Letteratura di viaggio: i grandi autori da non perdere

Great Ocean Road, Australia

I libri di viaggio hanno un grande beneficio, quello di farci conoscere città, Paesi e continenti lontani attraverso una buona (se non ottima) letteratura.

Nel corso dei secoli abbiamo avuto moltissimi autori che con i loro resoconti ci hanno portato praticamente ovunque. A guidarli nella scrittura la loro passione per il viaggio, la volontà di omaggiare e far conoscere i posti che hanno amato, permettere alle emozioni di trovare il giusto spazio che meritano.

Abbiamo la possibilità di scegliere grandi scrittori che hanno saputo condividere con il pubblico la gioia dell’esplorazione, della scoperta di una parte di mondo così come di sé stessi. Perché alla fine è questo che significa viaggiare. Qui vi consigliamo alcuni autori che reputiamo imperdibili, perché sanno come pochi far viaggiare fra le pagine. Sia autori di romanzi, sia giornalisti stile Luigi Barzini, sempre a caccia di notizie correndo da un continente all’altro per raccontare la storia nell’esatto momento in cui avviene.

Bruce Chatwin – “Le vie dei canti

Scrittore, giornalista, fotografo e viaggiatore inglese, Chatwin è un vero e proprio cult che ha messo al centro delle sue opere il viaggio e il nomadismo. Uno dei suoi libri più noti è “In Patagonia“, noi però ve ne proponiamo un altro meno famoso ma altrettanto interessante soprattutto per la sua ambientazione, l’Australia. Prende il titolo dal pensiero degli aborigeni per cui la loro terra è un labirinto di vie visibili solo ai loro occhi. Da qui, vagano di continuo alla ricerca dei percorsi degli antenati. Chatwin arriva in questo continente con un chiaro obiettivo: “La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”. Ed è così che in un mix di ricerca antropologica, esplorazione e diario di viaggio ci porta alla scoperta di un popolo dalla cultura millenaria, e del suo rapporto con un territorio immenso, selvaggio e spesso inospitale. Un trattato su cosa spinge l’uomo a conoscere, spostarsi e viaggiare.

Karen Blixen – “La mia Africa”

Figlia di una nobile famiglia danese, Karen Blixen si trasferisce in Africa insieme al cugino, nonché fidanzato, un barone con cui si sposa poco dopo. Comprano una piantagione di caffè sugli altipiani vicino a Nairobi, in Kenya. Ama questa terra tanto da restarci anche dopo il divorzio, nel 1925, fino a quando la crisi del caffè non la costringe a tornare in Europa. Qui la Blixen descrive il Continente Nero in tutta la sua infinita bellezza, in tutti i suoi colori. I dettagli e la vividezza dei paesaggi ci permettono di viaggiare con lei. E nelle sue pagine incontriamo anche gli indigeni, così diversi dai bianchi, coraggiosi e dominati dall’amore per il pericolo. Infatti non temono l’ignoto, ma vedono nel destino un amico a cui si affidano da sempre. E quello che colpisce è l’approccio molto rispettoso della Blixen, se si pensa soprattutto all’epoca in cui fu scritto il romanzo: “Gli uomini civilizzati non sanno più cos’è la vera calma, e devono prendere lezioni dal mondo selvaggio, prima che quel mondo li accetti”.

Marco Polo – “Il Milione”

In questa lista non può mancare quello che probabilmente è il capolavoro della letteratura di viaggio. Parliamo del resoconto del viaggio in Oriente di Marco Polo dal 1271 al 1295. In questo periodo serve alla corte di Kublai Khan, fondatore del primo Impero cinese. Per lui ricopre anche la carica di consigliere, e viaggia attraverso l’Asia e non solo. Da queste spedizioni torna con descrizioni minuziose della vita nei territori annessi: luoghi e popolazioni, specie animali, usi e costumi, eventi e personaggi visti con gli occhi di un mercante diventato funzionario. Notizie pratiche ed essenziali, nulla di romanzato ma una cronaca meticolosa, un ritratto storico, geografico e sociologico dell’Oriente medievale. E Marco Polo racconta stupefatto una società evoluta e incredibilmente ricca (ad esempio i palazzi di corte erano iurte rivestite di sontuose pellicce, mentre seta e pietre preziose abbondavano ovunque). Un preziosissimo contributo per conoscere l’Asia di un tempo.

Patrick Leigh Fermor – Trilogia

Fra i più grandi viaggiatori britannici del Novecento, Fermor è famoso per una trilogia dedicata al suo viaggio per l’Europa intrapreso a 18 anni, quando il nazismo gettava le sue prime ombre. Viaggia a piedi partendo dall’Olanda per arrivare all’odierna Istanbul. La lettura non è sempre scorrevole, spesso ci sono descrizioni di carattere storico, culturale e architettonico che possono risultare pesanti. Ma a rendere speciali i volumi sono l’entusiasmo di questo ragazzo che parte da solo lasciandosi alle spalle l’agiatezza, affamato di nuove scoperte, di una nuova vita. Dorme dove capita, ospitato in case aristocratiche così come in fienili e capanne di pastori. La sua filosofia di viaggio (e forse di vita) è ben chiara: “Le stelle erano incredibilmente fitte, a guardare il cielo ti sentivi un miliardario”. I tre libri, che Fermor scrisse molti anni dopo sono “Tempo di regali”, “Fra i boschi e l’acqua” e “The Broken Road”. L’ultimo libro purtroppo non ha fatto in tempo a finirlo.

Palmyra, Siria

Gertrude Bell – “Viaggio in Siria”

Archeologa, politica, scrittrice e spia britannica, Gertrude Bell è una donna dalle mille vite che si ribella al futuro di fanciulla della buona famiglia ottocentesca. È la prima donna a laurearsi all’Università di Oxford, e poco dopo va a Teheran, dove suo zio era stato ambasciatore. Qui scopre l’Oriente, che l’ammalia coi suoi segreti e la vastità del deserto. Da qui non si è più fermata, facendo una carriera diplomatica che la porta a collaborare con Lawrence d’Arabia, prendendo parte alla rivolta araba e a essere considerata “regina – senza corona – dell’Iraq”. Le molte spedizioni le fanno conoscere il territorio nel profondo, e trovano spazio nelle pagine di “Viaggio in Siria“. Ne nasce non solo un reportage di inizio Novecento fondamentale per il giornalismo di viaggio e della politica medio-orientale, ma un diario pieno delle emozioni di una viaggiatrice appassionata. E oggi questo libro è ancora più prezioso, in un momento che vede la Siria trasformata in un cumulo di macerie e dolore.

1- Marco Polo; 2- Gertrude Bell / Grtrude Bell Archive, Newcastle University; 3- Tiziano Terzani-© Granataimages; 4- William Least-Heat Moon / © Paul Andrews; 5- Karen Blixen / © Getty Images; 6- Paolo Rumiz / © AFP – Ulf Andersen – Aurimages; 7- Karen Blixen / © Karen Blixen museum; 8- Bruce Chatwin / © Getty Images; 9- Patrick Leigh Fermor/ © Mark Gerson – National Portrait Gallery; 10- Ryszard Kapuscinski; 11- Luis Sepulveda/ © raiplayradio.it

Tiziano Terzani – “Un indovino mi disse”

“Viaggiare è un’arte, bisogna praticarla con comodo, con passione, con amore. Mi resi conto che, a forza di viaggiare in aereo, quell’arte l’avevo disimparata”. In parte autobiografico, in parte reportage, questo libro racconta l’anno in cui Terzani lavora come corrispondente in Asia spostandosi senza aerei. Molto tempo prima infatti un indovino di Hong Kong lo avvertì che nel 1993 avrebbe potuto morire se avesse volato. La decisione di affidarsi a treni, navi e auto gli permette di guardare il continente da una prospettiva nuova, attraverso quello che oggi chiamiamo “turismo lento”. Giornalista e scrittore innamorato dell’Asia in cui visse per lungo tempo, raccontando alcuni dei momenti di guerra più cupi, Terzani è imperdibile fra gli scrittori italiani di viaggio. “Un indovino mi disse” è probabilmente il primo libro da leggere per approcciare quest’autore di grande cultura e umanità. E pochi come lui sanno cogliere i colori dei posti, i visi della gente, le loro voci, la loro storia.

Ryszard Kapuscinski – “Ebano”

Quando si parla di libri di viaggi, Kapuscinski è un must. Questo giornalista polacco, corrispondente di guerra, per decenni viaggia dall’Asia all’Africa della decolonizzazione, dall’America Latina all’Unione Sovietica. Raccoglie le sue testimonianze in una ventina di libri. Non parliamo solo di grandi reportage, ma di un talento che gli è valso la candidatura al Nobel per la letteratura. “Ebano” è una delle sue opere più note. Nelle pagine brucia l’instancabile passione del cronista, che cattura il Continente Nero lontano dagli stereotipi. Lo sguardo è attento e onesto, empatico ma lucido. Scopriamo l’Africa tra storia, magia e riti. Ma anche i suoi tremendi contrasti, dalla bieca miseria alla bellezza disarmante dei paesaggi. Ma sono le persone che incontra i protagonisti del libro, di cui Kapuscinski cerca l’essenza. Ed è così che ci racconta uno spaccato di Paesi come Etiopia, Nigeria, Ghana, Sudan, Senegal, Eritrea, Ruanda, ognuno con la propria cultura, le proprie credenze e tradizioni.

Luis Sepulveda – “Patagonia Express”

Andiamo ora nell’estremo Sud del mondo con un autore che ha dato moltissimo agli amanti della letteratura. Cileno di nascita e francese d’adozione, esule politico ed ecologista, in una vita dedicata all’impegno politico Sepulveda ha viaggiato per tutta l’America Latina. E fra romanzi e favole indimenticabili, ci ha regalato questo libro di viaggio in Patagonia e nella Terra del Fuoco. Poche pagine tratte dai suoi appunti scritti nel taccuino regalatogli da Bruce Chatwin, ma ricche di emozioni, quelle di chi sa descrivere meravigliosamente ciò che vede e sente. La natura sovrana, personaggi leggendari, riflessioni, incontri speciali. “Poi navigheremo nella notte australe verso la fine del mondo e […] forse il vento mi porterà l’eco dei cavalli, montati da due vecchi gringo che galoppano sul profilo incerto del litorale, in una regione così vasta e colma di avventure che non può essere toccata dalla meschina frontiera che separa la vita dalla morte.”

Harem, Palazzo Topkapi, Turchia

Paolo Rumiz – “Tre uomini in bicicletta”

Giornalista e anche corrispondente di guerra fra l’altro in Jugoslavia e Afghanistan, Rumiz è autore di svariati libri in cui racconta le sue esplorazioni attraverso l’Italia e l’Europa. La sua passione per il viaggio infatti è quasi palpabile. Qui vi consigliamo il resoconto della spedizione con due amici in bicicletta da Trieste a Istanbul. Lui, un vignettista e un professore. Passano “comicamente” il confine con la Slovenia, attraversando le sue foreste e puntando la bussola verso Oriente attraverso i Balcani. Il percorso è al contrario rispetto alle rotte degli immigrati, che dalla Turchia sognano l’Europa. Insieme ai suoi compagni Rumiz vuole conoscere i popoli dell’Est, bulgari, zingari, serbi. Mitteleuropa, il Danubio, l’Islam, Bisanzio. E supera i vari confini con un mezzo semplice, così come lo è il modo di visitare i vari Paesi. Un viaggio di 2.000 chilometri verso il Bosforo, in una delle zone meno gettonate del Vecchio Continente, e per questo fra le più interessanti da scoprire.

William Least Heat-Moon – “Strade Blu”

Per gli amanti del viaggio on the road negli Stati Uniti, abbiamo pensato non all’osannato Kerouac ma a questo autore, che con “Strade Blu” ha conquistato molti lettori. Rimasto senza lavoro e senza compagna, negli anni Settanta cerca di ritrovare l’amore per la vita in un itinerario circolare su un furgone (chiamato Dancing Ghost). Va dalla Columbia attraverso gli USA, andata e ritorno. E lo fa guidando sui percorsi blu delle vecchie cartine automobilistiche, che ai tempi segnavano le strade secondarie. Tre mesi di viaggio lungo oltre 20.000 chilometri. Attraverso le varie tappe l’autore ci fa esplorare un’America diversa dal solito, non quella delle grandi città o delle mete turistiche, ma un’America periferica e rurale che già al tempo stava per scomparire schiacciata dal progresso. E Least Heat-Moon ritrae magistralmente le persone incontrate lungo la strada, le più disparate e stravaganti, ognuna a modo suo protagonista di un momento di passaggio tutt’altro che semplice.

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