Isole Sostenibili
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato delle isole come perfetti laboratori dove testare modelli sostenibili da applicare, poi, al sistema Terra. Esistono già modelli virtuosi ed efficienti? Sì!
Esiste una piccola isola delle Ebridi, in Scozia, che risulta energeticamente autosufficiente da ben 12 anni: si tratta dell’isola di Eigg. La comunità locale decise di investire nel sostenibile, ovvero rifiutando il lungo cavo di connessione con la terraferma per utilizzare solo fonti rinnovabili del territorio. Impianti idroelettrici, turbine eoliche e pannelli fotovoltaici costituiscono il primo sistema elettrico off-grid (non connesso alla rete) al mondo, di proprietà dei residenti. Dal 2008 il motto degli isolani, “we can only use what we make”, è diventato famoso e d’ispirazione. Non sono così poche, infatti, le isole che vantano un sistema energetico sostenibile; dalle più piccole alle più grandi, dalle più sperdute alle più collegate, dalle più povere alle più ricche, esistono lembi di terra energeticamente virtuosi.
Tra il Mar Cinese Meridionale e il Mare di Sulu, al largo dell’isola Palawan, c’è la piccolissima Green Island, sede di ben 2 siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per valore naturalistico. Un territorio di solo 1 Kmq, 375 abitanti e molti vincoli paesaggistici che, grazie ad un sistema ibrido, è rinnovabile al 100%. Gli impianti scelti sono di tre tipi: gassificatore a bioenergie (gusci di noci di cocco), fotovoltaico e turbina eolica verticale; con questi sistemi la comunità locale ha energia sufficiente per soddisfare l’intera domanda e, in più, un costo dei servizi pari alla metà di ciò che prima spendeva in diesel. In quest’isola la compagnia elettrica locale è stata supportata da un’azienda californiana con una piccola concessione economica del dipartimento di aiuti allo sviluppo americano, il Climate Change and Clean Energy.
Il commento più diffuso, a questo punto, è sempre inerente alla mancanza di fondi pubblici (o finanziamenti privati) destinati a rivoluzionare i sistemi di approvvigionamento energetico dei territori, poiché non remunerativi. Ebbene, a dimostrazione del fatto che il gioco, invece, vale la candela, posso farvi diversi esempi in cui a intervenire economicamente è stato addirittura il governo locale, e con finanziamenti a tasso zero. Questo perché, conti alla mano, il risparmio che deriva dall’autosufficienza energetica è valido per tutti, dai cittadini allo stato (compagnie elettriche escluse, ovviamente).
Tra gli esempi più ispiranti c’è Kodiak, l’ottantesima isola più grande del mondo che nel 2008 puntò ad un piano energetico molto ambizioso, ovvero il 95% della produzione proveniente da fonti rinnovabili entro il 2020. Con ben 4 anni di anticipo, invece, l’obiettivo era già stato raggiunto; allo stesso modo, i tempi di rientro dell’investimento sono stati calcolati in soli 9 anni.
Avviciniamoci di più ai nostri territori e parliamo di Tilos, isola dell’Egeo che per prima, in tutto il Mediterraneo, è arrivata a produrre energia elettrica interamente da fonti rinnovabili. Questo risultato lo si deve al progetto europeo Tilos Horizon 2020 – Technology Innovation for the Local Scale, Optimum Integration of Battery Energy Storage – che ha realizzato impianti e moduli di stoccaggio utili a soddisfare tanto la domanda dei 500 residenti, quanto quella dei 3000 turisti estivi. Un bel risultato da mettere sotto il naso di chi dichiara utopica l’autonomia energetica delle isole turistiche.
Potremmo andare avanti con tantissime storie di rimodulazione energetica, ma voglio invece passare alla descrizione di alcuni programmi che portano alla riduzione generalizzata dell’impronta ecologica di un territorio. Parlo di un approccio olistico, che pone l’attenzione su ogni aspetto della vita quotidiana dell’uomo, poiché sono proprio le nostre attività a determinare l’impatto sull’ambiente. Anche in questo caso esiste un’isola modello, Lidö, a nord-est della penisola scandinava, che è stata ribattezzata Zero Island per il suo notevole traguardo: ridurre del 78% le proprie emissioni in un solo anno.
Questo risultato rientra nel più grande programma nazionale Svedese del Journey to Zero Iniziative che mira a riorganizzare le attività umane, mettendo al centro dell’attenzione la questione ambientale. Lo stravolgimento del bilancio energetico locale comincia proprio dai servizi turistici, a dimostrazione del fatto che non serve inquinare per offrire una buona vacanza. Sull’isola di Lidö si può alloggiare nella Zero Cabin e gustare lo Zero Menù dello chef Svensson; diverse tecnologie sono impiegate per l’efficientamento degli edifici, mentre i trasporti elettrici sono garantiti da fonti rinnovabili, così come per i servizi di luce, gas ed acqua. Anche gli scarti dell’Isola sono riutilizzati o riciclati per azzerare lo spreco e rendere onore al concetto di sistema circolare.
Per ridurre l’impatto ambientale delle isole, quindi, non vanno valutate solo azioni mirate a migliorare il settore energetico, ma è necessario pensare a 360 gradi. A Silba, in Croazia, un decreto approvato da tutti gli abitanti ha vietato l’utilizzo delle auto; lo stesso vale per le isole di Kornati, Zlarin e Unije. Gozo, il piccolo fazzoletto di terra accanto Malta, con la sua EcoGozo Strategy ha puntato al turismo sostenibile, spingendo tutti gli operatori del settore ad adottare pratiche e tecnologie green per ridurre l’impronta di carbonio; la stessa isola, inoltre, partecipa al progetto Interreg Med, pilotando un nuovo sistema intelligente di separazione rifiuti da replicare in altre destinazioni del Mediterraneo.
Nelle isole italiane quanti di questi comportamenti virtuosi ritrovate? La loro eventuale assenza da cosa dipende? Si tratta di impossibilità o di mancanza di volontà? Io propendo per quest’ultima, ma senza generalizzare, poiché, finalmente, qualcosa si muove anche da noi.
Un team di esperti di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha evidenziato come l’uso sostenibile di pozzi opportunamente collocati potrebbe soddisfare i bisogni idrici della popolazione di Favignana, andando a ridurre drasticamente il ricorso alle navi cisterna. La totale autonomia idrica delle piccole isole italiane sarebbe inoltre possibile con l’installazione di moderni impianti di dissalazione e depurazione delle acque, a fronte di un risparmio economico, oltre che idrico. Questo è il prossimo passo che compiranno a breve le isole di Vulcano e Lipari, dove finalmente si è risolto un contenzioso che da circa 7 anni bloccava la messa in funzione di opere strategiche.
Tornando al tema energetico, invece, è da citare l’individuazione dell’isola del Giglio come candidato pilota per i Blue Energy Lab del progetto internazionale di ricerca MAESTRALE, coordinato dall’Università di Siena e cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale dell’Unione Europea, nell’ambito del programma Interreg MED. Questi studi mirano ad ampliare le nostre conoscenze sul potenziale delle fonti di energia marina derivanti dal moto ondoso, dalle maree, dalle correnti e dai gradienti di salinità e temperatura, insieme con l’impiego dell’eolico off-shore e all’utilizzo delle biomasse acquatiche.
Un’altra buona notizia è arrivata quest’anno con il finanziamento, da parte del ministero dell’Ambiente, di 4 progetti su Lipari, Filicudi, Alicudi e Vulcano, nell’ambito del bando “Interventi di efficienza energetica, mobilità sostenibile e adattamento agli impatti ai cambiamenti climatici nelle isole minori”. Questi progetti, molto diversificati tra loro, sono:
- MEGALITERA – “Mobilità Elettrica per lo spostamento Giornaliero A Lipari e Interventi Tecnici di Efficientamento della Rete idrica Attuale”
- ADELFI – “Abbinare recupero di sentieri e tutela della flora sull’Isola di Filicudi”
- ELPIDA – “Elevare il livello di protezione ambientale dell’Isola di Alicudi”
- THERASIA – “Tutela e gestione delle Risorse idriche e Ammodernamento dei sistemi di approvvigionamento sull’Isola di Vulcano”
In assoluto, quali iniziative vi sono piaciute di più? Pensate sia possibile implementare i programmi di sostenibilità sulle isole minori? Come possiamo fare? Credo che parlare tanto di un problema, mettendolo al centro dell’attenzione pubblica, porti inevitabilmente alla sua analisi e, dietro opportuna pressione dei cittadini, ad una sua risoluzione. La dimostrazione di ciò viene dalla nuova consapevolezza sulla tematica dell’inquinamento da plastica; tra le ultime iniziative vi è infatti l’abolizione totale di questo materiale dal commercio di alcune isole minori. Le Tremiti, Lampedusa, Linosa, Capri, Ischia e l’Elba, se non forse anche altre, sono all’attuale dichiarate plastic free.
Anche se lo spazio è finito, e anche se è un argomento già trattato, ci tengo a riproporvi al volo una tecnologia relativamente nuova che potrebbe abbattere l’impatto ambientale del trasporto marittimo: le solar sails bio-ispirate alle libellule!
Per chi volesse restare aggiornato sulle novità e, magari, proporre qualche idea nei comuni delle isole dove va in vacanza, vi consiglio due portali molto interessanti: https://euislands.eu/cookie-required e https://www.isolesostenibili.it/ .
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