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Le mie App sono Green

posted by Marianna Savarese | Febbraio 5, 2019 | In Vita sul Pianeta | Articolo letto 1.511 volte

Vi ricordate la vostra vita prima degli smartphone? Personalmente la ricordo bene; io sono figlia della generazione precedente, quella dei telefonini che chiamavano e mandavano sms ad un costo medio-alto. Se volevi usare internet dovevi superare i controlli dei genitori sulla ‘reale utilità della ricerca’ e rispettare i tempi imposti a casa, altrimenti pagare un internet point. Quando nel 2007 Steve Jobs presentò al mondo il primo Smartphone della storia –  l’IPhone –  è cambiato profondamente il modo di vivere la tecnologia mobile. In pochi anni sono comparsi dispositivi sempre più performanti: veloci, potenti, capienti, ricchi di funzioni (molte delle quali davvero inutili), in poche parole, sempre più smart. La vita di milioni di persone si è semplificata sotto molti punti di vista, questo è innegabile, ma, per come la vedo io, ci ha fatto anche regredire intellettualmente, socialmente e fisicamente. Ora se ci sfugge un’informazione  possiamo ‘chiederla’ al telefono senza sforzarci intellettualmente cosa che rallenta i nostri processi cognitivi; siamo così assuefatti dalla facilità di contattare le persone in modo virtuale, da non riuscire più a relazionarci dal vivo, a chiacchierare in amicizia o a trascorrere più di 20 minuti senza controllare le notifiche. Non me ne vogliate, questo è l’andamento generale e il più diffuso ma fortunatamente non l’unico!

Gli effetti degli smartphone, purtroppo, sono stati avvertiti anche dall’ambiente. A presentarci i risultati è il rapporto di Greenpeace pubblicato nel 2017: From Smart to Senseless: The Global Impact of Ten Years of Smartphones.

I numeri riportati in questo resoconto sono sia considerevoli che sufficienti a farci prendere piena coscienza del problema. In soli 10 anni si sono prodotti 7.1 miliardi di smartphone contenenti, ognuno, oltre 60 materiali diversi, con un consumo energetico di 968TWh, ovvero di soli 5TWh in meno del fabbisogno elettrico annuale dell’India. Oltre all’impatto ambientale dovuto all’estrazione e alla lavorazione delle materie prime, dobbiamo aggiungere quello derivante dal difficile smaltimento di oggetti tanto complessi. La progettazione attuale di questi dispositivi, infatti, rende complicato smontarli a causa di viti brevettate e batterie incollate, portando le operazioni di ‘riciclo’ a sminuzzare e fondere tutto ciò che non si è riusciti a recuperare. La scarsa convenienza economica e la scarsa quantità di metalli pregiati recuperati, si traduce in bassissime percentuali di dispositivi riciclati, ovvero il 16% dei rifiuti elettronici globali. Solo nel 2014, infatti, gli e-waste di piccoli prodotti IT come gli smartphone, sono stati stimati in 3 milioni di tonnellate. Questi dati dovrebbero spaventarci ancora di più se pensiamo al trend della produzione in costante crescita e alla pensata dei volponi delle case produttrici che progettano telefoni a breve scadenza. Oltre alla tanto discussa obsolescenza programmata, il problema immediato e sotto gli occhi di tutti è l’impossibilità materiale di sostituire la batteria quando risulta esaurita. Qualcuno deve spiegare a questi eminenti ingegneri che un mercato che si alimenta da solo come il loro non è l’economia circolare di cui tanto si parla oggi, bensì una subdola costrizione a consumare sempre più soldi, materiali, energia, risorse. Non si può nemmeno parlare di sistema lineare, qui si tratta proprio di un velocissimo e insostenibile nastro trasportatore. “Conviene sostituire l’intero cellulare piuttosto che ripararlo”: questo è il messaggio che mandano i produttori con pubblicità, punti vendita e listini. Mi considero fortunata ad aver trovato un negozio che fa manutenzione ai dispositivi IT, donandogli diversi anni di vita in più ad un costo davvero basso. Perché non fanno tutti come me e poche altre persone? In primo luogo perché non tutti i dispositivi lo consentono, ma anche perché oggi avere un cellulare ultimo modello fa sentire bene molte persone (non chiedetemi il motivo perché è una domanda a cui non saprò mai rispondere); io la chiamo febbre da smartphone e penso che contagi molti.

Non voglio chiedervi di non usare più lo smartphone, ma di essere solo più saggi. Vi serve davvero più di un telefono? Se è possibile ripararlo, perché non allungargli la vita e risparmiare all’ambiente una pesante impronta di carbonio? Sottolineo che questo ultimo appello è rivolto principalmente alle case produttrici, che non dovrebbero misurare la loro innovazione con meno millimetri e più megapixel, bensì con la scelta di materiali riutilizzabili, la durabilità, la facilità di riparazione e di aggiornamento. Nel 2007, il settore IT rappresentava l’1% della Carbon Footprint mondiale; con l’attuale trend di crescita, si prevede che raggiunga il 14% entro il 2040, andando a competere con il campione in carica: il settore trasporti. L’elevato impatto prodotto da un solo dispositivo viene inoltre vanificato nel momento in cui lo si cambia dopo solo due anni (tempo medio negli Stati Uniti).

È sempre possibile fare di più per l’ambiente, quindi cominciamo col rendere più green i nostri cellulari! Dovete cambiare telefono? Scegliete un Fairphone! Questo marchio olandese è al primo posto nella classifica di sostenibilità per il suo smartphone ecologico dallo slogan  Change is in your hands. Il cellulare è appunto modulare, quindi facilissimo da smontare e riparare, ed è realizzato con materiali riciclabili estratti solo in Paesi privi di conflitti. Il suo impegno a mantenere continui gli aggiornamenti, inoltre, azzera il fattore dell’obsolescenza programmata. Fairphone o no, potete rendere più duraturo il vostro dispositivo con una adeguata protezione dagli urti, scegliendo tra le tante Bio-cover compostabili che riducono lo spreco di plastica ad esso legato. Anche il giusto motore di ricerca può diminuire la vostra impronta ecologica sul pianeta, come? Sostituite Google con Ecosia che utilizza i proventi generati dalla pubblicità per piantare veri alberi nelle zone del mondo dove scarseggiano; in questo modo contribuirete direttamente con ogni vostra ricerca. Non finisce qui, perché ho scovato per l’occasione alcune app a tema di cui vorrei parlarvi. Alcune, probabilmente, già le conoscete ma sono sicura che molte altre vi risulteranno nuove e, soprattutto, utili.

Cominciamo dalle applicazioni che ci aiutano nelle attività giornaliere come lo smistamento dei rifiuti per una corretta campagna di riciclo. Con Junker per la differenziata non sarà più possibile sbagliare poiché, attraverso il codice a barre, l’app riconosce ogni rifiuto, lo scompone nei materiali che lo costituiscono e ci indica il giorno di ritiro per il comune di residenza impostato. Se anche voi vi siete chiesti almeno una volta dove e come vada smaltito qualche contenitore particolare o come si possano smaltire rifiuti speciali, scaricate Junker, Smart ricicla, Il rifiutologo o Raccolta rifiuti ed avrete sempre tutte le informazioni che vi servono in tasca, sul vostro smartphone.

Dallo smaltimento, passiamo ora alla fase di scelta e acquisto. Possiamo aiutarci con Bring! Lista della spesa, app molto utilizzata per non dimenticare nulla e velocizzare lo shopping. Ebbene, premesso che io sono un’amante di carta di recupero e matita, ho trovato utilissima questa applicazione per avere tutto sotto controllo; non mi riferisco solo a cosa serve, ma anche alle quantità per persone o per giorni, alla frequenza con cui scegli certi alimenti piuttosto che altri (bisogna ridurre il consumo di carne), all’azzeramento di prodotti inutili che dal frigo o dalla dispensa passano poi direttamente nel cestino. Per seguire un’alimentazione sana e sostenibile è infatti necessario pianificare saggiamente ogni acquisto. Il discorso delle scelte consapevoli, inoltre, si estende ad ogni altro settore come quello cosmetico, del beauty in generale e, ovviamente, della moda; per questo potete avvalervi di Greenity Bioinci, Biotiful inci, Ecobio control e Good On You – Ethical Fashion che vi forniscono informazioni su efficacia, impatto ambientale, eco-compatibilità ed etica di ogni prodotto o marchio.

Per ridurre la nostra impronta di carbonio anche nel settore della mobilità, possiamo usare app come Urbi che ci segnalano tutte le opzioni di carsharing e carpooling come la famosa BlaBlaCar o le comunali enjoy, car2go e via dicendo. Chi si reca a lavoro con il carpooling di Up2go, al quale è possibile iscrivere la propria azienda, accumula punti reali da convertire in scontistica, parcheggi vicini ed altri benefits. Per chi preferisce le due ruote ci sono gli sharing come Mobike, Nextcharge e Chargemap, invece, aiutano chi ha l’auto elettrica a trovare ovunque le colonnine di ricarica. Turismo Sostenibile e Itaway sono invece preziosi per pianificare viaggi e promuovere l’eco-turismo.

Molte applicazioni ci permettono di aumentare la nostra consapevolezza tramite quiz, test, azioni, sfide e piccoli trucchi per fare delle abitudini green uno stile di vita. Ecoquiz, Go Green Challenge, Joule Bug e My little Plastic Footprint sono tra queste, promuovendo in particolare la condivisione di informazioni fino a formare una vera e propria green community (perché Tanti pochi fanno assai!). Altre, invece, aggiungono a tutto questo degli incentivi con premi e concorsi riservati ai cittadini sostenibili: EcoAttivi e Green Apes sono quelle che ho apprezzato di più anche per la facilità di conversione dei punti in diversi omaggi. Per i più piccoli, se già giocano con il vostro cellulare, è possibile scaricare Grow recycling game, per insegnargli da subito le regole di una corretta differenziata.

Ora, però, ricordiamoci di non usare troppo lo smartphone e prendiamoci del tempo per concentrarci su altro, sulla vita reale. Forest è una app pluripremiata per il suo impatto sociale ed ecologico che ci aiuta a staccare dal telefono. Ogni 25 minuti raggiunti, saremo gratificati con un vero albero, piantato nel mondo, grazie a partner e sponsor ad essa legati.

Tutte queste applicazioni sono meravigliose e non solo rendono il mio telefono un dispositivo più green (e non nerd come mi dicono sempre), ma lo rendono finalmente degno del nome che porta, SMARTphone. Perché un oggetto è intelligente se ci aiuta in qualcosa di utile come salvare il pianeta, ovvero salvare noi stessi.

 Per approfondire:

  • http://www.greenpeace.org/usa/research/from-smart-to-senseless-the-global-impact-of-ten-years-of-smartphones/
  • https://shop.fairphone.com/it/
  • https://www.ecosia.org/
  • http://www.oneplanetfood.info/
  • https://www.imperialbulldog.com/2016/11/01/sano-per-te-sostenibile-per-lambiente/

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Tags:app,batteria,Bio-cover,Biotiful inci,BlaBlaCar,Bring,car2go,Carbon Footprint,Chargemap,dispositivi IT,eco-compatibilità,EcoAttivi,Ecobio control,economia circolare,Ecoquiz,energia,enjoy,Fairphone,Forest,Go Green Challenge,Good On You – Ethical Fashion,Green Apes,Green Mobile,Greenity Bioinci,greenpeace,Grow recycling game,Il rifiutologo,impatto ambientale,impronta di carbonio,IPhone,Itaway,Joule Bug,Junker,Marianna Savarese,metalli,Mobike,My little Plastic Footprint,Nextcharge,obsolescenza programmata,plastica,prodotti IT,Raccolta rifiuti,riciclo,sistema lineare,smaltimento,Smart ricicla,smartphone,smartphone ecologico,tecnologia mobile,The Global Impact of Ten Years of Smartphones,turismo sostenibile,Up2go,Urbi

About The Author

Marianna Savarese

Presentarmi come una Naturalista, prima ancora di specificare il mio nome, è oramai una mia inguaribile usanza distintiva. Sono Marianna Savarese, classe ’91, laureata con lode in Gestione e Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, nata e cresciuta nella bellissima Napoli. Ho sempre saputo quale fosse la mia strada: conoscere e proteggere l’Ambiente. Parallelamente agli studi universitari ho partecipato, e partecipo tutt’ora, a numerose attività di ricerca scientifica in campo; ho collaboro con l'Istituto di Gestione della Fauna con attività di monitoraggio e censimento utili per la stesura di VIA e VAS, per la riqualificazione ambientale e la tutela delle risorse naturali. Dal 2013 ho cominciato a specializzarmi nel competitivo campo degli studi ornitologici, mediante tecniche di cattura e inanellamento a scopo scientifico, presso un sito Natura2000/SIC/ZPS/Ramsar in provincia di Caserta e, ancora oggi, continuo prendendo parte a progetti di biomonitoraggio nazionali e internazionali. A seguito di incarichi come guida naturalistica ed esperto ambientale in progetti scolastici, mi sono molto avvicinata alla delicata sfera della divulgazione scientifica e dell’educazione ambientale; qui posso trasmettere l’entusiasmo e l’interesse che mi caratterizzano. Sono stata responsabile provinciale del settore Educazione della LIPU di Napoli e guida naturalistica esperta del Real Orto Botanico di Napoli. Ora vivo a Milano, ma spesso mi muovo tra Europa ed Africa come Tour leader di viaggi naturalistici.

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