imparare

Mar Baltico – Estonia

Si sentono e si leggono tante frasi che parlano dei giovani come la ricchezza del futuro, una miniera, i pilastri… e tante altre belle parole. Solo parole! In Italia la situazione lavorativa dei giovani è piuttosto imbarazzante se si guarda al tasso di occupazione, in particolare nel settore della ricerca. Il Bel Paese è, infatti, vergognosamente al 27esimo posto per la spesa sulla ricerca in percentuale sul Pil, al netto delle spese per la difesa; ovvero al di sotto sia della media dell’OCSE sia dell’UE a 28. Siamo molto lontani dall’obiettivo europeo del 3% entro il 2020, e ancora di più dal podio di Israele (4,3%), Corea del Sud (4,2%) e Svizzera (3,4%). Secondo il rapporto dell’Anvur, l’agenzia nazionale di valutazione, l’Italia scende al 34esimo posto per il numero di ricercatori ogni mille occupati e in ultimo se si considerano i docenti universitari sotto i 40 anni.

Per chi, come me, lavora nel settore ambientale, lo scenario che si presenta è ancora più difficile. Questo non perché non ci sia da fare, anzi, l’Italia avrebbe tanto da imparare ed applicare in materia, ma perché non esiste un ruolo ufficiale. Prendiamo ad esempio il Naturalista, una figura molto complessa poiché abbraccia una serie di discipline apparentemente diverse tra loro, ma ai suoi occhi ben interconnesse. In questa categoria potete trovare l’appassionato di geologia, di zoologia, di botanica oppure quello più propenso alle materie tossicologiche quali l’igiene ambientale, o, ancora, alle materie di diritto o anche all’insegnamento, alla fotografia e al giornalismo. Quello che ci accomuna è la capacità di mettere in relazione tutti gli aspetti che caratterizzano un ambiente, la curiosità perpetua verso la Natura e la voglia di trasmettere al mondo la nostra passione. Immaginate di dover trovare un lavoro in un settore potenzialmente così vasto, ma sconosciuto, ovvero presentarsi come una figura non riconosciuta dallo stato italiano. Già, il naturalista non ha un proprio ordine e all’apertura della partita iva non avrà un suo codice attività corrispondente. Certo, non sto dicendo che questo vale per tutti, infatti molti naturalisti sono ben felici di tentare una carriera nel settore didattico o in quello delle analisi ambientali e dell’efficienza energetica (settori più o meno floridi, ma almeno ben riconosciuti). Il lavoro di campo sembra una chimera se lo si vuole praticare con costanza, ma accettando la saltuarietà dei progetti diventa invece più fattibile.

Lago Pühajärv – Estonia

E la ricerca? Ah ah… Il continuo taglio delle risorse ha portato il numero di posti di dottorato italiani da 15.733 nel 2006 a 8.737 nel 2016 (-44,5%). Tra gli attuali assegnisti di ricerca, poi, solo il 6,5% trova un lavoro come strutturato, mentre gli altri sono costretti ad emigrare o, peggio, reimpiegarsi in altri settori. I numeri parlano da soli, ma non per scoraggiarvi, bensì per prepararvi. Le alternative ci sono, ci sono sempre per chi è in grado di reinventarsi perché, proprio come in Natura, non è il più forte a sopravvivere, bensì il più adatto in quell’ambiente. A spiegare la solita retorica sulla fuga dei cervelli ci pensa, quindi, un fenomeno naturale che vede i giovani spostarsi alla ricerca di ambienti più favorevoli alla propria situazione, oppure creare nuove nicchie ecologiche/lavorative.

In un mondo che, finalmente, sta aprendo gli occhi sul cambiamento climatico e l’impatto che ogni nostra attività ha sul Pianeta, le figure lavorative del settore ambientale sono le più promettenti. I cosiddetti green jobs sono un ottimo inizio per la scelta di studio o la ricerca di impiego, ma vi dico di più, possono rappresentare un’ispirazione per tante nuove figure lavorative. Proprio perché si tratta di un settore nuovo, in cui c’è molto da fare, spuntano continuamente nuovi incarichi a partire da diverse necessità di azione. Tra le ultime ricerche che ho fatto mi sono saltati agli occhi annunci per: informatici ambientali, energy manager, tecnici e impiantisti della green energy, eco chef, green designer, ingegneri di bioedilizia, chimici ambientali; ed i più particolari: tutor dell’orto, agriwedding e agriwellness, perito agrario, agricoltore didattico. Per chi ha una mente inventiva o che guarda al futuro, bisogna buttarsi nelle eco-start-up come hanno fatto Greenrail, The Ocean Clean up e Clairy (https://www.imperialbulldog.com/2018/08/22/green-ideas-green-future/ ), poiché c’è tanto bisogno di aiuto per ripulire questo mondo inquinato ed invertire il concetto di economia da lineare a circolare.

Intanto che cercate lavoro, provate a non trascurare la vostra formazione personale, oltre che professionale. Qual è il modo migliore? Viaggiate! Non solo per scoprire il mondo e le meraviglie che lo caratterizzano, ma soprattutto per conoscere persone con idee diverse, modi di vivere e burocrazie differenti. Apriamo la mente al mondo ed il mondo ci sembrerà meno grande, più vicino… più nostro. Un ottimo modo per farlo sono gli scambi internazionali promossi dall’Europa per i giovani.

Tallinn – Estonia

Da poco sono tornata da un entusiasmante viaggio in Estonia e sono già pronta per la prossima meta, la Spagna. In generale questi Youth exchanges permettono a gruppi di giovani provenienti da diversi paesi di incontrarsi, vivere insieme e lavorare insieme sulla condivisione di un argomento. Workshops, esercizi, dibattiti, giochi di ruolo, attività all’aperto diventano il mezzo principale di espressione per culture e conoscenze diverse, il tutto in lingua inglese. La durata degli scambi internazionali, così come i Paesi coinvolti e gli argomenti trattati, può variare molto, ma le condizioni non cambiano mai: supporto economico ed organizzativo sono sempre presenti. Vi dico subito che esperienze del genere vi cambiano nel profondo poiché permettono di acquisire dei bagagli culturali ed emotivi che in nessun altro modo potreste fare vostri.

Il progetto a cui ho partecipato in Estonia si chiama “Young Researchers for Science” e ha visto 31 ragazzi provenienti da 5 Paesi dell’EU (Portogallo, Ungheria, Italia, Repubblica Ceca e, ovviamente, l’Estonia) collaborare per l’organizzazione di una serata speciale: the European Researchers’ Night Festival.

Lo scopo della nostra presenza era la divulgazione della scienza, ed in particolare dei temi inerenti l’ambiente, con metodi non formali utili a coinvolgere l’intera platea, eterogenea per età, nazionalità e livello culturale. I luoghi dove si svolgono questi scambi internazionali cambiano sempre in funzione delle organizzazioni ospitanti, nel mio caso si è trattato dell’incredibile Science Centre AHHAA di Tartu, famosa città universitaria del territorio.

Science Centre AHHAA – Tartu – Estonia

L’atmosfera che si crea in queste occasioni è davvero unica poiché è la passione comune dell’intero gruppo che abbatte ogni ‘differenza’ tra i partecipanti. Le barriere linguistiche si annullano nella comunicazione giornaliera, dalla convivenza al lavoro; quelle culturali si compensano nella condivisione e nella collaborazione. Non si parla di mettere insieme tanti ingegneri, tanti naturalisti, chimici, avvocati o altro, bensì di riunire menti diverse con in comune un interesse, uno solo è sufficiente.

La sfida più interessante è il lavoro di gruppo che, non a caso, da i suoi migliori risultati negli ultimi giorni, quando la reciproca comprensione è tale da definire GRUPPO un insieme interculturale di 6 ragazzi. Le cose che impariamo, le conoscenze che facciamo, restano per la vita ed è importante ampliare il più possibile questa rete perché non si sa mai a cosa può portare in futuro (collaborazioni, informazioni, suggerimenti).

Lo Youth exchange è solo una delle opportunità che rientrano nel più ampio progetto europeo Erasmus+. Questo, infatti, comprende anche programmi di studio, volontariato, training e insegnamento all’estero, con lo scopo di far sentire più unita la comunità europea del futuro, quella giovanile.

Tartu – Estonia

Purtroppo non si può vivere di questo, ma finché è possibile è bene sfruttare l’opportunità che ci viene data per migliorare la nostra formazione e conoscere persone con i nostri stessi interessi. Attività del genere possono essere inserite nel vostro Curriculum Vitae per attestare capacità di collaborazione internazionale e, ovviamente, comunicative in lingua inglese. Concedetevi uno o due di questi viaggi all’anno e capirete di cosa parlo. Per poter partecipare è necessario candidarsi tramite una delle associazioni partner, che cambiano sempre, ma sono facili da reperire in rete, come il portale dei giovani: https://www.portaledeigiovani.it/canali/erasmus.

La mia valigia per la Spagna è già pronta, non vedo l’ora di scoprire cosa mi riserva questo viaggio.

E voi avete deciso cosa fare? Qual è il vostro prossimo viaggio?

Per approfondire:

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