Confucio, la Wa e l’etica dei giapponesi
Perché il Giappone ha deciso di lasciare l’IWC e riprendere la caccia commerciale alle balene dal prossimo Luglio 2019? Nessun giornalista è riuscito a interpretare la mossa e darne una spiegazione esauriente e logica. Sono mesi che la stampa ne parla e persino Claudio Di Manao nel suo articolo, appena uscito su questo sito, approfondisce certe dinamiche ma non le chiarisce.
La premessa é che l’industria di quella pesca è in deficit perché il ricavo dal consumo di carne di balena é irrisorio rispetto ai costi, mentre contemporaneamente sale la domanda di turismo whale watching. È un paese tradizionalista e anti progressista che non sa fare i conti? No di certo perché striderebbe con la sua posizione di terza potenza economica mondiale dopo Stati Uniti e Cina. Per non considerare il danno all’immagine.
C’è qualcosa di sotterraneo e impenetrabile nella cultura giapponese che sfugge alle indagini della gente dell’Ovest. La logica dietro alla loro decisione è per noi inimmaginabile, per questo non è mai stata ipotizzata.
Nel libro di un giornalista americano si nasconde forse la risposta.
Per scelta culturale – T.R. Reid sostiene – il Giappone mantiene tutti i cittadini impiegati, il costo del maggior impiego è sostenuto dalle industrie che lo assorbono alzando i prezzi. I cittadini ne sono coscienti e lo pagano volentieri perché tutto tende verso il mantenimento dell’armonia sociale, il WA. In Giappone, infatti, esiste qualcosa di più profondo di un sistema formale che garantisce l’impiego al lavoratore, c’è un’intesa collettiva, un consenso nazionale che l’occupazione totale sia utile alle aziende e a tutta la società.
Crimini come truffa, furto, rapina sono sconosciuti in Giappone ma sono piaghe che minano la nostra convivenza e la qualità della vita in Occidente dove un’economia fortemente diseguale e competitiva, ha fatto sì che fosse sacrificata la morale e conseguentemente l’armonia sociale.
Una delle interpretazioni dei valori morali che reggono coesa la società giapponese è l’eredità di semplici principi filosofici scritti da Confucio, un saggio che visse nel quinto secolo prima di Cristo. Confucio ha mostrato la strada da seguire per realizzare una società migliore, guidata da un governante in grado di mantenere l’ordine ma a sua volta modello di moralità.
Confucio aveva studiato la storia politica della Cina. Il suo scopo era d’insegnare alla gente come ritrovare la strada per creare una società civile senza guerre, ingiustizie, tradimenti. Voleva trovare e tramandare le linee guida per realizzare una società prospera e senza conflitti.
In Asia i valori morali sono troppo importanti per essere lasciati alla sfera privata. Tutta la comunità, quella pubblica e privata, è coinvolta nell’insegnare i valori morali, e l’insegnamento non si ferma mai. Viene ripetuto martellante ogni giorno agli alunni fin dalle prime classi.
Come conseguenza intelligente ed efficiente, i paesi asiatici hanno aderito al capitalismo ma non hanno accettato i costi negativi connessi. Hanno quindi adottato metodi per praticare il capitalismo senza sacrificare la missione di mantenere la pace sociale.
È probabile che il Giappone continuerà la caccia alle balene finché non troverà un modo per re-impiegare i pescatori in un’altra industria.
Mentre rimaniamo in trepida attesa che l’evoluzione del WA in futuro preveda di abbracciare nella sfera di armonia anche la natura e gli animali non possiamo che rimanere stupefatti davanti a un paese che si é risollevato dal completo annientamento economico dopo la fine della seconda guerra mondiale puntando sul rispetto assoluto della morale. Qualità che scartata invece dalla nostra cultura occidentale ha prodotto un capitalismo diametralmente opposto.
Bibliografia
- Confucius Lives Next Door by T.R.Reid ( What living in the East teaches us about living in the West) 1999
Cara Vittoria,
se il confucianesimo è nelle viscere del nuovo capitalismo orientale, noi occidentali siamo figli del protestantesimo, che benedice i ‘fortunati’ in quanto il benessere è segno di benevolenza di Dio. Il cattolicesimo, ironia della sorte, sembra più legato ai valori di libertè egalitè fraternitè, quelli che poi hanno sancito la caduta di un clero inadeguato ai suoi stessi valori.
Il confucianesimo ha sicuramente dato una forte impronta all’Oriente come una matrice, ma sarebbe come dire che noi occidentali siamo tutti figli di Aristotele, Socrate e Platone (che in parte è vero) e già siamo a tre personaggi.
L’aspetto più rilevante per noi del confucianesimo è quello della faccia. Dal medio all’estremo oriente la ‘faccia’ ha una valenza che noi abbiamo perduto/abbandonato.
Ne ‘L’arte della Guerra’ capolavoro attribuito al generale Sunzi, contemporaneo di Confucio, l’insegnamento più importante è:
‘Lasciare sempre al nemico una via di fuga’.
Una tecnica che a volte usiamo anche noi occidentali nelle piccole cose. Ma per quanto ci riguarda certe cortesie vengono solo da una repulsione alla hybris (la tracotanza) repulsione ormai rarissima in occidente, mentre la faccia (intesa come onore personale e non insulto agli dei) da noi è considerata roba da parrocchia.
Che gli orientali siano vincenti è un dato di fatto. E se lo meritano: sono società (dati alla mano) più coese.
Insomma, condivido la tua analisi.
Ma temo che la forma capitalistica occidentale, che viene dal protestantesimo, prenda il sopravvento.
Lo Shinto, la religione più diffusa in Giappone, è molto legata a forme superstiziose. Ricorda un po’ l’antica Roma, dove non era importante credere davvero, ma era importante offrire agli dei. Poi i cristiani si rifiutarono e il mondo cambiò di nuovo.