Galapagos, isole incantate

Bartolome Island – Galapagos

La mia voglia di girare il mondo è così forte da farmi letteralmente sognare mete incredibili, magari viste nei documentari o lette nei libri, ma quest’estate il mio lavoro mi ha portato a vivere davvero il mio sogno numero uno: andare alle Galapagos. Do per scontato che ognuno di voi abbia una lista di posti che vuole visitare, ebbene, ora immaginate di spuntare il primo rigo… è vero, l’elenco è ancora lungo, ma ora sapete che tutto è possibile, perché il primo nome è di solito quello più complicato da poter visitare. In questo caso, però, non è la verità perché le Galapagos non sono un sogno irrealizzabile, ma una meta possibile.

Le Isole Incantate sono state scoperte per caso nel 1535 e chiamate così perché sembravano scomparire nella nebbia, per poi ricomparire da un’altra parte. Questo strano effetto era dovuto ai forti moti del mare che rendevano difficoltosa la navigazione e, quando combinati con la garua, sembrava che si muovessero le isole al posto delle navi. Ma la vera magia sta nella loro essenza: immaginate le punte di numerosi vulcani sottomarini che emergono dall’oceano a cavallo dell’equatore, proprio nel mezzo delle correnti marine ed atmosferiche che generano El niño; per circa sei mesi le troverete avvolte in un evanescente manto di umidità, la garua, mentre per il resto dell’anno saranno soleggiate e calde. La notevole distanza con la terra ferma più vicina, l’Ecuador, di cui fanno parte, non ha sicuramente facilitato la naturale colonizzazione vegetale e animale di queste isole laviche, eppure, a partire dalla loro formazione, circa quattro milioni di anni fa, c’è stato un veloce fenomeno di successioni ecologiche e popolamenti che l’hanno resa una vera e propria vetrina di biodiversità. Questo è uno degli aspetti che mi affascina maggiormente poiché si tratta del risultato di una serie di radiazioni adattative e di speciazioni allopatriche, iniziate con eventi di dispersione di individui provenienti dalla terraferma; i semi o le spore delle piante saranno arrivati con diversi tipi di trasporto passivo (galleggiando, portati dal vento, impigliati nelle piume o nel pelo di qualche animale o nel loro stomaco), mentre gli animali possono aver raggiunto le isole anche durante spostamenti migratori volontari.

La formazione di tante nuove specie è dovuta all’adattamento di differenti fenotipi alle nuove, nuovissime nicchie ecologiche locali, mai occupate prima. Non pensate al classico paradiso tropicale, bensì ad un paesaggio lunare con qualche oasi verde qua e là, ma solo nelle isole maggiori. Lo spettacolare scenario che vediamo oggi (e ancor di più quello che vedevano ieri) è dovuto alla perfetta interazione naturale tra fenomeni abiotici costruttivi (come le nuove eruzioni vulcaniche) o distruttivi (come gli agenti atmosferici e marini) e quelli biotici, ovvero un delicato sistema ecologico in omeostasi (equilibrio dinamico).

Iguana – Galepagos

In molti si chiederanno perché non ho ancora parlato di Charles Darwin, nome strettamente connesso alle Galapagos perché si pensa lo abbiano ispirato nella formulazione della teoria evolutiva; ebbene, seppur molto credibile, questa storia è vera solo in parte e, nelle Isole, te lo spiegano tutti. Darwin trascorse solo 5 settimane nell’arcipelago, visitando 4 delle isole maggiori (San Salvador, San Cristobal, Santa Cruz, Isabela), dove studiò e campionò oltre 1500 specie viventi. Questa breve tappa del suo lungo viaggio di 5 anni sul Beagle, vascello incaricato di tracciare la mappa delle coste del Sudamerica, sicuramente lo aiutò a raccogliere prove interessanti per dimostrare alla comunità scientifica che la sua teoria, già presente nei suoi diari, fosse vera. Però, gli studi che ebbero il ruolo maggiore nella scrittura della sua famosa opera, furono quelli etologici, condotti in Inghilterra su piccioni e cani da allevamento.

Quello che davvero lega il nome di Darwin alle Galapagos è la consapevolezza che lì, grazie a lui, possiamo comprendere i modelli evolutivi con una semplice passeggiata; chiunque osservi con occhio attento ciò che lo circonda, infatti, potrà vedere esempi viventi e confidenti che confermano praticamente ogni virgola della sua teoria. L’emozione che si prova nel vedere con i propri occhi ciò che per anni si è studiato, ed ancora si studierà, è impagabile, unica! Non so spiegarvi la sensazione, ma era come guardare col cervello senza passare per gli occhi, trasformando automaticamente le immagini in tanti concetti evolutivi, per di più concentrati in così poco spazio da farti sembrare un voyeur. Se anche voi volete apparire come tali, o emotivamente instabili perché commossi alla vista di una Testuggine gigante o di una Sula zampe azzurre, non vi resta che richiedere il visto e prenotare un volo per Baltra o San Cristobal.

Sula zampe azzurre - Galapagos

Sula zampe azzurre – Galapagos

Vi ho fatto venir voglia? Le cose da sapere non sono molte, dimenticate le dicerie su lontananza, stagionalità e costi perché chi vuole viaggiare davvero non trova scuse. Il viaggio non è breve, ma non è nemmeno stressante poiché prevede circa 11 ore di volo da Madrid all’Ecuador, ed altre 2 per le Galapagos dopo uno scalo o una sosta di riposo a Quito o Guayaquil. In entrambi i casi vi sembrerà di aver viaggiato nel tempo, avanti o indietro a seconda della direzione, per le 8 ore di fuso che ci sono tra Italia e Galapagos. È vero, 11 ore non sono poche, ma ricordate che state andando dall’altra parte del mondo e, in generale, rimanendo sempre sullo stesso aeromobile, non si percepisce lo stress dello spostamento. Per quanto riguarda la stagione ottimale, non esiste! Trovandoci all’equatore, non si ha mai un vero periodo da evitare, poiché il loro inverno (Maggio-Novembre) può portare al massimo qualche pioggerella passeggera in un cielo coperto solo saltuariamente, con circa 27 gradi di temperatura.

I picchi turistici, comunque, corrispondono sempre alle nostre ferie, Natale e Ferragosto, caratterizzati da condizioni meteorologiche opposte. Ciò che potrebbe influenzare la vostra scelta del periodo, invece, è il desiderio di vedere delle specie migratorie in particolare oppure il budget a disposizione, poiché, fuori dai picchi turistici, i prezzi crollano, ma le isole rimangono invariate. La vita nell’arcipelago non è più cara di quella che si fa a Milano, ma, andare in un B&B con cucina a disposizione e fare la spesa al mercato, potrà sicuramente aiutarvi nei conti; altre spese, invece, sono impossibili da evitare: la tassa di accesso al parco (100$ da pagare all’arrivo in aeroporto) e le guide naturalistiche autorizzate, obbligatorie per entrare nelle Riserve di terra e di mare (è comunque possibile andare in gruppo per dividere il costo). Ad ogni modo, se non si vuol lavorare sul posto, nessun viaggio è gratis, ma non credo che esista al mondo un modo migliore di spendere i propri soldi.

Un viaggio alle Galapagos resta una di quelle cose che va fatta almeno una volta nella vita e, per come sta andando il mondo, va fatta anche in fretta! I problemi di queste isole sono un po’ gli stessi che troviamo nelle altre, ma qui c’è in gioco molto di più: una vera e propria fabbrica evolutiva. In uno studio recentemente pubblicato su Science, è riportato un fenomeno di speciazione per ibridazione di fringuelli, avvenuto in sole due generazioni; ciò dimostra l’incredibile potenziale evolutivo di queste isole che, essendo tra loro piuttosto diverse, ma anche vicine, rendono statisticamente meno improbabili gli eventi di dispersione alla base della speciazione.

In un ecosistema così prezioso e delicato, le minacce maggiori sono rappresentate dall’introduzione di specie alloctone, dalla pressione antropica e, ovviamente, dai cambiamenti climatici. Nel tempo, molte specie locali hanno rischiato l’estinzione, e tutt’ora, seppur in misura minore, continuano a diminuire le possibilità di sopravvivenza di alcuni endemismi delle Galapagos; già da diversi anni è perciò presente un severo piano di tutela su tutta la superficie terrestre dell’arcipelago e buona parte di quella marina.

Dalla loro scoperta all’istituzione della grande Riserva Naturale (1959), le isole sono state sfruttate per le sorgenti di acqua dolce, la carne delle Testuggini giganti (stivate vive per mesi, per poi essere mangiate fresche), la pelliccia delle otarie orsine (particolarmente confidenti e facili da catturare), la caccia alle balene e la pesca. Parlando di tempi più moderni, invece, si è visto come le buone politiche di tutela e la tardiva apertura delle Galapagos al commercio ed al turismo, rispetto a tante altre isole, le abbiano salvaguardate abbastanza da farle sembrare un luogo del passato, ancora incontaminato. La più grande paura delle amministrazioni locali, infatti, è che le loro isole possano fare la stessa fine di molti ex paradisi terrestri attuali.

Oggi ci sono severi controlli in tutti gli aeroporti e i porti per evitare il trasporto di ogni sorta di souvenir (animali, piante, rocce, conchiglie ecc) e l’introduzione (volontaria o accidentale) di specie aliene, compresi i possibili semi incastrati nelle suole delle scarpe. Ma le regole valgono anche per i locali che, ad esempio, non possono avere più di un’auto per nucleo familiare (comprendente 5 persone e figli), fumare all’aperto o utilizzare bottiglie di plastica all’interno delle Riserve. Anny, una delle guide locali che ho conosciuto a Santa Cruz, mi ha parlato della gelosia degli isolani per il proprio territorio, soprattutto verso quelle persone che arrivano e non lo rispettano (toccando gli animali e inquinando). Al contrario di molti cittadini italiani la cui casa ricade nei confini delle aree protette, che vedono l’ente parco come un nemico che impedisce loro di crescere, i residenti delle Galapagos prendono parte attiva alla protezione di questo bene, gioiello del mondo e fonte di guadagno per un turismo gestito con regole ferree. Questo aspetto mi è piaciuto moltissimo perché una comunità consapevole che prende parte alla tutela dell’ambiente, aiutando l’amministrazione locale a far rispettare le regole da tutti, è la chiave per salvare il mondo, isola dell’universo.

Questo articolo è un incoraggiamento a partire per le Galapagos, perché vederle vuol dire comprendere meglio la natura e il suo funzionamento, come in un laboratorio, ma fatelo solo se promettete di viaggiare nel totale rispetto dell’ambiente.

Cratere vulcanico – Galapagos/ © Getty Images/ Mint Images RM

 

Per approfondire:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *